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- "Mamma mamma!" urlò la bambina con le treccine e la pelle scura, correndo incontro alla sua unica ragione di vita. Amava sua madre più di qualsiasi altra cosa o persona, era il suo punto di riferimento, il suo esempio "Amore mio" sorrise la madre felice di vedere sua figlia, e dopo averla presa in braccio, iniziò a riempirla di baci, mentre la bambina rideva felice, le ultime volte che fu davvero felice. Quella bambina aveva qualcosa, sentiva più di tutti, sentiva cose che non doveva sentire, eppure, affianco alla sua mamma si sentiva bene, come se niente fosse, ignorava completamente il suo essere diversa, il suo essere unica, il suo essere pazza.

"Com'è andata con lo zio? Hai fatto la brava?" chiese dolcemente la madre rimettendo per terra la figlia, che si morse leggermente il labbro, segno che non aveva del tutto fatto la brava, come tanto sperava la donna davanti a lei. Abbassò, poi, il capo, sentendosi quasi in colpa, non voleva deludere la madre, non poteva deluderla, era già troppo difficile per lei crescerla, e Martina lo sapeva bene, non era facile tenerla a bada, aveva una forte voglia di vivere, che ben presto si trasformò in SOPRAVVIVERE, sopravvivere alla crudeltà, all'ignoranza, all'arroganza del mondo, un mondo che trattava i dimenticati come schiavi, obbligandoli a fare ciò che non avrebbero mai fatto, portandoli all'esasperazione. "Ha fatto la brava, sta tranquilla" intervenne Fabio, che fu ringraziato dalla bambina con un dolce abbraccio "Zio sta sera rimani?" chiese balbettando leggermente, quasi con timore.

Suo zio era una grande persona ai suoi occhi, lo stimava davvero tanto, aveva aiutato la sua mamma e Martina si sentiva spesso in debito con lui, ma si ripromettava che un giorno lo avrebbe ripagato."In verità dovrei andare in studio" iniziò lo zio, che fu interrotto dalla bambina "Domani posso venirci?" chiese con gli occhi luccicanti, amava la musica, amava tutto ciò che la riguardava, per lei la musica era tutto ciò che nessun umano poteva mai comprendere a pieno, ma che in ogni momento, buono o cattivo, essa c'era sempre.

"Martina" la sgridò la madre "Ora stai chiedendo davvero troppe cose" continuò rimproverano la figlia "Ma mamma" sussurrò "Niente ma!" urlò alzando gli occhi al cielo "Hey, calmiamoci okay? Non ha detto niente di male" intervenne Fabio "Sai che ama la musica, perché vietargli di venire?" continuò confuso, non capendo la reazione di sua cugina "Fabio, non voglio che impari le parolacce. Ha solo quattro anni!" disse fulminando il moro. Fabio di risposta sbuffò, per poi rivolgersi alla nipote, che si era nascosta dietro la sua gamba, quasi impaurita dalla madre. "Vieni qui Marty" la prese in braccio, accarezzandole dolcemente la testa piena di treccine "Facciamo che sabato passo a prenderti ed andiamo assieme a casa di Cosimo, ci stai?" le propose sorridendo e rassicurando la nipote "Va bene zio" annuì lasciando un bacio sulla guancia dello zio "Allora a sabato" la posò per terra lasciandole un dolce bacio sulla fronte, per poi avvicinarsi alla cugina compiendo lo stesso gesto.

Una volta che Fabio fu fuori da quella casa, la madre si rivolse alla bambina, in modo più dolce "Cosa vuoi per cena?" chiese aprendo il frigorifero rosso, ma prima che Martina potesse rispondere, la porta si aprì violentemente, emettendo un tonfo che risuonò forte nella testa della bambina, tanto che le sembrò che il mondo si fosse bloccato. Le voci nel suo cervello iniziarono a parlottare così forte, che Martina si ritrovò ad urlare come se, così facendo, potesse fermarle. "Martina" urlò la madre precipitandosi dalla figlia che ormai giaceva per terra senza forze. "Tu lurida puttana." iniziò il padre biologico avanzando velocemente verso la donna in lacrime, che udendo quelle parole scattò in avanti, per poi indietreggiare notando la poca distanza tra lei e quell'uomo che le aveva donato una bellissima bambina, ma che le aveva, contemporaneamente, rovinato la vita per colpa della sua gelosia "Hai fatto rientrare quel puttaniere, sei una puttana!" continuò urlando. "Ti prego smettila, è mio cugino" la donna pregò, sentendo il muro bianco a contatto con le sue spalle, che la fece rabbrividire "Ma se non vi assomigliate un po', troia." l'uomo le sferrò uno schiaffo in pieno viso, facendo emettere un urlo di dolore alla donna che successivamente cadde per terra con il viso coperto dalle due mani.

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