La mattina seguente quando tutti i soldati si radunarono per vedere se il loro comandante aveva degli ordini
da impartire lo trovarono tutto pronto e sistemato in piedi davanti la tenda. Ad Èudoro sembrò abbastanza strana come cosa, sapeva che Achille aveva deciso di allontanarsi qualche giorno, ma con lui tutto poteva
essere possibile.
Il principe dei Mirmidoni non disse molto, anzi non disse totalmente niente, alzò solo la spada e tutti lo seguirono in silenzio.Lungo il percorso che lo portava alle mure di Troia si sentiva teso e agitato, si sentiva pronto e sperava che non succedesse nulla di male, che andasse tutto bene e che si sbrigassero in fretta, in modo che con un po’ di
fortuna il cugino non si sarebbe accorto di nulla.
Tutte le compagini erano riunite sotto le mura della città nemica e iniziarono subito a combattere. Patroclo se la stava cavando superbamente. Senza il cugino affianco sembrava molto più agile, sicuro di sè e capace. Nessuno si era accorto che era lui ad indossare l’armatura del pie veloce, Ulisse gli sorrise incoraggiante senza notare alcuna differenza eppure lui Achille lo conosceva bene, e quando combatteva era perfino bravo quasi quanto lui. Una parte di lui desiderava che Achille lo vedesse in quel momento.
Tirava avanti e la spada del cugino nelle sue mani si muoveva quasi ritmicamente, sferzava l’aria a suon di ferro e fece esattamente ciò che faceva nelle mani di Achille. Patroclo avanzava quindi naturalmente e alla fine raggiunse il principe Ettore, lo riconobbe dall’elmo.
I due iniziarono a combattere, Patroclo doveva riconoscere che il principe troiano era parecchio abile nel maneggiare la spada, ma lui non si abbatteva. Certo alle volte sembrava che Ettore avesse la meglio, ma lui si
sapeva riprendere. Tutti si erano fermati a guardare. Èudoro e Ulisse erano in prima fila entrambi a guardare i due combattere. Si ci potrebbe azzardare a dire che tutti guardavano entusiasti la scena come dei bambini.
Patroclo con l’armatura del pelide sembrava essere proprio lui. Nessuno se ne era accorto che quel ragazzo
che stava combattendo non era Achille. Nemmeno Ettore.
Il principe di Troia sapeva che prima o poi si sarebbe dovuto affrontare con il capo dei Mirmidoni e anche se la cosa era successa senza alcun preavviso si fece trovare subito pronto. Rispondeva perciò ai colpi del nemico con prontezza e velocità, ma la cosa gli sembrava strana. Il pelide, che era da tutti conosciuto come un guerriero dalle capacità strabilianti, sembrava un pochettino affaticato. E non lo notò solo lui.
Ulisse che si era avvicinato ad Èudoro sottovoce chiese: “Ma cosa ha il tuo signore? Sembra già molto affaticato. Non l’ho mai visto così. “, l’uomo lo guardò ad occhi spalancati e rispose: “Non lo so. Non l’ho mai visto nemmeno io così. “; Ettore in primis si aspettava di dover faticare di più, Patroclo non era abituato a reggere
quei ritmi e perciò si stancò quasi subito, tuttavia non si arrendeva. Purtroppo però in quelle occasioni la buona volontà non bastava del tutto.
Come chiunque tra i presenti poteva vedere il greco iniziava a perdere agilità e destrezza, quasi come se fosse distratto, Ettore incredulo ovviamente ne approfittava e in men che non si dica riuscì a sovrastare il nemico.
<< Achille >> sembrava doversi solo difendere tanto il principe troiano aveva preso possesso della scena.
Intorno tutti guardavano increduli e stupiti, compreso i troiani che in pochi giorni avevano avuto dimostrazione della forza distruttiva del principe di Ftia, Ulisse non riusciva a credere ai suoi occhi e la compagine di Mirmidoni ancora di più. Èudoro non riusciva a credere che quell’uomo che in quel momento non poteva far altro che cercare di difendersi, fosse proprio l’uomo che li aveva sempre portati alla vittoria, Aiace, uno dei primi ufficiali spartani, era totalmente esterrefatto. Aveva sempre ammirato Achille, era un combattente fenomenale e non riusciva a capire cosa gli prendesse.
La spiaggia era stracolma di uomini, dalle mura di Troia Priamo riusciva a vedere uno stralcio della battaglia,
ma senza riuscire a distinguere particolarmente bene i protagonisti.
Il sole iniziava ad alzarsi di più e Patroclo iniziava a non riuscire più a reagire, le braccia gli dolevano, la testa gli faceva male e il caldo che sentiva sotto l’armatura pesante del cugino quasi lo faceva svenire. < Ma come fa Achille e portarsi questa cosa addosso? > si chiese parando l’ennesimo colpo. Cercava di mantenere l’equilibrio più che poteva, era importante che lo facesse, quando si allenava con Achille gli veniva
ripetuta sempre la stessa cosa, se non lo avesse fatto era probabile che il nemico ne avrebbe approfittato.
Ma ovviamente quello non era un allenamento con il cugino, era un combattimento vero, e sebbene non stesse proseguendo bene, o almeno non come era cominciato, Patroclo doveva avere la maturità di agire anche secondo la sua testa. E ora capiva cosa voleva dire Achille quando gli diceva che mentalmente doveva essere sempre lucido.
Sebbene << Achille >> sembrava stesse facendo fatica, il principe di Troia stava facendo altrettanta fatica a
batterlo, nonostante l’affanno e l’affaticamento del mirmidone. Tuttavia, forse per volontà degli dei, la sabbia giocò a suo favore.
Il greco infatti, ormai allo stremo delle sue forze, dopo aver visto le facce dei mirmidoni sconvolte e veramente stupite, inciampò su un masso di sabbia sollevato dai piedi dei soldati e sollevò la testa proprio nel momento in cui il legittimo erede al trono di Troia girò la spada alla cieca colpendolo proprio al collo.
Il pubblico rabbrividì, primi fra tutti i greci che non potevano immaginare possibile una cosa del genere. Ma
anche i troiani, compreso Ettore, stettero in silenzio per un po’ di secondi prima di lanciare grida di gioia.
Ulisse e Èudoro fecero entrambi un passo avanti increduli e veramente spaventati.Ettore che era sempre stato un uomo corretto e d’onore si abbassò sulla vittima che stava lamentandosi per il forte dolore e la forte sofferenza togliendogli l’elmo e dal pubblico si levò un enorme “ Oh! “, tutti si resero conto che quello che aveva combattuto fino a quel momento non era Achille, ma un ragazzino che conoscevano solo i mirmidoni ed Ulisse che guardò Èudoro terrorizzato e qualcuno tra i ragazzi iniziò a chiedersi: “ E ora chi glielo dirà? “, il principe di Troia guardò con tanto d’occhi il ragazzo a cui aveva appena trafitto la gola e chiese: “ Chi è questo ragazzo? “, nessuno gli rispondeva erano tutti terrorizzati e lui si rese conto di aver stroncato la vita di un ragazzo totalmente innocente. Decise così di farlo smettere di soffrire una volta per tutte e successivamente rivolgendosi a Ulisse concesse la tregua non solo momentanea ma anche di qualche giorno per poter svolgere degnamente i funerali di quel ragazzo.
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" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"
Roman d'amourRivisitazione del film colossal Troy e della storia narrata da Omero nell'Iliade. Se siete curiosi leggete! ❤✌👍😘