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Arianna

Ma quanto è bello svegliarsi accanto a Patrick, con lui che ti stringe il suo braccio sulla tua vita per tenerti più stretta e il suo respiro sulla tua spalla? Mi sembra di vivere un sogno, forse sembro un po' esagerata, ho sognato questo momento da tutta la vita, lo so, sono una romanticona.

Sono circa le 9:30 e Patrick sta ancora dormendo, sembra un angelo, ha labbra socchiuse carnose e il respiro regolare, non voglio assolutamente svegliarlo. Siamo in una posizione strana, io completamente stesa su letto con un cuscino sotto il ginocchio e lui a pancia in giù con un braccio sulla mia vita e testa sulla mia spalla, mentre gli passo la mano tra i capelli.

Suona il telefono e facendo meno rumore possibile lo prendo, è Greta, dopo le risponderò, non può nemmeno credere quello che è accaduto. Patrick incomincia a stiracchiarsi ed io continuo a guardarlo incantata.

Patrick: buongiorno piccola.

Ecco se continua così potrei sciogliermi in questo momento.

Arianna: buongiorno.

Si avvicina a me e mi dà un bacio, lento e tenero.

Patrick: dormito bene?

Arianna: benissimo è da tanto che non dormivo così, senza problemi.

Patrick: dai ammettilo che è solo grazie a me.

Arianna: sai essere egocentrico anche di prima mattina.

Insieme ridiamo e continuiamo a farci dispetti, ma forse è per questo che siamo così affiatati.

Arianna: mi aiuti a cambiare fasciatura? Le cose sono nella borsa

Patrick: certo.

Si alza dal letto e va a prendere la medicazione ed io intanto mi concentro sulla sua camera. E' più piccola di quanto immaginassi. Appena entri sulla sinistra trovi il letto e sul muro l'armadio, davanti al letto una piccola scrivania e sopra una mensola con tutte le sue medaglie e trofei e le pareti sono tutte rosse tappezzate da poster e quadri

Patrick: sai è la prima volta che porto una ragazza a casa mia, non le ho mai considerate importanti abbastanza e te dopo solo qualche mese mi hai completamente stravolto.

Arianna: era da tutta la vita che ti aspettavo a finalmente sei arrivato.

...

E' pomeriggio inoltrato e fuori ha incominciato a diluviare. Amo stare sul divano con una coperta e pensare. Io e Patrick siamo sul divano a guardare un film e giuro ci resterei per tutta la vita ma non lo sto seguendo più di tanto e mi giro verso di lui.

Arianna: dato che oggi 21 maggio è passato un anno dal tuo esordio in Serie A con il Milan, ho deciso di farti un regalo.

Patrick: un regalo?

Arianna: ti voglio dare il mio elastico, quell'elastico.

Patrick: no è troppo importante per te.

Arianna: ti prego voglio che tu lo prenda e che lo tenga sul polso.

Patrick: perché l'hai fatto?

Arianna: devo dare un taglio al mio passato, non posso più stare male ed è per questo che devi sapere tutta la storia di quello che mi è accaduto.

Patrick: sai non di essere obbligata a farlo.

Arianna: lo so benissimo ma te sei il mio rifugio e mi posso confidare con te, se la prima persona che non ha vissuto con me quest'esperienza a cui dico tutta la storia.

Prendo un respiro profondo e a fatica incomincio a parlare.

Arianna: fin da piccola sono sempre stata una bambina molto attiva, non stavo mai ferma. Alla fine dell'asilo incominciai a fare acrobazie molto a caso, scoprendo di essere molto elastica quindi all'età di 5 anni i miei genitori decisero di iscrivermi a ginnastica artistica, all'inizio non ero molto convinta ma andando sempre più avanti me ne innamorai completamente. Volevo andare ogni giorno ad allenarmi e quelle 2 volte a settimana non mi bastavano di certo. La mia allenatrice notò in me molta bravura quindi mi aggregai con il gruppo delle bambine 1 anno più grandi di me, può sembrare poco ma l'intensità dell'allenamento cambia notevolmente e non potevi restare indietro. . Al primo anno delle medie mi convocarono per le provinciali, regionali e così via. Non pensavo a niente quando mi allenavo era la mia via di fuga, quando ero triste oppure dopo una giornata pesante andavo in palestra e mi sfogavo. Però all'età di 12 anni mia mamma decise di abbandonarci e farsi una nuova vita con un imprenditore e la sua stupidissima figlia viziata, per me quell'anno fu uno tra i più difficili della mia vita, prendendo in considerazione di mollare tutto. Mio papà aveva seri problemi economici e mi sentivo seriamente in colpa ma con l'aiuto della palestra siamo usciti da questo brutto periodo. Capisci perché tutto ciò è stato importante per me? Mi hanno aiutata quando non avevo più niente. L'ultima gara che feci è diventata importante per me perché usai proprio quest'elastico ed è l'unico ricordo materiale che ho, quel giorno era eccitatissima, mi ricordo che stavo guardando una partita del Milan e mio padre mi aiutò a prepararmi, ma ovviamente mia madre non c'era. Se avessi passato le qualificazioni avrei partecipato agli Europei a Berlino e ci riuscì davvero e avevo ancora due mesi per allenarmi. - cerco di trattenere le lacrime- avevo 15 anni ed ero al secondo anno di superiori e conciliare scuola e allenamento è stato difficilissimo, la mattina andavo a scuola, tutti i pomeriggi mi allenavo e studiavo di notte. Era davvero molto stressata più si è aggiunto il divorzio ufficiale dei miei. Mio papà ha fatto degli sforzi incredibili per portarmi quindi mi proposero di andare a Brescia ad allenarmi, una tra le più importanti palestre per gli esordienti ma non accettai, non volevo stare lontana da casa. Era novembre ed un sera restai in palestra per un'ora in più dovevo fare la trave perfetta, dato che era il mio punto debole. Stavo attraversando la strada ed una macchina a circa 100 km orari mi investii lasciandomi là per terra, questa persona era ubriaca e senza patente e dopo è andato a schiantarsi contro un albero. Sentivo solo le ambulanze, delle urla e sangue, tanto sangue. Mi portarono in ospedale dove restai in coma per 1 settimana. Questo mio incidente fece il giro dei telegiornali e dei siti web. Mi ricordo che io volevo aprire gli occhi, volevo parlare, volevo muovermi ma non ci riuscivo. Quando finalmente mi risvegliai tutti erano increduli, avevo il 5% di possibilità di sopravvivenza ma è da qua che è incominciato il mio calvario. Il dottore si avvicinò a me e mi disse che non potevo più allenarmi in palestra. Li mi cadde il mondo addosso, la mia vita era completamente finita. Solo con l'aiuto dei miei amici e familiari io adesso sono qua. Sono stata ulteriormente fortunata perché in questo momento io potevo ritrovarmi senza gambe o paralizzata ma appena arrivata hanno fermato l'emorragia e hanno fatto di tutto per salvarmi. Dopo tanti interventi e circa 5 mesi in ospedale finalmente esco e dovevo ricominciare a vivere daccapo. Incominciai fisioterapia e riabilitazione e per tutto il periodo usai una sedia a rotelle e poi stampelle. Ho ancora tutte le cicatrici sul corpo, che non andranno più via sono come un tatuaggio. Il dottore mi disse che non potevo più fare allenamenti a livello agonistico ma solo in modo sporadico. Ho dovuto abbandonare l'idea degli Europei, dei Mondiali e chissà delle Olimpiadi. Un giorno dopo circa 2 anni ritornai a fare qualcosa ma alla fine di un esercizio a corpo libero, atterrai per terra con entrambe le ginocchia rompendomi in entrambe il crociato e da lì non ho voluto più sentir parlare di ginnastica artistica. Mi resi anche conto che molta gente ha una doppia faccia e le persone più importanti non c'erano e non volevano andare in giro con me per la vergogna ma quando ho dovuto fare interviste erano i primi a stare vicino a me. Con lei adesso ho un rapporto di amore-odio ma resterà per sempre la parte più importante di me. Nemmeno un anno fa decisi di fare un tatuaggio dietro al collo con scritto "Like a bird set free", perché quando mi allenavo mi sentivo libera e mi rendeva felice. Volevo andarmene da Bologna avevo troppi ricordi negativi, dovevo e volevo cambiare aria, quindi presi casa a Verona, forse è anche per questo che adesso voglio essere indipendente da tutto ma è da quando conosco te che ho ricominciato a vivere.

Dopo il mio discorso sono in lacrime e mi rifugio nell'abbraccio di Patrick che rimane zitto, perché in questo momento il silenzio vale più mille parole.

•Il calcio come metafora della mia vita•P.CDove le storie prendono vita. Scoprilo ora