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Diego

Erano giorni che Fabio non faceva altro che chiamarmi, chiedendomi di andare a casa sua, per provare a parlare con Martina, e puntualmente, mi inventavo una scusa. Fabio continuava a dirmi che non parlava più, che sembrava sotto shock, sembrava molto preoccupato, e di questo ne ero un po' felice, forse aveva capito che sua figlia aveva bisogno di qualcuno che si preoccupasse per lei. Cosa che per un anno e sette mesi avevo fatto io.

Sapevo di averla ferita, che mi odiava, non potevo andare lì e pretendere che mi dicesse cosa aveva visto, non avevo potere di nulla, quindi perché andare?

I miei pensieri vennero fermati da quella che un tempo era la mia ex "Che hai?" mi chiese sedendosi accanto a me provando a baciarmi, ma glielo impedii, non era lei che volevo, "Dai Diego baciami" si allungò, provando di nuovo a baciarmi, ma scattai in avanti, alzandomi velocemente, "Non ti ho detto che siamo fidanzati, né tanto meno ti voglio, te ne devi andare" sbottai un po' fuori di me, io volevo Martina accanto a me, volevo quella ragazzina con troppi problemi, troppe paranoie, o forse era proprio lei ad essere troppo per questo mondo.

Mi mancava così tanto, mi mancava il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo, la sua pelle che sotto il mio tocco rabbrividiva, le sue cristi isteriche, le sue urla, le sue carezze, i suoi capelli ricci. Mi mancava e basta, quella mancanza che non puoi colmare con nulla, se non con chi te la procura.

"Stai ancora pensando a quella stupida e puttana ragazzina? Sta con te solo per la fama!" sbottò fingendosi offesa, forse per farmi tenerezza, ma più che tenerezza, mi venne voglia di picchiarla, come cazzo si permetteva di dire una cosa del genere? "Non la conosci, non provare mai più a dire una cosa del genere. Esci, ora, da casa mia" dissi avvicinandomi a lei in modo minaccioso, con la speranza che andasse via, non la volevo. Mi dispiaceva anche fare così, le donne vanno trattate bene, ma se non avessi fatto in quel modo, non sarebbe mai andata via.

Sospirai sentendo la porta dell'ingresso chiudersi violentemente, il telefono prese a squillare, lo afferrai dalla tasca posteriore dei miei jeans, ed una volta letto il nome di Fabio su, attaccai, entrando velocemente in casa. Afferrai il pacchetto di sigarette, le chiavi dell'auto, e corsi fuori dal mio appartamento. Accensi l'auto, per poi iniziare a sfrecciare per le strade di Milano, che quella sera erano stranamente meno affollate.

Arrivai vai davanti al palazzo di Fabio, ma rimasi in auto per qualche istante, che a me parvero ore, poi decisi che dovevo farlo, dovevo andare da lei e parlarle, o almeno dovevo vederla, la mia vita, senza di lei era il nulla più totale, nessuno riusciva a farmi provare quello che mi faceva provare lei con la sola presenza, o con un semplice sguardo.

Aprii la porta di casa, avendo le chiavi, che qualche mese fa, mi consegnò Martina, atterrando l'attenzione di quest'ultima e di Fabio. "Cazzo finalmente ti sei deciso!" esclamò frustrato Fabio, si notava che era preoccupato, che non dormiva per sorvegliarla, o forse per farle compagnia, nonostante lei non parlasse. "Si scusami è che non so cosa mi sia preso in questi giorni.." iniziai ma venni fermato "Senti non mi devi spiegazioni, sono cose vostre ed io non voglio entrare nella vostra relazione, voglio solo che la aiuti, per favore" mi interruppe, pregandomi di aiutare la figlia, da quando Fabio diceva "per favore"? Non l'avevo mai visto così, eppure Martina ne aveva passate di peggiori no?

"Va bene, ci provo, però forse è meglio se vai in camera" sospirai, aspettando che il moro facesse ciò che avevo chiesto "Sta attento" disse freddo per poi uscire dal soggiorno. Portai il mio sguardo alla riccia seduta sul divano, che fissava in modo al quanto inquietante lo schermo spento della televisione. Mi avvicinai piano, sedendomi accanto a lei e rimanendo per dieci minuti in silenzio "Lo so che mi odi, so che sono l'ultimo con cui vorresti parlare o ascoltare e che ti ho ferita, ma sappi che se ho fatto quello che ho fatto, è perché tu per prima hai ferito me, ma io sono stato più stronzo di te e sono anche stato un idiota a non capire che lo facevi perché avevi paura di farmi del male, che tu mi stavi allontanando perché per te era l'unico modo per proteggermi. Io voglio soltanto che tu mi perdoni, capisco che tu non mi voglia, pian piano lo accetterò, ma ti prego, non lasciarmi andare" sussurrai d'un fiato, sperando che almeno mi avesse sentito ed ascoltato, ma quando girai lo sguardo notai che il suo era sempre fisso sul televisore.

Davvero non mi voleva più? Davvero mi odiava così tanto da non volermi più guardare? "Mi guardi?" le chiesi dolcemente, appoggiando una mano sulla sua guancia, accarezzandola con altrettanta dolcezza. Pian piano girò il viso nella mia direzione, scrutandomi e concentrandosi di più sui miei occhi "Ti amo" dissi avvicinandomi lentamente a lei, per poi stamparle un bacio sulla guancia, attesi qualche istante prima di staccarmi, sentendo il suo respiro farsi pesante, i suoi muscoli rilassarsi. Quando mi staccai notai che aveva gli occhi chiusi, quasi a volersi godere meglio le mie carezze, poco dopo li riaprì, guardandomi come se volesse parlarmi solo con lo sguardo, il che mi fece sorridere leggermente, ma il mio sorriso si allargò ancora di più quando anche lei poggio una sua calda mano sulla mia guancia, opposta alla sua.

Mi accarezzava piano, come se avesse paura, e più io la guardavo più il desiderio di baciarla cresceva dentro di me, così decisi di assecondare il mio desiderio, che a quanto pareva era anche suo. Ci avvicinammo piano, facendo prima unire i nostri respiri, facemmo sfiorare le nostre labbra quel qualche istante, per poi staccarci, le emozioni erano troppe per riuscire a contenerle.

Restammo fronte contro fonte per non so quanto tempo, fin quando, lei, non decise di parlare: "Vorrei poter tornare indietro e manterene qualcuno in vita, pur di cedere la mia".

Vi piace? Vorreste più capitoli con il punto di vista di Diego? Secondo voi cosa vorrà dire Martina?

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