-"È bellissima" sorrise Fabio con gli occhi umidi, mentre aveva tra le braccia la sua tanto amata nipotina, se ne era innamorato appena l'aveva vista lì tra le braccia di sua cugina. "Fabio" richiamò la sua attenzione la bionda stesa sul lettino ormai senza forze "Dimmi" disse senza spostare neanche per un attimo lo sguardo dalla bambina che tra le sue braccia continuava a muovere le sue manine "Mi prometti che la proteggerai sempre? Nel bene e nel male?" chiese mentre delle lacrime lasciavano il suo dolce volto. Fabio alzò lo sguardo verso di lei accennando un sorriso "Non dovevi nemmeno chiedermelo, lo avrei fatto comunque. Te lo prometto" si avvicinò a lei spostando la neonata su un solo braccio, mentre l'altro lo allungo sul viso della cugina, asciugandole le lacrime "Ora riposa, ci penso io" la donna annuì con un piccolo accenno di sorriso per poi lasciarsi andare in un sonno profondo. "A me e te piccoletta"sussurrò sedendosi sulla sedia accanto al lettino e osservando i piccoli movimenti della bimba sorridendo a quell'innocenza che le si leggeva nei movimenti e nel piccolo viso.-
Papà ti prego resisti, sto arrivando. La velocità con cui mi muovevo era disumana, non riuscivo a fermarmi, il vento pungeva sul mio viso leggermente abbassato per essere sicura di non inciampare in qualche rametto. Corsi così tanto che mi pareva che stessi correndo da giorni interi, tormentando i miei polmoni e le mie gambe, ma niente aveva importanza alla vista di quello scenario che mi si presentò davanti qualche istante dopo. Com'era possibile che lui li avesse trovati prima di me? Ma ormai era troppo tardi per pensarci, l'unica cosa che dovevo fare era salvarli tutti, anche se sapevo bene che mi era impossibile proteggerli tutti contemporaneamente.
Sorrisi, le voci erano con me e mai come quel giorno desideravo averle, quel loro strano modo di avvertirmi mi dava sempre un vantaggio in più. Continuai a correre nella loro direzione senza fermarmi, neanche quando Mario si parò davanti abbassandosi leggermente sulle ginocchia, in pochi istanti gli fui davanti, saltai ricevendo da lui la spinta che mi serviva per arrivare diritta sulle spalle del mio incubo più grande, allontanandolo da mio padre. Cademmo entrambi di schiena e un dolore atroce pervase tutto il mio corpo, ma non era quello il momento di farsi prendere da uno stupido e insignificante dolore fisico, dovevo solo vincere. La lentezza con cui mi alzai mi fece capire cosa dovevo fare e senza pensarci estrassi il mio coltellino, portandolo davanti al mio viso, sfidando completamente quell'uomo,anche se poi di uomo non aveva niente, che aveva tutta la mia completa attenzione e che aveva compiuto il mio stesso gesto. Ma prima che si avventasse su di me urlò qualcosa che non riuscì a comprendere, fu tutta questione di qualche secondo prima che introno a noi si scatenò l'inferno, i colpi da sparo che partivano, percepivo qualsiasi colpo e martellavano forte il mio cervello tanto che non riuscivo a capire chi stesse sparando o chi invece si stava sfidando corpo a corpo, proprio come me e lui.
-"Siete delle pesti" rise la donna guardando suo cugino e la sua amata bambina, ricoperti entrambi di farina "Volevamo fare una torta per il tuo compleanno, vero Picci?" disse poi rivolgendosi a Martina, che ridendo annuì, era davvero felice e niente in quel momento avrebbe potuto spegnere quella scintilla nei suoi occhi e nel suo sorriso. Sembrava così innocente, genuina, ma purtroppo tutto quello gli fu strappato via proprio dal sangue del suo stesso sangue, ingiustamente, come se fosse stata colpa sua, ed infondo lei sapeva che era davvero colpa sua, solo che ai tempi nessuno si era mai permesso di farglielo notare. "Pulisci questo casino e tu vieni con me" disse la bionda riferendosi prima a Fabio e poi a Martina "E la torta?" chiese la bimba balbettando leggermente pur di pronunciare bene le parole "Prima vai a lavarti, prima finisci e prima sarà pronta. Dai va con la mamma" rispose Fabio facendole l'occhiolino e dandole un bacio in fronte "Va bene" sorrise la piccola correndo verso la madre-
Il dolore e la rabbia si fecero spazio nel mio corpo, era il momento giusto per fare leva su quelle due emozioni che ormai facevano parte di me, le uniche due emozioni che conoscevano bene la bambina con le treccine e la Martina di quel momento, "E arrivato il momento, non credi?" gli chiesi mentre lo guardavo diritto negli occhi da cui leggevo la sua scarsa forza, il rimorso e la paura che lui cercava sempre di nascondere, beh peccato che tutto quello lo avevo ereditato e sapevo bene come leggerlo "Credo proprio di si" disse a denti stretti prima di fiondarsi su di me, ma prontamente lo schivai tirandogli un pugno preciso sulla clavicola, facendogli così cadere il suo coltellino, nel mentre mi ritrovai dietro di lui e ne approfittai per farlo cadere. Ghignai guardandolo contorcersi per terra mentre mi avvicinai lentamente, dovevo farlo fuori subito, senza pensarci troppo. E proprio nel momento in cui stavo per farlo, qualcuno mi spinse lontano atterrai nuovamente di schiena "Finalmente posso prendermi la mia vendetta" alzai velocemente lo sguardo guardando quel coglione che mi era piombato addosso "Sei sicuro?" risi facendolo distrarre, scattai in piedi e, con una velocità e una forza che non pensavo di avere, gli conficcai il mio coltellino diritto diritto nel suo collo, estraendolo poi facendo cadere sia il suo corpo che la lama.
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Dove sei?/Marracash
RandomMamma dov'è che sei? Mamma ho paura. Mamma qui non voglio starci. Mamma ho le crisi di panico. Mamma oggi ho picchiato un bambino. Mamma mi manchi. Mamma quando torni? Mamma ti odio. Mamma... mi dispiace. Chi sei Papà? Perché Papà? Non ti aveva fatt...