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Forse essere tornata nel mio "appartamento" fù una scelta sbagliata, del tutto incoerente, avrei dovuto leggere meglio quella lettera, avrei dovuto leggerla senza superficialità, eppure non lo avevo fatto, se l'avessi fatto, probabilmente avrei escogitato qualcosa, ma come al solito, nei momenti nei quali mi estraneavo dal mio corpo, perdevo i miei valori e con essi andava poi a rotolo tutta la mia vita.

Dopo essere entrata in quell'appartamento, davanti ai miei occhi si presentò una delle scene più raccapriccianti della mia vita. Mio padre biologico che rideva, Fabio, Diego e gli altri due ragazzi inginocchiati e bloccati da gente che non conoscevo nemmeno "Finalmente sei arrivata bambina" mi sorrise lui "Come stai?" chiese ironico, non risposi i miei occhi erano fissati in quelli di Diego che mi guardava preoccupato, ecco perché quella mattina aveva insistito così tanto con le chiamate, alle quali non avevo risposto. Portai lentamente il mio sguardo ad incrociarsi con quello di mio padre biologico, e capii che dovevo solamente giocare al suo stesso gioco, che dovevo lasciarmi andare a quello che ero, in fondo, nel mio sangue scorreva il suo. Sorrisi "Bene papà e tu?" ghignai avanzando lentamente, ed notai quanto il suo sguardo cambiò da divertito a preoccupato, per poi tornare freddo "Non muoverti di un solo millimetro o faccio fuori tuo zio" ringhiò, ma notando che più di tanto non li interessava, puntò la pistola che aveva in mano sulla testa di Ciro, poi successivamente su quella di Alessandro ed infine su quella di Diego, e a quell'immagine feci appello a tutta la mia forza di volontà per non fargli vedere quanto tenessi a quel ragazzo dagli occhi grandi, che aveva riportato un briciolo di luce nella mia vita.

Mi guardo perplesso, come se non capisse il perché non fossi legata a nessuno di quei 4 ragazzi, ma in realtà ci tenevo più di quanto dimostrassi "Che c'è? Avevi dubbi sul fatto che non fossi legata a loro? O dovrei dire a nessuno?" lo guardai fingendomi offesa, dovevo per forza giocare al suo gioco per fare in modo che li liberasse "Si, ma in fondo sei come me, no?" chiese ricambiando "dolcemente" il mio ghignó e proprio quando stavo per rispondere che il mondo intorno a me sembrò tremare, la testa girava e le voci mi confondevano.

-Bambi non farlo, non farlo... Non cederti..-

Di colpo tutto si fermo ed ormai il mio corpo era completamente a contatto con il pavimento freddo, tremavo e sudavo, avevo freddo ma caldo contemporaneamente. Mi alzai lentamente, cercando di respirare normalmente, fissai nuovamente i miei occhi in quelli suoi così neri, che quasi mi intimorivano "È questo che ti fanno?" chiese emozionato, come se quelle voci nel cervello me le avesse messe lui, quasi come se fosse felice di vedermi stare male... Ma in fondo cosa mi aspettavo? Aveva provato ad uccidermi più di una volta da bambina, perché doveva essere cambiato?" No" risposi fredda "Ti conviene lasciarli, prima che non possa più controllare le mie azioni" il tono gelido che avevo usato nei suoi confronti, non sembrò molto gradito, ma a me poco importa, io volevo solamente che lasciasse fuori le uniche persone che non mi avevano mai abbandonato, nel bene o nel male, a distanza e non, volevo che lasciasse in pace i miei innocenti.

"Perché dovrei?" chiese sbalordito, eppure non capivo... Non gli preoccupava quello che dicevo "So bene a cosa stai giocando... Ti fidi troppo del tuo istinto, ma non sempre puoi, ti illuderanno anche loro di quello che non puoi fare" rise in modo inquinante, sadico come sempre "A me... Sinceramente... Di quello che pensi te, non me ne frega un cazzo. Lasciali." sbottai avanzando, la rabbia stava facendo il suo corso, e ne percepivo ogni minima scarica. "Solo se vieni con me" rispose facendomi venire i brividi...

Cosa voleva da me?

"Per?" domandai quasi divertita, a cosa potevo mai servirgli "Oh quello lo vedrai... Ti cedi a me oppure il bel fidanzatino muore?" puntò la pistola sulla testa di Diego, il quale era in piena crisi di pianto e vederlo in quel modo mi distrusse, percepivo il suo dolore e quel dolore non faceva altro che alimentare la mia rabbia: aveva fatto piangere la mia luce, che pian piano si stava spegnendo, smettendo di illuminare il mio mondo. Me l'avrebbe pagata cara, e lui questo lo sapeva bene, eppure lasciò correre anche quella volta "Va bene a patto che mi dai 5 minuti per calmarlo" strinsi i pugni, con la speranza che avrebbe accettato "Certo, ma veloce" mi fece cenno di avvicinarmi, ma continuava a tenere la pistola puntata sul moro che, per colpa del pianto, faticava a respirare.

Una volta arrivata davanti al riccio, mi inginocchiai e dopo averlo guardato negli occhi, aver afferrato il suo volto ed asciugato le sue guance, che venivano ancora rigate da delle calde lacrmi, lo strinsi a me, in un abbraccio bisognoso. Accarezzai lentamente i suoi ricci, che tanto amavo "Ti amo anche io Diego, mi dispiace, ma dovevo proteggerti, anche se a quanto pare non è servito a niente. Ricordati di me, non dimenticarmi" gli sussurra stringendo i suoi capelli attorcigliati alle mie dita e spingendo la sua testa sulla mia spalla "Non farlo" disse impercettibilmente mentre le sue lacrime ripresero a scendere velocemente, bagnando la mia maglia. "Devo Diego, prometto che torno, ma tu devi prometterti che andrai avanti" quasi lo pregai, doveva smettere di aspettarmi, non potevo negargli di farsi un'altra vita perché dovesse aspettare me, non mi andava bene, lui meritava di stare bene, meritava di stare con qualcuna che lo facesse stare tranquillo, che gli desse l'amore di cui aveva bisogno e non di una come me, che non ha fatto altro che portargli problemi, sofferenze e delusioni.

"Tic Tac, il tempo sta scorrendo" mi fece notare quell'essere che aveva contribuito alla mia nascita "Ti amo" sussurrai nuovamente, staccando la sua testa dalla mia spalla mentre continuava a pronunciare "No, no ti prego" lo baciai zittendolo, per poi staccarmi ed alzarmi velocemente, per poi iniziare a camminare in direzione della porta seguito da mio peggior incubo. Mi fermai davanti alla porta, girandomi a guardare quei quattro ancora inginocchiati e bloccati, guardai negli occhi prima Diego e Fabio, quasi volendo chiedergli scusa, perché si, mi dispiaceva davvero, non avevo mai pensato che lui sarebbe ritornato ed avrebbe rovinato nuovamente tutto quanto. Spostai il mio sguardo su Ciro ed Alessandro facendogli un piccolo cenno, quasi impercettibile, che loro ricambiarono, facendomi capire che avevano colto il mio segnale.

Mio padre voleva la guerra con le sue regole, ma io, avevo in serbo qualcosa che lui non avrebbe mai sospettato.

Gli avrei dato esattamente quello che voleva, per poi riprendermelo con le cattive maniere: armi e furbizia erano le qualità che avevo imparato ad usare in quelle strade, e le avevo perfezionate a modo mio, ma lui non era a conoscenza di neanche metà delle cose che avevo visto... Ma soprattutto si era completamente dimenticato che avevo un asso ben più grande di quelle due semplici abilità: Aquila.

TATATAAAAANN
Si la smetto, buonanotte a me(forse) :). Mi scuso per gli errori, ma capitemi sono le 3 di notte e vorrei dormire, ma l'insonnia non vuole lasciarmi.

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