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Era passato un mese. Un mese. Quante cose erano cambiate? Beh tante, come la definita fine della relazione con Diego, quella volta però, fù una mia decisione, come l'essere andata via da Milano, via da tutto e tutti.

Ero in Messico, si esattamente, ero ritornata nello stesso posto che mi aveva insegnato a stare in strada, lo stesso posto che mi aveva dato tutto e mi aveva tolto tutto. Ero ripartita da zero, nuovamente. Eppure non stavo bene, non era casa mia quella, non era il mio posto, ma continuavo ad insistere nel volerci rimanere, seppur odiassi stare lì, da "sola". "Allora? Che si fa oggi?"entrò in camera Alessandro, mentre tirava su una canna "Non lo so" rispose Ciro girando il volto verso di me, guardandomi perplesso "Non guardare me, devo andare a spacciare, se non porto i soldi anche questa sera Aquila mi ammazza" sbuffai seguita dagli altri due, che, di comune accordo, decisero di farmi compagnia.

Quella sera era una delle tante, al solito parchetto che frequentavo da bambina, dove avevo dato il peggio di me, ma sapevo che se solo avessi voluto avrei dato peggio di quel che potevo. "Quanto ancora dobbiamo rimanere qui?" chiese il biondo di fianco a me, rubandomi la bottiglia di vodka che avevamo acquistato poco prima assieme ad un paio di birre. "Ciro che cazzo stai zitto e bevi, mi urti quando sono in fattanza" rispose Alessandro, steso sul muretto dietro di noi "Chiudetevi queste cazzo di bocche, non fate altro che lamentarvi, cristo dio, dormite e non cagate il cazzo a me." sputai piena di odio, non sapevano stare zitti e questa cosa mi urtava, mancava solo l'ultimo cliente e poi saremmo potuti andare in una delle qualsiasi discoteche nei dintorni.

"Ecco lì l'ultimo cliente, copritevi" richiamai l'attenzione. "10 grammi" sputó il tipo davanti a me incappucciato "Avevi detto 5 grammi, fra, non diciamo cazzate" borbottai iniziando a scaldarmi, odiavo quando mi dicevano stronzate "No, non hai capito, ho detto 10 grammi" sbottò chiudendo le mani in due pugni "Stammi a sentire, queste minchiate con me non attaccano quindi o ti fai andare bene questi fottiti 5 grammi o te ne vai a fanculo da un'altra parte." dalla mia voce non traspariva altro che odio, odio ed ancora odio. Era l'unico sentimento che provavo. Un odio che però non riuscivo a riversare più su di me, ma mi sfogavo sugli altri, come se fosse colpa loro se mio padre biologico aveva ucciso mia madre ed aveva provato a far morire me. Come fossero stati loro e non lui a tagliarmi la lingua per farmi tacere per sempre. Eppure non era riuscito nel suo intento, così come quelle voci, che mi avevano torturato a lungo per poi lasciarmi libera di quel grande peso che mi procuravano.

Il ragazzo davanti a me si tolse il cappuccio mostrando il volto di Aquila, il che mi face indietreggiare. Che cazzo ci faceva lì? "Mi fate preoccupare per niente, pensavo stessi avendo problemi a spacciare e per questo quei due sono venuti con te. Teste di cazzo, se la sa cavare benissimo da sola" ulrò l'ultima frase girandosi verso di due alle mie spalle che erano sull'attenti. "Scusaci, ma ci annoiavamo da soli" urlò di rimando Alessandro con molta fatica a tenere gli occhi aperti "Ciro portalo a casa, le faccio compagnia io per l'ultimo cliente" ordinò il riccio davanti a me al biondo che sbuffò sonoramente, annoiato dal doversi subire, per tutto il tragitto fino alla nostra base, Alessandro parlare di cose che non centravano nulla l'una con l'altra.

"Che hai?" chiese senza emozioni il riccio accendendo una sigaretta e passarmela dopo un paio di tiri "Niente, che vuoi che abbia?" sbuffai il fumo guardando attentamente l'ambiente circostante, "Non prendermi per il culo" ringhiò Aquila, se c'era una cosa che lo urtava erano le mie bugie, per lui ero molto importante, così come lo era lui per me.

Lo conobbi proprio in questo parchetto, ai tempi era abbastanza frequentato per gli incontri clandestini, io ci andavo perché avevo sempre amato il pugilato, e poi perché... Ne facevo parte anche io, ed è stato proprio per quello che avevo iniziato a fare uso di sostanze pericolose come la cocaina e l'eroina, con la sola differenza che io, essenzialmente, non ne ero dipendente, odiavo quella merda, ma se volevo guadagnare dei soldi per sopravvivere almeno un po', mi toccava prendere quelle sostanze, senza se e senza ma. Fortuna conobbi Aquila. Mi levò da quella merda e me ne portò in un'alta, solo che lì comandava lui, e pur di proteggermi evitava qualsiasi tipo di droga in quel pentagono, che ormai è andato distrutto, tutto perché Fabio venne a prendermi. Senza i miei incontri il pentagono era andato a pezzi, non cerano più soldi per portare avanti l'attività. Aquila fu costretto a ritornare a spacciare in quel parchetto, e poco a poco ritorno a splendere un po'.

"Pensavo al fatto che se Fabio non mi avesse portata in Italia, tutto questo non ti sarebbe accaduto. Il pentagono sarebbe ancora vivo" alzai le spalle con indifferenza, quell'indifferenza che mi aveva distrutta, che continuava a farmi male, a toccare i miei punti deboli senza lasciarmi pace, quell'indifferenza che aveva distrutto la mia vita, i miei rapporti, le mie amicizie, i miei fratelli e mia madre. "Martina cazzo non dire cazzate, tu non dovresti neanche essere qui, e mi chiedo per quale cazzo di motivo ho accettato che ti tornassi a spacciare per conto mio" sbottò incazzato "Perché ti ricordo lui" risposi sentendo gli occhi pizzicare, la rabbia scorrere veloce nel mio corpo mandando impulsi al mio cervello, ormai in tilt. Il riccio accanto a me stette zitto per alcuni istanti, per poi circondare il mio corpo con le sue braccia muscolose e piene di tatuaggi "Si hai ragione, ma ti prego non fare più cazzate, non abbandonarmi di nuovo" sospirò stringendomi a sé, lasciandomi senza fiato. Cazzo Aquila, quello non me lo dovevi dire. I sensi di colpa mi presero in pieno, colpendimi dolorosamente.

Che cazzo avevo combinato?

Ebbene sì, la storia sta storia si stravolge completamente :). Attente ai dettagli.

Dove sei?/MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora