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Mi sentivo completamente vuota, niente aveva più senso, avrei dovuto fare di più. Forse quella nottata sarei dovuta morire, ne ho rischiate tante, tante quanto le volte che la morte ha bussato alla mia porta, tante quanto le volte che qualcuno mi ha salvata. Ma questa volta come andrà a finire? Andrà a finire che tutto questo finirà, io finirò, lui finirà, loro saranno liberi. Niente più drammi, niente più dolore, niente di niente. Alla fine ero stata progettata per quello, per portare odio, dolore, buio nelle vite di chi amavo... O forse era solo un'illusione, mi illudevo di poter provare sentimenti, in fondo, io, non avevo mai sentito il mio battito vivo, non lo avevo mai sentito battere così forte da volermi uscire dal petto come descrive la gente. Io non ho mai provato niente, solo rabbia ed odio. Qual'era il mio scopo in questo mondo? Nessuno, non sapevo neanche chi ero, non avevo una famiglia, non avevo niente. Non volevo fidarmi di nessuno, perché tutte le volte che lo avevo fatto la vita me le aveva strappate via nel giro di pochi istanti, così come le aveva fatte entrare.

Sospirai sentendo il sonno impossessarsi di me, nonostante cercassi di oppormi a ciò -Dormi bambina, dormi- sentí la voce di mio padre e le sue carezze sul mio volto consumato dalle ansie, plasmato dal male. Quando il sonno si impadroní del mio corpo, facendomi fare sogni molto vividi, che mi avevano guidata, come un fantasma, attraverso i marciapiedi del Messico fino a diversi luoghi. Ed era come se per tutta la notte avessi camminato ed al momento del mio risveglio ero completamente stremata. Mi guardai velocemente in torno cercando un foglio ed una penna, una volta individuati i due oggetti che cercavo, inizia a disegnare più luoghi possibili, prima che le immagini nella mia mente volassero via come cenere. Osservai attentamente ciò che avevo disegnato, e capì all'istante che quello che sarebbe successo da lì a poco, mi avrebbe completamente distrutta.

Mi guardai in torno, era tutto così diverso dalle case in cui avevo abitato per anni, mi sentii ancora più fuoriluogo notando il bellissimo letto su cui avevo dormito, un letto per persone milionarie e non di certo per gente di strada, non per gente come me, cresciuta e vissuta senza nulla, con un senso di vuoto che ti perseguita sempre.

A distogliermi dai miei pensieri fù lo scatto della porta, che mi avvertì dell'arrivo di qualcuno. Scattai in piedi, nascondendo velocemente il foglio su cui avevo disegnato, quando la porta si spalancò, mostrandomi un ragazzo alto, riccio e con gli occhi chiari... Perché mi ricorda lui? Pensai notando la grande somiglianza al fratello maggiore di Aquila, che morì proprio davanti ai miei occhi, quando avevo solo 9 anni ed avevo una voglia matta di scappare da quel posto e cercare mia madre, e Diego, sembrava una fusione di due delle tre persone più importanti della mia vita.
"Buongiorno signorina Privitera, suo padre la aspetta al piano di sotto. È l'ora della colazione" mi sorrise dolcemente e allungando verso di me dei vestiti "Credo che lei..." iniziò, ma lo interruppi "Senti io non so chi tu sia ma smettila di darmi del lei e vattene a fanculo" ringhiai, odiavo già questo posto, e poi chi cazzo era quel ragazzo? Dove l'aveva trovata una casa così quel pazzo psicopatico?

Il ragazzo davanti a me, mi osservò stranito *Stai bene?" chiese preoccupato, provando ad avvicinarsi, ma fu bloccato dalla mia voce" Stammi lontano, dammi questi vestiti e va via. Di a quello psicopatico che arrivo tra poco" sputai con odio, sentendomi quasi subito dopo in colpa, nonostante non fosse da me, ma in fondo, quella ragazzo non aveva fatto nulla di male "Va bene, riferirò" mi sorrise, non capivo come facesse a mantenere il controllo ed ad essere gentile nonostante il trattamento di merda che gli stavo riservando. Sospirai, dirigendomi verso una porta posta a destra del letto, ed una volta aperta, costatai che effettivamente era il bagno. Entrai fiondandomi nella doccia, aprì l'acqua fredda, nonostante fosse inverno. L'acqua gelida faceva si che non perdessi tempo, che non mi perdessi tra i fili già intrecciati dei miei pensieri, che non perdessi completamente la lucidità. Più di prima, dovevo avere costantemente gli occhi aperti, senza mai perdere la lucidità, neanche per un secondo.

Uscì asciugando velocemente il mio corpo ed i miei capelli, che si gonfiarono come delle mongolfiere, ed in fine indossai il jeans e la felpa che il ragazzo mi aveva consegnato poco prima. Uscì da quella stanza dirigendomi al piano di sotto, facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio. Entrai in quella che doveva essere la sala pranzo, dove a capo tavola sedeva pazientemente mio padre, che continuava a controllare in modo paranoico l'orologio." Mi aspettavi?" domandai di colpo, facendo reacheggiare la mia voce in quel grande spazio, e facendo sussultare mio padre "Si, ti aspettavo, dormito bene bambina?" mi domandò sorridendo, alzandosi e facendomi segno di sedermi affianco a lui, eseguì, e, con mio grande stupore, mi stampò un bacio sulla fronte per poi sedersi ed iniziando a servire sia me che se stesso.

C'era qualcosa in lui, che non andava, e c'era qualcosa in me, che però mi spingeva a fidarmi.

Giuro che torno ad aggiornare più frequentemente. Manca poco alla fine. Tra l'altro primo aggiornamento di questa storia nel 2020.

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