"Dove stiamo andando?" domandai per l'ennesima volta, sbuffando, odiavo stare con lui, odiavo sprecare il mio tempo, ma avrei fatto qualunque cosa pur di salvare chi amavo. "Sta un po' zitta" mi fulminò con lo sguardo "Non parlarmi così. Ho tutto il diritto di sapere" sbottai sentendo la rabbia ribollirmi nel sangue "Va bene" alzò gli occhi al cielo "Stamo andando in un posto... Particolare. Tu dovrai dirmi tutto quello che senti" sorrise quasi sadicamente. Spalancai gli occhi e sbiancai quando guardando fuori dal finestrino di quell'auto blindata, notando uno degli edifici che avevo disegnato. "Sai già dove stiamo andando, non è vero?" si girò a guardarmi per poi tornare a fissare la strada "Loro ti avvertono" continuò mentre io iniziai a sudare, sentendo la lucidità abbandonarmi lentamente.
"Bene, siamo arrivati. Scendi" impose "No, no, no" sussurrai scuotendo la testa, mentre lui aprì con forza la portiera del passeggero, afferrandomi per il braccio e trascinandomi davanti a quella porta "Avanti!" quasi gridò "Dimmi cosa ti dicono" continuò strattonandomi "Così le farà male!" intervenì il ragazzo, che quella stessa mattina mi aveva consegnato i vestiti, ricevendo un'occhiataccia da parte dell'essere che aveva causato la mia nascita "Deve concentrarsi, no?" cercò poi di rimediare e di non finire morto con un proiettile nel cervello. Mio padre lo guardò, per poi portare il suo sguardo su di me "Hai ragione" pronunciò lasciando lentamente la presa al mio braccio. Sospirai lanciando un'occhiata di ringraziamento.
Nella mia testa, un suono sempre più intenso stava mettendo fuori gioco la mia capacità di pensare. Era come una seguenza di martellate, che si gonfiava, risuonandomi nel petto e lungo le braccia e le gambe. Ben presto qualcosa in me, si era scollegato ed il mio corpo non riceveva più segnali dalla mente. Inconsciamente aprì la porta di quel luogo, iniziando a camminare. Fin quando non mi resi conto che era semplicemente immaginazione, stavo vagando nella mia testa, nel mio corridoio di voci mentali che mi confondevano, senza mai esprimersi. Continuai a camminare, finché una strana luce non attirò la mia attenzione. Inizia a seguirla, fino a correre, fino a che non mi ritrovai fuori da quei corridoi bui che mi avevano dato fin troppe informazioni. Le scene, a dir poco raccapriccianti, di cui mi avevano informato le mie voci, mi si rappresentarono davanti. Sembravano così reali da obbligarmi a trattenere il respiro. Ero scioccata da quello che da lì a poco sarebbe successo.
-Non devi dirglielo! No, proprio non devi!- urlarono in coro, obbligandomi a ritornare alla realtà e portandomi le mani alle orecchie, feci un enorme respiro involontario, il respiro profondo che segnava la sopravvivenza di una persona rimasta priva di ossiggeno fino ai limiti della propria resistenza. "Allora? Che ti hanno detto" mi chiese impaziente di sapere la verità. Ma sapevo che non potevo, per rimanere un passo avanti a lui, avrei dovuto imparare a pensare nell'ombra. Dovevo riservare quelle informazioni a tutti i costi. Ma qualcosa pur sempre dovevo dirgliela "È qui che è iniziato tutto, dove finirà tutto" risposi senza emozioni, consapevole dei rischi che stavo correndo anche solo pronunciando quella frase.
Sguinzagliate i cani della guerra.
BEH CHE DIRE SPERO VI SIA PIACIUTO.
VI INFORMO CHE MANCA POCO ALLA FINE DI QUESTA STORIA.
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Dove sei?/Marracash
RandomMamma dov'è che sei? Mamma ho paura. Mamma qui non voglio starci. Mamma ho le crisi di panico. Mamma oggi ho picchiato un bambino. Mamma mi manchi. Mamma quando torni? Mamma ti odio. Mamma... mi dispiace. Chi sei Papà? Perché Papà? Non ti aveva fatt...