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"Allora Martina, hai intenzione di parlarmi?" mi domandò la psicologa, picchiettando la penna sul foglio, il che mi metteva ansia, e mi aveva portato in uno stato di trans, in cui non ascoltavo assolutamente niente. "Non vedo perché dovrei parlarle" dissi irrigidendomi ancora di più, quel posto mi ricordava i miei giorni in quell'orfanotrofio, che più che assomigliare alla struttura appena citata, sembrava un carcere. Un carcere di pazzi, di bambini che non facevano altro che urlare e piange, giocare e picchiare. Odiavo quel posto tanto quanto stavo odiando quello studio.

Non capivo perché Diego volesse che io parlassi con la sua psicologa di fiducia "Sai che fare così non ti aiuterà?" mi chiese, forse con la speranza di sbronarmi a parlare, ma in realtà, non faceva altro che innervosirmi, il che mi avrebbe presto portata ad arrabbiarmi. "Non ho nulla da dire, se lo ficchi in quel cervello del cazzo che ha" sbottai, sentendo la rabbia ribollirmi nelle vene.

Cercavi di contenermi, ma più ci provavo e più non riuscivo a calmarmi... Sentivo la rabbia scorrere veloce nelle vene, il cuore pomare forte, quasi pronto ad esplodere, avevo così paura di fare del male a qualcuno... Eppure, non riuscivo a calmarmi.

-Non farlo! Non fidarti! - urlò quella voce, che dopo quel giorno non avevo più sentito, ma che era tornata più forte di prima. Chiusi gli occhi, per poi riaprirli poco dopo, le stesse sensazioni della scorsa settimana mi presero in pieno e mi ritrovai nuovamente in quello stato di trans, il tutto accompagnato da un rumore di piccole gocce di acqua, che pian piano svanì.

Alzai lo sguardo, ritrovandomi gli stessi occhi, che ormai mi perseguitavano, sempre maliziosi, ma questa volta senza nessuna nota di rabbia o odio. "Martina, Martina... Cosa c'è?" scoppio a ridere, per poi tornare serio "Non parli?" fece una faccia dispiaciuta, per poi riprendere a ridere. Provai ad aprire la bocca, ma un dolore lancinante, si espanse per tutta la bocca, impedendomi di dire qualsiasi cosa... Cosa mi stava succedendo? Perché non riuscivo a parlare?

"Bambina mia" sorrise diverito, prendendomi in braccio, cullandomi un po' e poi d'un colpo mi ritrovai per terra, con la sua risata che accompagnava il tutto "Morirai anche tu, mi dispiace, non posso lasciarti viva, sei troppo sveglia" sorrise un po' triste, per poi sparire dalla mia vista. Ero ancora viva? Nonostante quella caduta? Come era possibile?

Prima che perdessi i sensi, lasciai che i miei occhi si perdessero in quelli di mia madre, spalancati, pieni di dolore... Raccolsi le ultime forze per gattonare fino ad arrivare al suo inerme corpo, rilasciando un piccolo bacio sul suo volto, per poi lasciare che i miei occhi si chiudessero...

Mamma chi è?

Vi sta piacendo?

Dove sei?/MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora