Prologo

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Ella


Aveva paura.

Sentiva la battaglia farsi sempre più cruenta al piano di sopra.

I  mannari o bestie come li chiamavano i suoi carcerieri, erano arrivati nel pomeriggio senza che nessuno se lo aspettasse, silenziosi come i predatori che erano avevano circondato la loro preda e l'avevano assalita.

Poteva sentire i ringhi di quegli animali ritenuti crudeli, poteva sentire gli spari, il rumore delle lame affilate dei cacciatori che si scontravano e uccidevano.

Sospiro pesantemente sentendo le lacrime salirle.

Non sapeva chi avrebbe vinto.
E non sapeva in cosa era meglio sperare.

Se avessero vinto i cacciatori tutto sarebbe restato normale, ma se avessero vinto le bestie?
Cosa sarebbe successo?

Sarebbe stata anche là, nel loro regno una prigioniera, oppure sarebbe diventata una schiava?

Magari l'avrebbero costretta a...

Scosse la testa violentemente,non potendo impedire ad alcune lacrime di cadere inesorabili sulle sue guance.

Si rannicchiò contro il muro, portandosi le braccia attorno alle gambe, chiudendosi a riccio.

Ringraziò il fatto che si potesse accedere alle celle tramite una piccola porta, e quindi gli altri prigionieri non potevano vedere quel suo momento di debolezza.

Sentì lo scontro farsi sempre più cruento: i ringhi aumentarono a dismisura, i colpi di fucile si fecero sempre più assordanti.

Ella si portò le mani alle orecchie.
Quel casino la stava stordendo.

Poi all'improvviso il rumore cessò, di colpo.

Lentamente staccò i palmi delle sue mani dalle orecchie, rendendosi conto che si, effettivamente la battaglia era finita.

Restava solamente da capire chi aveva vinto.

Ma la risposta le giunse l'attimo successivo.

Si sentirono degli ululati, una marea di ululati.

Le bestie avevano vinto.

Una parte di Ella era contenta di ciò, ma l'altra cominciava a tremare spaventata.

Si diceva che le bestie, i mannari o i nostri come li aveva sentiti spesso essere nominati, fossero bestie, appunto, mostruose nate per uccidere.

Ella non sapeva se quella era la verità, o se era solamente una favola narrata dai genitori per spaventare i bambini.

Ora si chiedeva se ne valeva davvero la pena scoprirlo.

Un rumore strano catturò la sua attenzione, sembrava il cigolio di una porta, ed era estremamente vicino.

Si rannicchiò ancora di più contro il muro, nella parte di ombra creata dalla fiaccola accesa, per quanto le catene attaccate alle sue caviglie le permettessero.

Poteva sentire dei passi farsi largo in quei corridoi silenziosi, e Ella riprese a tremare più forte di prima.

Sentì le porte delle altre celle venire aperte, o meglio buttate giù visto il rumore che provocarono.

Sussultò leggermente.

Potè sentire le urla felici degli altri prigionieri mentre venivano liberati, le loro risate, i loro pianti di gioia.

Nessuno aveva ancora aperto la porta della sua cella.

E lei non sapeva se era un bene o no.

La sua cella era più isolata rispetto alle altre, e la sua porta più nascosta.

Le voci si fecero sempre più lontane, ed Ella cominciò a pensare che l'avrebbero realmente lasciata lì.

Voleva urlare, dire a tutti che c'era anche lei, ma quando aprì la bocca per farlo le uscì solamente un singhiozzo strozzato.

In quel momento incomiciò a piangere, pianse talmente tanto che le venne il mal di testa, ma non se ne curò, cercò invece di soffocare i singhiozzi contro il braccio.

Un rumore di passi la distrasse dal suo pianto.

I passi sembravano tornare indietro.

Sembravano avvicinarsi progressivamente alla sua cella, con maggiore velocità, quasi come se quel qualcuno che era venuto per lei stesse correndo.

Sentì quei passi fermarsi davanti alla sua porta.

Ella tremò di aspettativa.

Non riusciva a parlare e non poteva certamente muoversi a causa delle catene, inoltre non sapeva se aveva la forza necessaria ad alzarsi in piedi, erano giorni che non mangiava.

Non ci fu bisogno di fare niente però.

La porta della sua cella venne scardinata con un colpo secco, andando a sbattere violentemente contro il muro opposto, facendo alzare un po' di polvere.

Ella tossì non potendo impedirselo, mentre sentiva l'energia abbandonare sempre di più il suo corpo.

In un gesto istintivo alzò lo sguardo verso il suo salvatore, cercando di rivolgergli un sorriso di ringraziamento che però doveva apparire come una smorfia dolorosa.

Fece appena in tempo ad incontrare i suoi occhi che il mannaro ringhiò.

E quello per Ella fu il colpo di grazia.

Tra lo stress accumulato, la paura e il digiuno, perse definitivamente i sensi.

La sua testa però non toccò mai il pavimento, anche se lei si ricordava il contrario, poichè due forti braccia erano arrivate in tempo per sostenerla.

E anche se Ella ormai priva di sensi non potè sentire quelle tre lettere che il mannaro pronunciò, dentro di sé sapeva che la sua vita era ormai cambiata per sempre.

-Mia-

Angolo Autrice

Eccomi qua ragazzi, sono ufficialmente tornata!!
Spero di esservi mancata almeno un po' perché voi mi siete mancati un casino.
che dire? ricominciamo una nuova avventura!
per questo libro intendo fare dei capitoli più corti, in modo da aggiornare rapidamente, voi che dite? preferite dei capitoli più lunghi e aggiornamenti più lenti o capitoli più corti?
Ci tengo a precisare che non so se questa settimana pubblicherò anche il primo capitolo visto che sono sommersa da mille impegni.
un ultima cosa secondo voi che lingua dovrei usare questa volta per i capitoli??
Ci tengo a ribadire il fatto che io non ho giorni precisi in cui pubblico.
Appena finisco un capitolo lo correggo e lo pubblico.
Cercherò comunque di pubblicare uno o più capitoli a settimana, come è avvenuto per l'altro libro.

Baci 💋💋

Mony

𝑶𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒅𝒊 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒆𝒔𝒕𝒂 ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora