05:25
L'aria fredda era accompagnata da una leggera pioggia che ormai aveva fatto aderire completamente i miei vestiti al mio corpo altrettanto freddo. Il mio telefono riproduceva "Habitué(Italian Remix)" e ciò indicava che Diego mi stava chiamando, cosa che faceva ogni mattina e puntualmente mi lasciava un messaggio in segreteria, che io non avrei mai ascoltato. Ero consapevole che se solo avessi sentito la sua voce sarei tornata immediatamente a Milano, da lui, senza se e senza ma. Ma purtroppo non potevo, non potevo niente, se fossi tornata avrei solamente portato danni a me e a chi volevo bene. Mio padre biologico non doveva sapere che tenevo davvero a qualcuno, perché se solo lo avesse saputo me li avrebbe portati via, così come fece con mia madre, ed io non potevo permettere di perdere qualcun'altro, non c'è l'avrei più fatta.Sospirai sentendo la suoneria spegnersi, faceva davvero male volere qualcuno ma non poterlo avere per paura che qualcuno possa fargli male, ma faceva più male sapere che poi, alla fine, gli stavo procurando dolore. Me ne ero andata senza un motivo valido, lo avevo lasciato da solo, e mi sentivo una stronza - Se solo potessi Diego, tornerei da te... Ma non posso farti stare male così, non posso vivere stando ancora più male di ora, con quest'ansia che non mi lascia mai- sussurrai come se fossi senza forze, come se Diego avesse potuto sentirmi attraverso quel cielo nero senza un briciolo di luce.
"Martina" mi sentii chiamare, ma guardandomi attorno capii che ero completamente da sola e che quelle dannate voci erano tornate, più forti di prima. "È qui" dissero in coro nuovamente, - Chi?- chiesi "Lo sai chi" urlò mi obbligò a tappare le orecchie e chiudere gli occhi, sentendo la pressione, su essi, aumentare. Quando sentii la pressione diminuire decisi di tornare in quel garage, diventato casa mia in poco tempo, dove sicuramente mi aspettavano Ciro ed Alessandro, con cui condividevo quello schifo.
Corsi per le strade, mentre l'acqua si abbatteva sempre più forte sul suolo e sul mio corpo. Corsi a lungo, ma mi fermai davanti ad un manicomio, quel manicomio posto davanti all'orfanotrofio dove ero stata per ben 4 anni, avevo passato l'inferno lì dentro ed ero contenta che quei due luoghi erano stati abbandonati. Non so cosa mi spinse ad entrare nel mio inferno, a rivivere ogni singolo istante, ogni singolo schiaffo ricevuto, ogni singola parola rivolta al cielo, ogni singolo pensiero rivolto a lei, alla mia unica luce. Salii velocemente le scale, corsi per quel il lungo corridoio del 5 piano fino ad arrivare alla stanza numero 717, l'ultima stanza di quell'enorme edificio.
Poggiai la mia mano sulla maniglia e spalancai la porta.
Buonasera sono Martina e sono una stronza, godetevi questo capitolo💙
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Dove sei?/Marracash
RandomMamma dov'è che sei? Mamma ho paura. Mamma qui non voglio starci. Mamma ho le crisi di panico. Mamma oggi ho picchiato un bambino. Mamma mi manchi. Mamma quando torni? Mamma ti odio. Mamma... mi dispiace. Chi sei Papà? Perché Papà? Non ti aveva fatt...