Tutto inutile pensai immergendo le mani nelle tasche della felpa Non è servito a niente andare da lui, è stata una perdita di tempo e gli umani della dimensione B potrebbero già essere tutti morti...
Erano passati due giorni da quando Tony Stark ci aveva congedato, dicendo che non voleva avere niente a che fare con questa storia.
Ci aveva ficcato dentro il primo bus per New York City e entro qualche ora io, Alex e Logan ci eravamo ritrovati davanti alla mia scuola, appena scesi dall'autobus.
Era ormai sera e un vento freddo fischiava tra i grattacieli, le cui luci si stavano accendendo.
Non avevamo parlato per tutto il viaggio, seduti su uno scomodo sedile di plastica e, una volta a destinazione, ci eravamo guardati, spaesati.
Alla fine Alex aveva portato a casa propria Logan: avevano una stanza per gli ospiti che nessuno usava mai e i suoi genitori non avrebbero fiatato sentendo la scusa di un vecchio amico di Tony, desideroso di visitare la città.
Io ero tornato a casa, con lo zaino pieno del mio costume sulle spalle e la sensazione di aver fallito nel cuore.
Avevo camminato piano, fissando il marciapiede, accigliato, e ignorando le persone ancora in strada per una passeggiata serale.
A casa avevo detto a zia May di essere stato fuori con Ned, per poi chiudermi in camera... e in me stesso.
La notte i miei sogni erano popolati dalla voce del Professore, che mi incitava a non mollare e mostrandomi immagini di persone morte per strada, gente innocente, che non meritava quel fato. La voce continuava a parlare, urlando che potevo fermare tutto questo, che, se solo avessi voluto, avrei potuto fare qualcosa.
All'ennesima scena di un bambino gemente mentre moriva, mi svegliavo di scatto con le lacrime che mi rigavano le guance e la voglia di urlare che mi rimbalzava nel petto.
Ciò per due notti di fila, due notti cariche di incubi e paura e sofferenza... notti insonni piene di pianto.
Sabato non ebbi il coraggio neanche di guardare il mio costume e lo chiusi dentro un cassetto, tentando di recuperare me stesso, che sembrava essermi scivolato via.
Domenica finalmente uscii di casa.
Era tardo pomeriggio e le strade di New York City erano stracolme di turisti.
Feci un respiro profondo per poi provare a sorridere, ma le labbra ricaddero su loro stesse nell'espressione disperata e stanca che non mi aveva lasciato andare per tutto il weekend.
Non avevo più sentito Alex. Mi aveva assicurato che sarebbe ritornata a scuola lunedì e che avremmo deciso che fare, ma fino ad allora non avrei potuto ottenere le risposte che cercavo circa il prossimo futuro...
-Scusa- disse un uomo andandomi a sbattere addosso.
-Niente- dissi alzando lo sguardo su di lui.
Battei le palpebre. Il suo volto... aveva un'aria stranamente familiare. Dove l'avevo già visto?
Il tipo sorrise, poi riprese per la sua strada.
Lo guardai allontanarsi per un attimo, poi scossi la testa e gli corsi dietro.
*
-Peter Parker?- disse il tipo -No, mai sentito.
-Ah...- farfugliai -Scusi, pensavo di averla già vista da qualche parte.
Mi sorrise.
-Tranquillo, ragazzo, è normale confondersi.
-No, ma...- mi morsi un labbro -Avevo visto la sua faccia, ma... in un altro modo, non so se mi spiego.
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Spider-Man: Random Story
FanfictionPeter Parker? Sì, lo conosco. Un ragazzo normale se non si considera l'identità segreta e i poteri da ragno che un comune essere umano di solito non possiede. Era riapparso da poco, dopo essere stato Blippato da un Titano Pazzo piuttosto scemo, e de...