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Il paesaggio davanti ai miei occhi scorreva veloce, a differenza dei miei pensieri, allontanandomi da quei palazzi in pochi attimi senza darmi il tempo di poterli ammirare e percepire tutti i mali di quella via. "Vuoi?" mi chiese qualcuno accanto a me, senza neanche girarmi capì dal profumo chi era "Da te non voglio proprio un cazzo" sbottai infastidita e disgustata dal quel ragazzo "Non fare quella santa, sappiamo tutti che ti piaccio" mi provocò "Non lo farei con te neanche se fossi l'ultimo ragazzo rimasto sulla terra. Sei disgustoso, guardati, fai schifo con quella polverina ancora sotto il naso, con sta faccia da cazzo e un cervello senza neuroni." mi girai per fulminarlo con gli occhi, ma appena si scontrarono un tremolio pervase il mio corpo, facendomi perdere i sensi.

-Aprì gli occhi guardando quello che a primo impatto le sembrava un soffitto bianco, ma quando alzò il busto si rese conto che in realtà era circondata da solo bianco. "Martina" iniziò a richiamarla, costringendolo a girare su se stessa senza capire chi fosse, si sentiva impazzire. "Picci!" di colpo il bianco iniziò a trasformarsi lentamente nella sua stanza, quella della vecchia casa di Fabio, si ritrovò poi ad uscire velocemente dalla stanza, lasciando che il suo corpo si muovesse da solo. Arrivò in salotto dove si ritrovò davanti Cosimo, da quant'è che non lo vedeva? Dal suo quinto anno probabilmente, neanche se lo ricordava così, era cambiato "Saluti lo zio Cosimo o no?" chiede appunto quest'ultimo, la bambina rimase ferma per qualche istante, senza sapere cosa fare, si sentiva così lontana dalla sua vera natura, era stata portata in Italia qualche mese prima senza darle il tempo di capire cosa stesse succedendo, senza darle il tempo di immagazzinare la situazione, era così arrabbiata con sé stessa per non riuscire a gestire i cambiamenti che la sua vita stava ricevendo. Il ritorno di Fabio, poi quello dei suoi fratelli ed ora quello di Cosimo, erano ingestibili le emozioni che sentiva, nemmeno le riconosceva, non sapeva cosa provava. Accennò un sorriso di circostanza abbassando il capo, non voleva ferire nessuno, ma non poteva cedere così a dello stupido affetto da qualcuno che nemmeno ricordava di conoscere, o almeno ancora non ricordava niente. Si sentiva in colpa, avrebbe dovuto opporre resistenza, forse lo aveva fatto, ma non abbastanza per evitare che le portassero via gli unici ricordi di una minima parte felice della sua infanzia, le avevano tolto tutto, lasciata lì a marcire fra il 'Chi cazzo sono' e il 'Nasco, cresco e muoio in strada, tra coca e ero, sangue e cadaveri' . "Non ti ricordi di Cosimo?" chiese Fabio mentre l'altro deglugiva con difficoltà, gli faceva male vedere quella bambina dalla pelle mulatta e le treccine cresciuta senza un minimo ricordo di lui "Mi dispiace" sussurrò Martina, per poi lasciare che una lacrima cadesse dal suo occhio destro, scorrendo veloce sulla guancia, finendo sulle sue labbra, lasciando quel sapore salato che Martina non assaggiava da anni, scose poi la testa scappando in quella che era ormai diventata camera sua, con i sensi di colpa che la mangiavano viva.

***

"Sei cresciuta ma rimani sempre la mia nana da giardino" la prese in giro Emiliano, era forse uno dei periodi della sua vita più calmi che avesse mai avuto. Margherita e Fabio stavano finalmente insieme, Martina era ancora in bilico tra la vita e la morte costante, lo stress del doversi sforzare nel ricordare tutte le persone che in quel periodo stavano ritornando. Sapeva che era stata colpa sua, rimandare sempre non è mai buono. "Mi vado bene così" accennò un sorriso "Si ma è mia, stalle alla larga" si mise in mezzo Fabio fulminando con lo sguardo Emiliano, che scoppiò a ridere seguito dalla ragazzina "È pur sempre mia nipote però, ora a tutti gli effetti. Pensa a mia sorella va" ribatté Emi continuando a ridere "A lei pensa anche troppo" rispose la ragazzina facendo imbarazzare Margherita "Martina! Ma che dici!" arrossì violentemente la più grande per poi cercare di tirare uno schiaffo sulla nuca della più piccola che prontamente si spostò ridendo "Te lo taglio" minacciò Emiliano "Ma che devi fare tu, sei un moscerino" rispose Fabio, nel mentre che le due ragazze si rincorrevano.

***

"Ciao" Martina salutò rientrando da una giornata di scuola infernale e con la voglia di vivere sotto i piedi "Ferma! Vieni in salotto" urlò Fabio prima che la ragazza potesse chiudersi in camera, lanciarsi sul letto e sfogarsi sui suoi fogli. "Cosa c'è?" sbuffò entrando nel salotto, con i segni di schiaffi sul viso, lo sguardo perso e il corpo più magro del solito. Davanti a sé però si ritrovò Fabrizio che le accennò un sorriso e prima che potesse dire qualcosa Margherita scattò in avanti "Che cazzo ti è successo?" le abbassò il cappuccio della felpa per poi spostarsi e far notare i segni a Fabio, chiedendogli spiegazioni "Non è stato lui" sbottò la ragazza, spingendo poi Margherita lontana da sé e tirando nuovamente su il cappuccio. "Posso salutare mia nipote oppure dovete darle addosso? Ne discutete dopo" si intromise Fabrizio salvando Martina da una grossa discussione in cui probabilmente sarebbero volati schiaffi in seguito "Si hai ragione, ne parliamo dopo" annuì stranamente Fabio, che forse avesse capito che non c'era bisogno di urlare? Si illuse Martina, non immaginando minimamente quello che sarebbe successo dopo qualche ora.

***

"Auguri!" urlarono in coro tutti, quasi sembrava che tutto fosse tornato al proprio posto, Emiliano e Cosimo che litigavano, Fabrizio ne approfittava, Fabio e Margherita felici, i suoi fratelli con la loro madre che le sorridevano, suo zio Mirko con suo figlio e sua moglie, i suoi amici, il suo ragazzo, e poi quel piccolo angolo vuoto le fece ricordare l'assenza di qualcuno, qualcuno che proprio in quei momenti le mancava di più. Le mancava sentire sua madre litigare con Fabrizio per chi apparteneva, le mancava il suo sorriso, la sua voce, le sue urla, le mancava tutto eppure non ricordava più niente di lei. "Martina" Fabrizio la scosse fortemente, non si era resa conto di essere crollata tra le braccia del nonno mentre le lacrime avevano iniziato a rigarle velocemente le guance, il respiro bloccato, la testa che girava veloce, le voci che avevano iniziato a martellarle il cervello senza pietà. "È tutto okay, sono qui" Fabio le aveva afferrato il volto con la speranza che sua figlia iniziasse a rispondere agli stimoli, ma rimaneva ferma lì, persa negli occhi marroni del padre, senza riuscire a metabolizzare quello che aveva intorno "Martina lei è qui con te e lo sarà per sempre" percepì la voce di Emiliano in lontanza ma non riusciva a reagire, scosse la testa, consapevole della grossa stronzata che aveva appena lasciato la bocca di suo zio. Non era vero, lei non era lì, non più, stava male e bene allo stesso tempo, stava male per lei, ma bene per loro, erano tutti lì per il suo compleanno, tutti felici, spensierati, ma come al solito doveva perdersi rovinando tutto, aumentando i suoi stessi sensi di colpa. "Ti vogliamo bene, nel bene e nel male, ricordalo sempre" -

Vi voglio bene anche io, se solo sapessi cosa fare... "Come ti senti?" la voce di mio padre biologico, appena riaprì gli occhi, mi riempì le orecchie "Sto bene, come sempre" mi mise a sedere velocemente "Non dovresti sforzarti troppo, mi servi in forma, siamo quasi alla fine. Riposati" ghignò divertito per poi allontanarsi e uscire dalla mia stanza. "Bastardo" sussurrai stringendo le mani in due pugni, mente la testa iniziò a girarmi tanto che mi costrinse a tornare stesa.

"Vi prego andate via, non posso salvarvi tutti" sussurrai ancora riportando i miei pensieri a loro, girando il viso verso la porta finestra e iniziando a fissare il brutto tempo che si sarebbe prolungato fino a fine settimana, dove si sarebbe scatenata una tempesta per poi far ritornare il sole il lunedì mattina successivo.

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