Chapter 47

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Dopo aver accompagnato Maya, il resto del pomeriggio passa velocemente e molto intensamente. Cameron non ha fatto altro che regalarmi le sue attenzioni, mi ha coccolata per tutto il tempo. Mi ha trattata come una principessa e più volte ho avuto la tentazione di chiedergli perché ha scelto proprio me, perché mi tratta così e  se me lo merito. Ma poi ho deciso che non era affatto giusto distruggere la bolla che si era creata perché anche se io non lo avessi fatto prima o poi  sarebbe scoppiata da sola. Invece, ancora una volta mi sono sorpresa di quanto noi, come due pezzi di un puzzle, ci incastrassimo così bene da non trovare nulla che possa dividerci e questa cosa, come molte altre cose belle, mi fa tremendamente paura.

Abbiamo cenato insieme in un semplice fast food, dove nonostante l'odore di frittura e il chiacchiericcio delle persone  era come se ci fossimo solo noi. Soli, ma insieme. Mentre intraprendevamo milioni di argomenti, ma non ne concludevamo nemmeno uno perché le risate e i gesti infantili ci interropevano. Anche adesso che mi ha portata qui, su questo tetto, a guardare le stelle percorro con la mente lui e gli ultimi mesi che mi hanno stravolto la vita. Percorro tutto nei minimi dettagli e ripenso al collage, ripenso all'estate, a noi.
A quanto stasera sono spensierata e felice. Già! Felice, è difficile esserlo o almeno sentirsi felici. La felicità non è cosa da poco, come l'amore, va cercata e creata non bisogna accontentarsi, non bisogna arrendersi. Fin quando ci provi, sai che prima o poi la raggiungerai. La felicità è nelle persone che ami e che ti stanno attorno, sta nei piccoli e minimi gesti, sta nella quotidianità, anche la più noiosa, sta dentro di te o cammina accanto a te.

Quando siamo saliti su questo tetto, dove lui mi ha confessato di essersi rifugiato delle volte e di sentirsi quasi un tutt'uno con il cielo, mi ha posto una domanda a cui io non ho ancora dato risposta. Me ne sto qui fra le sue braccia, sdraiati sul tetto freddo con lo sguardo rivolto verso quel cielo blu, stasera particolarmente stellato, a riflettere su ciò che mi ha chiesto. 
"Siamo tutti sotto lo stesso cielo. Ti sei mai sentita vicina a qualcuno alzando soltanto lo sguardo verso l'alto?" Ha mormorato quasi impercettibilmente, gli occhi verdi brillavano quasi quanto le stelle e riflettevano un solo nome, quello di suo padre, che io ancora non conosco e non ho il coraggio di chiedergli. Lo conosco abbastanza da sapere che nonostante l'amarezza e la rabbia nei suoi confronti si senta più vicino a lui guardando le stelle.

"Spesso qualche mese fa mi capitava di sedermi sul portico di casa mia ad osservare le stelle. Mi hanno sempre affascinata, le ho sempre viste come qualcosa di lontano ed irraggiungibile, ma poi inevitabilmente quando le guardavo attentamente mi sentivo vicina a loro e pensavo che ogni stella brillasse per qualcuno. E io quando le guardavo pensavo che le stelle più luminose rispecchiassero la luce di Maya e di mia madre" sospiro e gli regalo un timido sorriso.
"Questo era per rispondere alla tua domanda. Io penso a mia madre e a Maya quando osservo le stelle o semplicemente questo cielo buio, che a volte fa paura" mormoro con voce calma e pacata. Sembra una follia condividere pensieri così intimi, ma mai quando sai con chi li condividi.  Sento il suo sguardo addosso ed è un qualcosa di così intenso da mettere i brividi, sembra rapito dalle mie parole o dal semplice movimento delle mie labbra rosa. In questo momento parlerei anche della cosa più stupida pur di ricevere un altro sguardo come quello.

"Io penso e pensavo a mio padre, Alex. E mi sembra una cosa dannatamente sbagliata perché nonostante tutto credo che mi manchi" sussurra come se avesse detto qualcosa di sbagliato, sbuffa un sorriso stanco, quasi questa conversazione stia diventando difficile da affrontare per lui.
"Cam non è sbagliato che ti manchi, ma credo che non ti manchi proprio lui, ma l'idea di avere una figura paterna diversa da quella che hai avuto e ti capisco perché anche io penso che mia madre mi manchi, ma poi capisco che non la conoscevo, non ho nessun ricordo di lei quindi mi manca l'idea di avere una figura materna. Non mia madre stessa." Lascio andare la testa contro la sua spalla in modo da poterlo guardare negli occhi e sorridere nel vederlo con la mascella contratta, il labbro inferiore fra i denti e lo sguardo corruciato rivolto verso l'alto, sembra davvero un bambino. Sembriamo così diversi visti da fuori, di mondi opposti eppure siamo più simili di quanto crediamo e il solo fatto di avere il coraggio di parlare dei nostri pensieri dimostra quanto noi ci fidiamo l'uno dell'altra, di quanto riusciamo a capirci, anche  senza parlare.
Perché so che sembra stupido ma è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, parlano più di mille parole e soprattutto non mentono mai.
Guardando i suoi occhi riesco a vedere i sentimenti più puri e nascosti, i pensieri più cupi, le insicurezze, le fragilità. Riesco a leggerlo dentro.

"Se avessi la possibilità di dire qualcosa a tua madre cosa le diresti?" Mi chiede con un pizzico di timore, ha paura di toccare il tasto sbagliato, ma evidentemente non ha ancora capito che con lui voglio affrontare tutto, dall' argomento più facile a quello più difficile.
"In realtà penso che se provassi a parlarle, anche solo andando a trovarla, lei mi ascolti. Se davvero c'è un posto lassù, se le dicessi quanto mi sarebbe piaciuto conoscerla lei mi ascolterebbe"  rivelo nel silenzio di questa notte, che per una volta nella mia vita sto condividendo con qualcuno di veramente speciale.
Penso davvero che ci sia un posto dove la nostra anima viene accolta dopo la morte, il paradiso, e da lassù spero che anche se non le parlo la mia mamma mi ascolti, ascolti i miei pensieri.

"Non sei mai stata sulla sua tomba, vero?" Chiede ancora e sembra davvero curioso di scoprire altro, di scovare i miei pensieri più intimi e io glielo lascio fare senza oppormi o alzare barriere che per anni hanno rovinato il mio modo di relazionarmi agli altri.
"Non ne ho mai avuto il coraggio. A volte credo di essere una codarda, non ho il coraggio di affrontare nulla" una lacrima mi solca la guancia quando mi rendo conto di sembrare davvero una codarda.
"Lex, tu sei bellissima così come sei. Non sei una codarda e il coraggio non ti manca, ma hai semplicemente paura, come tutti d'altronde" sorride con sincerità e io gli rubo un bacio che man mano diventa sempre meno casto. I nostri denti si scontrano, le nostre lingue si rincorrono e le nostre labbra si mordono. Tutte le emozioni che provo quando mi bacia si intensificano ogni volta di più, quello sfarfallio nel mio stomaco si fa sentire sempre di più e la pelle rabbrividisce e si surriscalda ovunque lui poggi il suo tocco leggero.

"Cam io... " appoggio la fronte alla sua senza smettere di sorridere, ma non ci riesco, non riesco a confessargli che lo amo perché forse lui non prova lo stesso o non è ancora pronto ad una confessione di questo genere, ad aprire il suo cuore. Ed io non posso far altro che aspettarlo e amarlo in ogni mio gesto, in ogni mia parola sempre di più.

Take me away with you! | In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora