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Arianna

Greta: allora io direi di prendere questo, segnati il numero.

Arianna: ma non è troppo grande? Camera mia è piccolina mi occuperà solo lei occupa metà spazio.

Greta: tieni conto che quella che hai adesso è molto più grande di questa.

Arianna: si ma è più alta.

Greta: senti prendi quello che vuoi dobbiamo fare ancora un sacco i giti.

Quando io e Greta usciamo finisce sempre così, io e lei che litighiamo perché abbiamo gusti completamente diverse. A lei piace il bianco a me il nero, non troviamo mai il grigio solo rare volte.

Greta: secondo te questi cuscini stanno bene in camera mia?

Arianna: allora...mmm...quello rosa si ma non lo prendere troppo grande.

Greta: ma l'altro mi piace.

Arianna: Gre perché mi chiedi sempre consigli se poi fai di testa tua?

La lascio alla ricerca del cuscino perfetto e vado a sedermi su una delle tante poltrone. Passare il tempo all'Ikea è bellissimo, ci passerei delle ore senza stancarmi mai. Quando vivevo con mio papà andavo spesso con la compagna di mio papà e insomma mi interessavano le cose più futili, come il cibo, tazze e candele, mentre adesso le prime cose che mi interessano sono quelle più importanti per la casa.

Accendo il telefono e chiamo Patrick,a quest'ora dovrebbe aver finito allenamento.

"ciao amore"

"ciao piccola allora come va lo shopping?"

"guarda Greta sta diventando insopportabile siamo qua da 2 ore e ci mancano ancora un sacco di cose da fare"

"allora lo dico a Davide di farla rilassare un po'

"ho capito cosa intendo e non in casa nostra"

"aspetta eh...DAVIDE QUESTO WEEKEND TIENITI LIBERO, avvisato"

"che stupido che sei, appena torno devo incominciare a mettere apposto camera"

"con tutta la roba inutile che hai ci metterai dei secoli"

"ah ah ah sto morendo dal ridere, vieni da me stasera?

"certo, devo andare il mister ci sta chiamando e non so il perché"

"ci vediamo stasera, ti amo"

"ti amo piccola"

Mi alzo dalla sedia e sospiro, pronta per andare dall'uragano Greta.
...
Entro in camera mia e butto tutto le buste sul letto, mi tolgo la giacca e indosso qualcosa di comodo per iniziare questo pomeriggio di pulizie della scrivania. Il nostro obbiettivo era quello di prenderne una nuova, ma come sempre siamo uscite con tutt'altro.

Mi metto davanti ai cassetti e cerco di buttare più roba possibile. Mi piace davvero tanto scavare nei miei ricordi, soprattutto materiali. Noto una scatola, la prendo e la apro. Dentro ci sono tutti i miei diari segreti e vari disegni ma noto un foglio un po' ingiallito, lo prendo e solo ora ricordo cosa sia. Leggo 3 gennaio 2014.

Le lacrime incominciano a scendere e devo sedermi se non voglio cadere. Pensavo non averla porta, pensavo di averla buttata. L'avevo scritta dopo neanche 2 mesi dal mio incidente, avevo voglia di descrivere quel momento, come mi sentissi pensando per un momento di conservarla per il futuro ma l'avevo buttata subito.

La apro e incomicio a leggere tra le righe.

" oggi è il 3 gennaio 2014 e ho passato il mio primo capodanno in ospedale. Greta e Aurora l'hanno passato con me, hanno portato festoni e lucine anche se le hanno sgridate. Il mio papà mi ha portato del cibo dal casa,ma non ero felice. Per tutta la serata non ho fatto un sorriso, volevo solo andarmene da questo posto, andare a divertirmi con i miei amici e non pensare di non potermi alzare da un letto. Ho tanti fili attaccati al corpo, con tante fasce e le gambe doloranti. 1 mese fa mi hanno detto che non potrò più praticare ginnastica artistica, ho finito le lacrime che ho in corpo. Tutti cercano di tirarmi sul il morale ma non sanno nulla. Una persona che rischia l'uso delle gambe non può essere felice. Una persona che ha già subìto tre interventi in poco tempo non può essere felice. Una persona che non esce da quest'ospedale da 2 mesi non può essere felice. Una persona che ha rischiato la vita non può essere felice. Mi sento così impotente. A 15 anni mi sono ridotta così, non immagino fra 3/4 anni, se ci arrivo. Ogni giorno mi fanno tantissimi esami e visite, dicono tante cose che non mi piacciono. Voglio solo ritornare a scuola con i miei compagni e pensare alla mia vita, invece che sperare di sopravvivere. Da grande voglio andare a vivere in un altra città e incontrare tutto il Milan ma sarà solo un sogno. Spero che un futura me leggerà questa lettera e che abbia mandato a fanculo l'incidente."

Il foglio è cosparso di lacrime e sembra un film. Tutto quello che c'è scritto è reale, mi sentivo davvero così. Tutti i giorni. Pensavo di aver mandato a fanculo l'incidente ma non è cosi perché ormai è diventato parte di me.

•Il calcio come metafora della mia vita•P.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora