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"Perché desideri tanto ricordarla?" Matteo accanto a me, non capiva il motivo di quella mia decisione, era confuso, per lui era "inutile", o meglio, sapeva che le voci nel mio cervello mi distruggevano e la mia decisione comportava anche la loro presenza. Ed allora... Perché andare contro il suicidio?

Perché si, quelle voci, mi distruggevano non solo mentalmente, ma anche fisicamente, riducendomi al correre per ore, per poi ritrovarmi svenuta al solito posto, lo stesso posto in cui mia madre venne ricoverata anni prima della mia nascita, lo stesso posto che ormai era stato abbandonato.

"Perché devo" risposi semplicemente, confondendolo ancora di più "Ma passiamo ad altro, non voglio parlare di questo" dissi infastidita, da quando ero tornata a Milano, tutti non facevano altro che domandarmi il perché.

Come se avessero qualcosa da nascondere, ma cosa?

-Ti cerca- al suono di quelle parole mi girai di colpo, come se oltre me e Matteo ci fosse qualcun'altro, ma lì, in quel parchetto, non c'era assolutamente nessuno, se non noi due.

"Tutto bene" chiese Matteo preoccupato "Sì tranquillo" risposi titubante, che cosa mi stava accadendo? Stavo diventando pazza?

-Già lo sei!- urlò qualcuno facendo accompagnare le proprie parole da un rumore sordo, ed autonomamente tappai le orecchie, ormai, sanguinanti.

"Martina!" la voce di Matteo mi riportò alla realtà "Martina cazzo, non svenire"mi tirò qualche schiaffo sul viso cercando di farmi riprendere "Smettila" sussurai, facendogli capire che mi stavo riprendendo.

"Che cazzo ti è successo?" chiese preoccupato "Stai bene? Vuoi che ti porti in ospedale?" continuò "No! Sto bene" dissi osservando le mie mani, piene di sangue, che cos'era? O meglio chi era?

"Sicura?" chiese ancora "Sì... Voglio solo tornare a casa" sospirai, dovevo assolutamente sapere che cosa mi prendeva, Fabio deve avere la risposta.

E se non c'è l'aveva? Significava che davvero ero pazza?

"Tu... Tu le hai sentite?" chiesi durante il tragitto, dal parchetto alla Mercedes di Matteo. "Sentite cosa o chi?" chiese confuso, guardandomi come se fossi pazza.

Inizialmente rimasi confusa, non mi era mai capitato di riuscire a capire cosa mi dicessero le voci nel mio cervello, eppure, quella volta le compresi.

Poi capii: ero pazza.

Lo ero sempre stata...




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