Capitolo Quattordicesimo

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Ettore e Paride avevano pensato di provare a risolvere la situazione tra lui e Menelao da soli, così Priamo aveva mandato un messagero al re di Micene e lui si era detto felice di accettare.
Le compaggini si riunirono tutte fuori dalla città e i troiani osservavano lo spettacolo dalle mura alte e fino a
quel momento invalicabili di Troia.
Paride e Menelao si avvicinarono e per due secondi parlarono, la tensione era palpabile, Priamo aveva parecchia paura per il secondogenito. Sapeva che la spada era il punto debole di Paride. Fin da bambino, quando aveva iniziato ad allenarlo, Paride non dimostrava alcuna abilità come spadaccino. Ci aveva perso tempo, ma lui non riusciva a capire ne la tecnica e ne lo stile. Il re troiano sapeva poi che Menelao invece era abilissimo con quell’arma perciò aveva ancora più terrore per lui. Riusciva a vedere Ettore dalla sua postazione e dall’espressione del primogenito aveva capito che anche lui aveva paura per il fratello.
Ettore era parecchio preoccupato perciò si teneva pronto ad intervenire.
Paride e Menelao iniziarono a combattere, da subito si notava la differenza fra i due combattenti. Menelao aveva da subito evidenziato la sua abilità come spadaccino e Paride aveva evidenziato quanto fosse debole a maneggiare la stessa arma. Menelao si vedeva che aveva la meglio lontano dieci mila metri e Paride dovette rialzarsi diverse volte. Elena iniziava ad avere paura per l’incolumità del ragazzo, ma anche per quella del marito, iniziava a pentirsi di aver agito in quel modo. Paride era un bambino, non poteva stare con lui.
Cosa l’avrebbe aspettata in futuro? Se Troia avesse perso cosa le sarebbe successo? Si sentiva in colpa per tutti in quel momento. Per Criseide che ancora non si era ripresa dalle brutalità causatele dalla mostruosità del cognato. Per Briseide che non si sapeva cosa le fosse successo. Per Ettore e Andromaca che non si potevano godere perché lui era troppo impegnato. Per tutti i cittadini di Troia che stavano passando un altro bruttissimo periodo dopo tanti anni di conflitti. Per i genitori di tutti i ragazzi morti in battaglia. Per tutte le persone morte al tempio il primo giorno. Era affezionata a Paride, ma preferiva tornare a casa. Sperava che così finisse tutto.

Achille con Èudoro osservavano la scena dall’alto, il pelide vide chiaramente Agamennone guardarlo, si era accorto di lui e a lui non interessava. “ Secondo me poteva approfittarne per andare a riprendere la ragazza, non c’è nessuno. È sola. “ disse Èudoro, Achille restando concentrato sulla testa di Agamennone, immaginando a come gli sarebbe piaciuto vederla saltare in aria, rispose: “ Perché non sarebbe sicuro. Perché quel vecchio bastardo bavoso potrebbe tornare a riprendersela e a metterle quelle mani schifose addosso. Non voglio correre rischi. Ma Èudoro, credimi, me la restituirà presto. Prestissimo. La perderanno la guerra, altrimenti. E lui lo sa. “

I combattenti intanto andavano avanti a scontrarsi, Menelao aveva tirato qualche calcio nel sedere del secondogenito di Priamo ridendo e pensando che Elena lo aveva lasciato per un bel pesce lesso. Paride quasi voleva ritirarsi ma non poteva farlo così strinse i denti e continuò a combattere. Ettore stava all’erta mentre Piamo tra lo stupore generale si ritirò sentenziando che preferiva non vedere un figlio morire stupidamente.
Dopo quindi aver combattuto non proprio ad armi pari, Paride si ferì gravemente e Menelao stava quasi per infliggergli il colpo di grazia quando Ettore si mise in mezzo e lo disarmò. “ È ingiusto. “ urlò Menelao seguito
da urla di ovazione “ È disonesto “ urlò nuovamente e di nuovo urla di ovazione “ Ci stavamo battendo io e il tuo fratellino, se è debole non è colpa mia. Così vanno i duelli. “
“ Quello a comportarsi in modo disonesto sei stato tu, re di Micene. Cercare di colpire alle spalle. È disonesto ed ingiusto. Ti consiglio di ritirarti e semmai riprenderemo in un altro momento. “ ribatte calmo il condottiero troiano, ma i greci non erano per niente d’accordo e Agamennone diede il via alle truppe.
La battaglia proseguì per l’intera giornata, Paride nel frattempo fu riportato all’interno di Troia ed Ettore invece rimase sul campo di battaglia fino alla fine.
Elena allora approfittandone un po’ lo curò, gli parlò ed infine lo salutò. Il ragazzo ci stette parecchio male,
non pensava che la donna potesse essere così volubile. Era stato uno stupido e aveva parecchia paura di tutto ciò che avrebbero potuto dire gli altri.
Non credeva però molto alla storia che se lei si fosse riconsegnata al marito legittimo tutto sarebbe finito. La realtà era che si era resa conto che a Troia sarebbe stata sempre seconda a qualcuno. Ed evidentemente a lei
non andava affatto bene.

Elena si diresse direttamente al campo greco, dove tutti si stavano leccando le ferite, chiunque la vide sollevò lo sguardo e la fissò a lungo, lei si diresse direttamente alla tenda di Agamennone e Menelao consegnandosi. Quando gli uomini la videro lei disse: “ Sono stata una stupida; un’ illusa, ho giocato come sempre e sono andata oltre. Tutto questo è colpa mia. Mi sto consegnando, ritorno indietro a casa. Ma ora smettetela. Quella gente sta patendo le pene dell’inferno per colpa mia. Tutto finito. Ritiriamoci tutti e cerchiamo di ricominciare da capo. “, loro risero, Menelao la strinse e disse che era felice di farla contenta, alla fine lui aveva ottenuto ciò che voleva, mentre Agamennone sostenne di preferire nonostante tutto quella situazione.
Menelao fece i bagagli insieme alle sue truppe, prese sua moglie e andò via. Ma prima di andare diede dei
consigli al fratello. “ Ascoltami, non vincerai mai questa guerra senza di lui, lo sai anche tu. Oggi ne è stata la
prova ancora più tangibile. Butta l’ascia di guerra Agamennone, Achille non si abbasserà mai alla tua autorità, per lui tu non lo sei. Non ti riconosce come tale. Quel dannato mirmidone accetta solo la sua di autorità. Non lo controllerai mai. Restituiscigli la ragazza, tornerà a combattere. Tornerà e tu tornerai a vincere con
lui. Tornerà e farà le cose di testa sua, ma quando faceva lui le cose di testa sua i troiani perdevano e perdevano, perciò se vuoi vincere Troia, se la vuoi, butta via l’orgoglio. Che ti serve quella ragazza? è inutile. Tornagliela e lui ti porterà alla vittoria, Agamennone. Lo farà. “ e prendendo sua moglie sotto braccio andò via.
Il re spartano non ci dormì per l’intera notte. Le parole del fratello gli risuonavano nelle orecchie come se
fossero state dette due secondi prima. Erano indelebili.
Ma Menelao nella sua ottusità aveva ragione: senza di lui non avrebbe mai vinto... e la cosa da fare era solo
una!

Angolo autrice
Chissà cosa sarà quest'unica cosa da fare! ❤😘🙊

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora