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ATTENZIONE: QUETSO CAPITOLO È SCONSIGLIATO AI FACILMENTE IMPRESSIONABLI, NONOSTANTE SIA UN CAPITOLO MOLTO IMPORTANTE.















"Io sapevo la verità, non è così?" chiesi a Fabio, che mi guardava in modo strano. Ero entrata come una furia in quella piccola, ma accogliente, casa. "Non so di cosa tu stia parlando" disse confuso, come se non sapesse. Ma lui sapeva bene. Sapeva bene che cosa avevo.

"Io le sento! Mi dicono tutto! Sono arrivate anche ad avvertirmi di qualcosa, ma che cosa?? Tu lo sai, dimmelo!" gli urlai, ero arrabbiata, non sapevo neanche io che cosa stavo facendo. Non volevo accettare di essere pazza.

"Martina calmati" disse cercando di farmi calmare "Cerca di ragionare, okay, so che fa male, so bene che non vuoi accettarlo, lo farai pian piano, tranquilla" continuó con la speranza di farmi ragionare.

"No. Tu me lo dovevi dire!" urlai fuori di me "Perché non me l'hai detto! Io avevo il diritto di sapere! Sono tutte delle grandissime cazzate quelle che mi hai detto - sei speciale e blablabla- tutte delle grandissime stronzate" continuai, iniziando a piangere, la testa girava, lo stomaco iniziava a contorcersi e delle forti fitte iniziarono a colpire il cuore.

La verità, mi faceva male, eppure, non smisi mai di cercarla, non smisi mai di arrivare fino in fondo.

Rimase qualche minuto immobile, a guardarmi, sorpreso, probabilmente scioccato dalle mie lacrime, ed effettivamente aveva ragione, da quand'è che io piangevo?

"Martina! Lei non vuole questo, è stata lei a lasciare un biglietto, tu sai già tutto! Solo che non lo ricordi, non te lo ricordi perché lei ha voluto così!" mi urlò di rimando, riprendendosi dallo stupore, e quando notai quella luce nei suoi occhi, pieni di rabbia, la mia mente mi mandò in una specie di coma. Ero come ritornata indietro nel tempo ma non potevo muovermi, se non girare su me stessa.

Mi guardai in torno, era tutto buio, fin quando le immagini non iniziarono a diventare più chiare.

Io da piccola seduta accanto a mia madre, che giaceva per terra ormai morta, in un lago di sangue e due grandi occhi neri, pieni di rabbia e cattiveria che mi guardavano eccitati dallo scenario.

Un dolore lancinante alla lingua mi riportó alla realtà, obbligandomi a correre in bagno, dove inizia ad avere conati di vomito. Poco dopo mi alzai, mi misi davanti allo specchio e rimasi immobile.

Sembrava che volessi fare qualcosa, ma poi il rumore dell'acqua che scendeva dal rubinetto mi obbligò ad abbassare lo sguardo, ero un po' inquietata. Io non avevo aperto il rubinetto.

Ma da quel rubinetto, non stava uscendo acqua, ma bensì, sangue.

Il mio corpo iniziò a muoversi da solo afferrando lo spazzolino, il dentifricio per poi "bagnarlo" con il sangue. La cosa mi inquetava ma non riuscivo a fermarmi.

Poco dopo alzai lo sguardo per guardarmi allo specchio, ma invece che trovare il mio riflesso, mi ritrovai nuovamente quegli occhi neri, che mi fissavano divertiti con una forbice piena di sangue nella mano destra e qualcosa di viscido, ma piccolo, nella mano sinistra.

Un urlo acuto mi costrinse a chiudere gli occhi.

Ho scritto questo capitolo nel giro di 10 minuti perché ero stra ispirata, spero di non aver fatto impressione a nessuno, ma comunque, c'era l'avviso all'inizio!

Questo capitolo è molto importante, presto capirete il perché.

Dove sei?/MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora