Chapter 39

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Apro lentamente gli occhi, che insicuri si guardano attorno nella stanza buia. Cameron mi stringe in un abbraccio e la mia testa è poggiata sul suo petto muscoloso, mentre siamo avvolti nelle lenzuola leggere del suo letto. Ancora assonnata sorrido al ricordo della notte precedente. E' stato tutto perfetto ed io mi sono sentita al sicuro sotto il suo tocco delicato, ma non sono sicura di quello che siamo io e lui, non sono sicura che ci sia un noi nonostante ciò che è accaduto stanotte.

Improvvisamente la porta si spalanca lasciando entrare uno spiraglio di luce, proveniente dal corridoio, grazie al quale riesco a distinguere la figura di Cassidy.
"Cameron" urla, entrando velocemente e imprecando un minuto dopo essere inciampata nei nostri vestiti disparsi sul pavimento della stanza.
 "E' tardissimo, dobbiamo andare a scuola" urla ancora, spalanco gli occhi e le guance iniziano a colorarsi a causa dell'imbarazzo.
Cameron mugugna qualcosa di incomprensibile stringendo gli occhi e avvolgendomi ancora di più mentre io, che ho come unico desiderio quello di sparire, mi siedo sul bordo del letto ancora avvolta nel lenzuolo bianco. 

"Oddio! Io... Io.  Alexandra, Cameron" deglutisce rumorosamente, spostando lo sguardo dal pavimento a noi freneticamente.
"Cazzo Cassidy! Vattene" urla Cameron infastidito, spalancando gli occhi alla sua vista e spostando lo sguardo su di me, rivolgendomi un mezzo sorriso, che non so come interpretare dato che i ricordi della sera precedente sono ancora vividi nella mia mente e ho paura di ciò che succederà. "Scusami se non mi hai avvisata che avevi un ospite" ridacchia imbarazzata, correndo fuori la porta e facendo aumentare il mio imbarazzo.

Mi alzo e inizio a vestirmi velocemente. Sento lo sguardo di Cameron addosso e ciò non facilita i miei movimenti impacciati. Una volta finito, mi giro verso di lui e, come sempre, rimango incantata dalla sua figura; i capelli castani gli ricadono sulla fronte disordinati, gli occhi verdi brillano, un bellissimo sorriso malizioso dipinge le sue labbra sottili, il lenzuolo lo copre dai fianchi in giù lasciando intravedere il torace scolpito. Alzo lo sguardo per incontrare nuovamente i suoi occhi e lo vedo sorridere compiaciuto, ovviamente si è accorto di come lo fissavo.

"Ehm... io ti aspetto di sotto" mormoro, distogliendo lo sguardo e uscendo dalla stanza ancora molto imbarazzata. Arrivo in cucina, dove la madre di Cameron sta preparando la colazione mentre la sorella sogghigna non appena mi nota.
"Buongiorno" mormoro, sedendomi accanto a lei. Spero che Cameron mi raggiunga in fretta.
"Buongiorno cara" mi saluta gentilmente, offrendomi una tazza di latte e dei pancake deliziosi. Mi ricordano quelli della nonna, che io tanto adoro. Finalmente Cameron entra in cucina, saluta con un bacio sulla guancia sua madre e fa la linguaccia a Cassidy, che sorride beffarda.
"Mamma puoi gentilmente dire a Cassidy di non entrare in camera mia senza bussare?" chiede infastidito, sorseggiando del caffè. Adoro il rapporto che ha con sua sorella e con sua madre e per certi versi lo invidio perché anche se con i miei fratelli adesso ho un rapporto meno conflittuale, quando stiamo insieme non alleggia tutta questa spensieratezza nell'aria.

"Oh! Quindi voi due avete dormito insieme?" Esita, spostando lo sguardo da me a lui, che annuisce indifferente.
"Avete solo dormito?" chiede ancora, timorosa di una risposta. Il latte mi va di traverso a sentire quelle parole e inizio a tossire mentre Cameron fulmina con lo sguardo sua madre, che alza le mani in segno di resa e torna a mangiare il suo cornetto al cioccolato.
"Mamma è ovvio che non hanno solo dormito" continua Cassidy indicandoci. Da fuori la situazione è più che buffa, ma io sto per morire a causa dell'imbarazzo mentre lui ridacchia e le fulmina con lo sguardo. 
"Cassidy!" urla sua madre, portandosi una mano sul petto.
Non oso immaginare la reazione di mio padre non appena saprà che ho passato la notte da lui senza nemmeno avvisare, di certo il mio amato papà non si limiterà a fare domande, ma ci sarà l'aggiunta di una ramanzina degna di nota.

"Che c'è? E' la verità" alza gli occhi al cielo e fa la linguaccia a suo fratello.
"Se dici un' altra parola ti ammazzo" la minaccia lui, facendomi sorridere perché so che non ne sarebbe capace. Sua madre osserva la scena sorridendo e quando incontra il mio sguardo mi fa un occhiolino, arrossisco subito capendo a cosa sta alludendo.
"Tutti quei vestiti sparsi per la camera e il letto sfatto ne sono la prova." A quanto pare non ha intenzione di fermarsi e ciò non fa altro che aumentare il mio imbarazzo, ormai giunto al limite. "Perché lo stai facendo?" gli punta il dito contro e stringe gli occhi in due fessure.
"Mi sembra più che ovvio. Non mi hai lasciata andare al cinema ieri" quasi urla, facendolo sbuffare. Sono davvero buffi i loro litigi, sono un botta e risposta interminabile.
"Volevi andarci con quel tipo poco raccomandabile" continua lui contrariato, ed è più che evidente che è geloso della sua sorellina.

"Non lo conosci nemmeno Cameron" urla alzandosi. Forse stanno parlando del ragazzo di cui Cassidy mi aveva parlato il giorno del mio compleanno, anche a me non è sembrato un bel tipo dopotutto. "So abbastanza per... " viene interrotto dalla voce dolce di sua madre che gli intima di smetterla, anche perché penso sarebbero andati avanti all'infinito quei due.
"Si è fatto tardi, perché non accompagni Alex a casa?" chiede lei e io subito sposto lo sguardo sull'orologio, notando che è davvero tardi. Oggi pomeriggio c'è l'udienza e sento già l'ansia attanagliarmi lo stomaco al pensiero di sentire ciò che il mio ormai ex migliore amico ha da dire, spero che ciò non ribalti la situazione a sfavore di Maya, che merita giustizia per i tre anni che è stata lontana dalla sua vita a causa loro. Mi ero persa, nuovamente, in quei pensieri e non avevo notato che Cameron si è alzato per raggiungere la porta.
"Andiamo?" mi chiede, facendo congiungere le nostre mani e tornare il ricordo della sera precedente quando insieme stesi sul letto erano unite come i nostri corpi. Da quando mi sono svegliata la domanda che mi pongo è sempre la stessa; che cosa siamo? Insomma ieri era quello che volevo e lo volevo con lui, ma non sapere se siamo davvero una coppia mi fa stare male.

"C'è qualcosa che non va?" mi chiede, una volta saliti in macchina. Non so se chiederglielo o meno, forse penso troppo, mi soffermo troppo su pensieri stupidi, forse sono soltanto delle mie paranoie che non devo trasmettergli. Anche se non siamo niente ciò che è successo per me è stato fantastico, ma forse per lui non è stato così perché non prova per me ciò che io provo per lui, anche se è assurdo perché mi ha sempre dimostrato che gli piaccio.
"No, va tutto bene" mormoro infine, notandolo guardarmi di sottecchi mentre appoggio la testa al finestrino sospirando.
"Sei sicura?" aggrotta le sopracciglia, forse cerca di decifrare la mia espressione afflitta, annuisco e lui sembra capire che non mi va di parlare.
"Oggi c'è l'udienza, vero?" il suo tono di voce cambia, sembra quasi arrabbiato o semplicemente non gli va di venire, e mi dispiace perché lo vorrei al mio fianco anche oggi, sembra che lui riesca a tranquillizzarmi, per non parlare di quando mi afferra la mano infondendomi forza e sicurezza. Annuisco e lui assume ancora una volta un cipiglio confuso, ma non fa in tempo a chiedermi nulla perché parcheggia l'auto sul vialetto di casa mia. Gli sorrido insicura e appoggio la mano sulla maniglia pronta ad uscire, ma non posso lasciarlo così, penserebbe che mi sono pentita di ciò che è successo e non voglio perché non è così.

Mi giro verso di lui. Ha le mani ancora salde sul volante e gli occhi preoccupati fissi sulla mia figura. Continuo a ripetermi che posso farcela e che non devo vergognarmi di mostrare le mie insicurezze.
"Cameron, cosa siamo? Cioè... beh, nel senso io e te. Ehm, ecco c'è un noi? Insomma siamo una coppia oppure io ho frainteso ciò che è s-successo ieri? Perché se è così per piacere dimmelo, ho bisogno di saperlo" balbetto, mandando giù con difficolta il groppo che mi si è formato in gola in attesa di una sua risposta. Come sempre sorride, quel sorriso fantastico che mi incanta. Avvicina il suo viso al mio, mi accarezza le guance delicatamente e mi regala un bacio dolce e intimo sulle labbra. Sono ancora confusa mentre lui continua a far incontrare dolcemente le nostre lingue.
Dopo qualche minuto, si stacca da me, appoggia la sua fronte alla mia e mi passa una mano fra i capelli. "C'è un noi Lex" sussurra, sorridendo contro le mie labbra e finalmente mette fine ai miei dubbi asfissianti.

Take me away with you! | In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora