Chapter 2.

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‹Mamma, ciao› dico il giorno successivo mentre mi imbarco sulla metro per andare al lavoro

‹Julia, come va?›

‹Tutto bene. Ho iniziato a lavorare›

‹Davvero? Che meraviglia! Che lavoro?›.

‹Si, come manager. Anche se adesso sono solo una sostituta, ma mi piace molto›

‹Manager di cosa?›

Mi guardo cautamente intorno prima di rivelarglielo. ‹Dei Jonas Brothers›.

Vedo delle ragazze che mi scrutano. Ecco perché ero abbastanza restia a non volerlo dirlo.

‹Sei felice?›

‹Si, sono felice. É uno dei miei lavori dei sogni› dico.

‹Ci passerei a trovare?›

‹Non lo so, se passiamo vicino Seattle, faccio un salto›

‹Fammi sapere›

‹D'accordo› e chiudo la chiamata. Non faccio neanche in tempo a mettermi le cuffie, che vengo accerchiata da un gruppo di adolescenti.

‹É davvero la manager dei Jonas Brother?›, mi chiedono, bloccandomi al mio posto

Costretta a confessare, affermo: ‹Sostituta, ma non posso dirvi nulla›

‹Ci serve solo la scaletta del concerto›

‹Che scaletta?›, faccio finta di non sapere

‹Quella del concerto che state organizzando»

‹Non l'abbiamo ancora stilata, ma poi non potrei condividerla. Vi prego non fate girare troppo la voce su questa notizia. Non vorrei perdere il posto»

‹Non diremo nulla, ci serve solo la scaletta. É urgente, é per la fanaction che gli stiamo organizzando›

Accetto il patto: la scaletta in cambio del loro silenzio. Anche se sono sicura che non servirebbe perché ci penserà la Jonas Enterprises a inserire il mio nome ovunque.

‹Vorrei essere coinvolta nella fanaction, se posso darvi una mano nel fare qualcosa che non potete fare per motivi privati, non esitate a contattarmi›, aggiungo, prima di scendere dalla metro.

Appena arrivata, José mi convoca per una riunione dove incontro i ragazzi. Pensavo subito che mi avessero scoperto per via di quelle adolescenti. ‹Scusate, non volevo farlo ma mi hanno costretto, io...›

‹Di chi parli?› chiede José

‹Io...niente. Che cosa ci facciamo qua?›

‹Dobbiamo stilare la scaletta. Mancano tre giorni. A proposito hai preparato la valigia? Domani si parte›

‹Nessuno mi ha detto nulla, però io sono sempre stata una che fa le cose di corsa, quindi non sarebbe la prima volta che faccio una valigia all'ultimo momento›.

Dopo aver discusso la scaletta del concerto, la stiliamo insieme. Le loro canzoni vecchie, quelle nuove, e qualche richiesta dei fan. Una scaletta pensata con cura. Una volta ultima, la rileggo ad alta voce. «Allora, che ne dite? Va bene?›

‹Sì, è perfetta!› esclamano.

Al termine, José mi sorprende quando nomina il mio rettore dell'università. «Conosci il rettore?›

‹Certo. Mi ha parlato di te e mi ha detto che eri una in gamba. Dovevo documentarmi, mica assumere una a caso›.

Decido di farci troppo  e vado a fotocopiare la scaletta, per dargliela una in copia anche quelle ascolescenti conosciute in metro.

Nel pomeriggio chiedo un'ora di permesso per  preparare la valigia. ‹A che ora dobbiamo essere in aeroporto?› chiedo

Joe scoppia a ridere

‹Che cosa ho detto di così divertente?› chiedo innervosendomi

‹Ti passiamo a prendere noi per le dieci»

‹Di sera o di mattina?› chiedo

‹Una manager più sveglia non la potevi trovare?› dice all'improvviso Joe

Lo fulmino con lo sguardo. ‹Okay, mi farò trovare pronta› dico ed esco. Sulla porta mi aspettano le ragazze di stamattina. Mi guardo intorno prima di tirare fuori la copia della scaletta. ‹Mi raccomando non una parola con nessuno. Altrimenti, mi ammazzano›

‹Grazie millez sei un tesoro› dice una ragazza riccia, credo che sia l'organizzatrice di tutto quanto. Le saluto e torno a casa.

Steph ancora non è rientrata e di solito non rientra prima delle sei del pomeriggio. Lei lavora per una casa editrice. É troppo sprecata per quel lavoro. Se non fosse per la sua stupida insicurezza, a quest'ora sarebbe una delle migliori scrittrici d'America.

Vado in camera mia e tiro fuori una valigia media. Non sapendo che temperatura potrei trovare, mi porto un po' di tutto. Appena Steph fa il suo rientro, io stavo  facendo l'ultimo check della valigia.

‹Visto che parto domani, sushi stasera?›, propongo.

***

I ragazzi mi passano a prendere alle 10 in punto e io sono già pronta, guardando fuori dalla finestra. ‹In bocca in lupo, Julia› dice Steph

‹Grazie›

‹E stai attenta all'unico Jonas single›, aggiunge con l'occhiolino

Le faccio una smorfia scherzosa e mi avvio giù con la valigia. Alla fine, mi aiuta Kevin mettendola nel portabagagli. Lo ringrazio mentre salgo nel van,  dove vedo Joe dormendo occupando tre posti, e Nick anche lui addormentato ma su uno solo. ‹Come fai a sopportarli?›, chiedo a Kevin

Kevin alza le spalle. ‹Sono sangue nel mio sangue›

‹Qual è la prima tappa?›

‹Florida, Los Angeles›

‹Adoro quella città›, dico, abbassando la voce per non svegliare i due belli addormentati.

Non si svegliano neanche quando ci fermiamo in autogrill per la pausa pranzo. Così io e Kevin decidiamo di fargli uno scherzo: lui avrebbe svegliato Nick ed io Joe, giusto per farmi odiare un  po' di più. Prendo la mia bottiglietta d'acqua e verso qualche goccia d'acqua sul viso di Joe. Lui si muove per asciugarsi, ma senza svegliarsi, così alla fine gli verso tutta in piena faccia. Si alza di colpo, mi fulmina con lo sguardo poi si toglie la maglia restando a petto nudo. Mi mordo il labbro, cercando di non guardarlo.

Sarò anche fidanzata, ma gli occhi per guardare li ho ancora e devo dire che Joe ha un fisico fantastico. Esco dal van mentre Joe apre la valigia e tira una maglia nuova, poi ci raggiunge fuori.

‹Tu me la paghi› mi dice avvicinandosi poi mi supera per ordinare il suo pranzo.

Io faccio finta di niente e lascio correre.

‹Una domanda: io ho la mia stanza personale in albergo, vero? Sapete, sono una donna e ho bisogno della mia privacy› dico.

‹Questo è un tasto dolente, almeno per questa volta›

‹Cioè?›

‹José si è sbagliato e invece di prenotare una tripla e una singola, ha prenotato due doppie›

‹Quindi?› dico

‹Tu dovresti stare con Joe›

Il destino mi vuole male. Mi sta punendo, altrimenti non trovo altra spiegazione.

‹La mia fidanzata potrebbe arrabbiarsi se sapesse che dormissi con un'altra ragazza. Già stiamo in crisi›, dice Nick, cercando scuse.

Guardo verso Joe che alza le spalle, segno che a lui non interessa.

‹Ok, per questa volta facciamo così, ma dalla prossima volta le camere le prenoto io. Infondo, sono la manager›.

Per fortuna non passeremo molto tempo insieme in camera. Al massimo due ore, giusto il tempo di cambiarsi. Quindi la convivenza non dovrebbe essere così male.

Strangers [Jonas Brothers]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora