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"Devi portarmi da loro" urlò entrando nella sala da pranzo, sbattendo davanti a me dei fogli, facendomi sobbalzare. Deglutii quando vidi le foto "Io non lo so. Sono qui con te" risposi sperando che mi credesse "Sei una troia come tua madre" mi sussurrò all'orecchio prima di afferrare i miei capelli e portandomi a sbattere la faccia sul tavolo con una forza tale che quasi non mi sentivo più il viso "Dimmi dove sono" scandì le parole cercando di intimorirmi, il che mi fece ridere "Anche se lo sapessi" sorrisi divertita "Non te lo direi" ritornai seria tirando fuori dalla mia tasca il mio coltellino e conficcanfolo sul suo fianco, per poi estrarlo velocemente "Brutta stronza! Prendetela!" urlò dolorante accasciandosi. Fu tutta questione di attimi: scattai in avanti colpendo chiunque si mettesse sul mio campo visivo pur di arrivare all'ingresso e scappare. L'adrenalina a mille e le voci nel mio cervello non mi davano la possibilità di ragionare lucidamente, il mio unico scopo era quello di andare via e dovevo farlo a qualsiasi costo. Una volta fuori tutto sembrava andare a rallentatore, i colpi di pistola che partivano e mi martellavano il cervello che sembrava mi stesse per lasciare. Le mie gambe iniziarono a correre da sole per il bosco, non sapevo neanche io dove stessi andando, se ad un vicolo cieco o al traguardo, ma non importava, sapevo cosa dovevo fare: trovare Diego e Fabio prima che potesse farlo lui, dovevo arrivare prima, mi sarebbe bastato anche un secondo in più.

"Ti prego mamma, aiutami" sussurrai e quasi sembrò che lei lo stesse facendo davvero, ma purtroppo sapevo che non era così, era tutto frutto della mia immaginazione, lei non sarebbe mai tornata da me. La rabbia prese il sopravvento, facendomi accellerare senza un motivo ero già molto lontana da loro, ma non potevo fermarmi, non in quel momento almeno, il peggio era proprio dietro l'angolo ed io non ero del tutto pronta e preparata per mettere fine a tutto quello che quell'uomo aveva fatto a me e ai miei.

-"Martina lui è Diego" Walter aveva deciso di presentarli, era sicuro che Diego sarebbe riuscito ad entrare nel cuore della sua migliore amica e a farle cambiare visione al mondo. "Piacere" il ragazzo le sorrise porgendole la mano che lei strinse ma senza ricambiare il sorriso"-

Calde lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso appannando la mia vista, costringendomi a sbattere più volte le palpebre per evitare che mi scontrassi contro qualche albero "Mi dispiace così tanto" scossi la testa, saltando un ramo. Dovevo concentrarmi, non era il momento di pensare a cose passate...Peccato che le mie voci non la pensavano così.

-"Martina ti prego smettila!" urlò Diego, mentre la ragazza continuava a colpire insistentemente il volto di un ragazzo che aveva cercato di infastidire Diego, non sapeva perché lo stava facendo, ma sentiva che in qualche modo doveva farlo. "Cazzo fermati lo ammazzi!" urlò ancora Diego afferrando un braccio di Martina con la speranza di riuscire ad attirare l'attenzione della mora. Martina si fermò per un istante girando il volto verso il moro e notando che fosse in lacrime, tornò in sé, spostò lo sguardo sul ragazzo sotto di lei quasi senza sensi per poi riportarlo sul riccio. I sensi di colpa la presero in pieno, si alzò e si allontanò portando le sue mani piene di sangue nei suoi capelli, cosa gli diceva la testa? "Io... Io... Mi dispiace. Scusami Diego" disse senza guardarlo nemmeno per un secondo, voltandogli le spalle e correndo via-

"Quante te ne ho fatte passare. Mi dispiace Diè, io ci provavo con tutta me stessa, ma sono finita a deludere anche te, esattamente come ho deluso tutti. Ho deluso per fino Fabio" le lacrime si facevano sempre più copiose ed ormai avevo deciso di affidarmi completamente al mio istinto, non sentivo più niente. E quel niente mi faceva malissimo.

-"Lasciati aiutare" i due ragazzi erano nel salotto di Diego, il quale stava cercando di far capire a Martina che in un certo senso aveva bisogno di qualcuno, e si sperava con tutto sé stesso che lei volesse lui e non qualcun'altro. "Diego io..." scosse la testa la mora senza sapere cosa fare, la situazione che si era creata in casa sua la stava schiacciando, sembrava quasi non riuscire nemmeno più a pensare per la tensione "Non voglio farti del male, io non riesco a cambiare" alzò la testa lasciando che i suoi occhi verdi si incastonassero negli occhi grandi e marroni del ragazzo davanti a lei "Io non voglio che tu cambi" le afferrò una mano portandola alla sua bocca e lasciandole un bacio "Voglio aiutarti a liberarti, nient'altro, voglio solo che tu ti senta libera" le strinse forte la mano, avvicinandosi di più con il corpo a lei, desiderava tanto baciarla, tant'è che automaticamente poggiò una mano sul viso della ragazza "Ti prego, permettimi di provarci" le sussurrò, a pochi centimetri l'uno dall'altra, aspettando la conferma prima di poggiare le sue labbra su quelle di Martina, che nonostante aveva capito le intenzioni del riccio, trattenne il fiato per alcuni secondi, per poi lasciarsi andare. Si staccarono di poco "Va bene" annuì Martina mentre Diego sorrise sentendosi probabilmente l'uomo più felice del mondo in quel momento, ora tutto aveva più senso.-

"Cazzo avrei dovuto dirtelo che ti amavo, avrei dovuto prima di perderti. Perché non ti ascolto mai Fabio? Avevi fottutamente ragione, stavo scambiando l'amore che lui mi dava con l'odio che avevo dentro, senza pensarci. Che cazzo ho fatto?"

-"È finita" le parole taglienti di Diego, l'avevano ferita così tanto che era rimasta immobile a fissare la direzione in cui il ragazzo era scomparso poco dopo aver pronunciato quelle ultime due parole, senza aspettare una risposta da parte di Martina. Non reggeva più i suoi comportamenti, il suo continuo allontanarlo, ci aveva provato in tutti i modi ad aiutarla, lei gli aveva anche detto di amarlo, ma perché si comportava in quel modo? Diego non riusciva a capacitarsi, sembrava così sicura di farcela, di affidarsi a lui, ed invece faceva l'esatto opposto. Dov'era l'amore che lei gli dimostrava a modo suo? Perché dopo avergli detto "Ti amo" lo allontanava sempre di più? Che senso aveva quello che stava facendo? Sembrava quasi che a lei la cosa non toccasse minimamente, ma Diego, dentro di sé, separava con tutto il suo cuore che un po' stesse male anche lei. Non voleva accettare tutto quello eppure si era quasi sentito in dovere di farlo, non poteva più continuare così, mentre lei era sempre lì ferma, impassibile davanti a tutto.-

Faceva male ripensare a quel giorno, ma in quel momento mi stava dando la forza per continuare a correre, senza fermarmi. Dovevo salvarlo, ero io che dovevo salvare lui, non il contrario, e doveva essere così per sempre. Non potevo permettermi che lui mettesse mani sulla mia luce, no proprio non potevo.

-"Sei stata una cogliona, hai fatto scappare anche lui" era ormai sera, Martina era affacciata al balcone a fumarsi una canna, quando Fabio rientrò in casa e la raggiunse "Grazie papà, sempre di aiuto" sussurrò, stava male, era inutile negarlo o cercare di nasconderlo "Ascoltami, la vita è così, la tua natura è questa. Non posso dirti che hai ragione, sarei ipocrita, ma capisco bene che ti senti in dovere di proteggerlo ed infondo non hai fatto una scelta così sbagliata. Lo so che ti senti in colpa, ma pensa un po' al positivo. Lui ti cerca e se sapesse di Diego, ti farebbe il doppio del male se lo prendesse a differenza di qualsiasi altra persona a cui tieni." le disse avvicinandosi a lei e poggiando una mano sulla sua spalla "Diego è molto più che il tuo primo amore, Martina, lo so io e lo sai anche tu, solo che non vuoi cedere. Hai paura e lo capisco bene, fidati di me che hai fatto la scelta migliore... Se solo avessi potuto avrei fatto lo stesso con tua madre e te" Fabio si fermò per un secondo, sentendo il fiato mancargli, esattamente come gli mancava sua cugina "Papà..." provò a parlare ma fu interrotta da Fabio che riprese a parlare "Avrei dovuto proteggervi, e non lasciare che quella merda vi toccasse in quel modo" scosse la testa mentre delle lacrime rigavano il suo volto. Martina non sapeva cosa fare, non aveva mai visto Fabio così e gli faceva ancora più male di quanto non lo facesse negli anni passati prendendosela solo e soltanto con lei. "Ti voglio bene" disse spontaneamente per poi abbracciarlo-

Mi fermai a quel ricordo, le gambe mi dolevano così come i polmoni, mi appogiai con una mano ad un albero, ma proprio in quel momento la mia anima si staccò dal mio corpo, i miei occhi girarono facendomi avere la visione di sangue, tanto sangue, che macchiava a vista d'occhio le mie mani, che non erano proprio mie, sentivo che il corpo non era mio, ma che in qualche modo avesse un legame con il mio, nonostante sembrava così reale, come se effettivamente fossero mie, ero consapevole che ci fosse qualcun'altro al mio posto. E quando esse si girarono, ci misi un po' a mettere a fuoco quelle macchie nere, ma proprio quando ci riuscì che capii.

E come se fossi stata colpita da un secchio di acqua gelida tornai in me "PAPÀ!".

Manca poco.

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