Chapter 6

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Alle 4:30 sono in macchina con Cameron. Odio i viaggi in macchina con persone che a malapena conosco, sono imbarazzanti, almeno per i passeggeri, mentre per il guidatore non molto, dato che presta tutta la sua attenzione alla strada. Infatti, a colmare il silenzio nell'abitacolo è una canzone che trasmettono alla radio, di cui non so neanche il nome, ma che mi ritrovo a canticchiare per distrarmi. Quando la canzone termina, Cameron cambia stazione, dove adesso ne trasmettono un' altra che, per mia fortuna, conosco benissimo.

'Thunder' degli Imagine Dragons.

Cameron inizia a cantare a squarciagola invitandomi a farlo con lui, scoppio a ridere quando stacca una mano dal volante stringendola in un pugno e portarsela alle labbra a mo' di microfono.
"Oh dio! Ho bisogno di riprendere fiato" dico, portandomi una mano al petto e respirando lentamente. Abbiamo cantato con tutto il fiato che avevamo in corpo.
"Non pensavo ti piacessero gli Imagine Dragons" afferma sorpreso, chiudendo con il telecomando la macchina, che ha parcheggiato sul vialetto di una villetta non molto piccola, in un isolato poco distante dal mio. Ci incamminiamo verso la porta d' ingresso e mi guardo intorno. La casa non è molto grande, ma è accogliente e dall'arredamento moderno.
"Cassidy, sono a casa!" Urla Cameron, salendo le scale e facendomi segno di seguirlo. Su per le scale si apre un breve corridoio, dove alle pareti sono appesi diversi quadri e foto di paesaggi.

Bussa ad una porta in cima alle scale aspettando che, una ragazzina non molto alta, dai lunghi capelli castani e dai grandi occhi verdi con qualche venatura marrone, aprisse.
"Che cosa vuoi?" chiede scontrosa, ma quando mi nota un sorriso furbo le increspa le labbra carnose.
"Ciao, io sono Cassidy!" Mi porge una mano con fare esuberante e io la stringo senza esitare. "Finalmente ti sei trovato una ragazza ed io che pensavo fossi gay!" mormora divertita, rivolge una veloce occhiata al fratello e chiude velocemente la porta. Ridacchio anch'io per la sua affermazione mentre Cameron sorride amaramente e mi rivolge uno sguardo d'ammonimento, alzo le mani innocentemente e sorrido divertita.

Proseguiamo lungo il corridoio e una porta bianca alla nostra destra. Mi sento subito a mio agio, così senza neanche aspettare il suo consenso sistemo i libri sulla scrivania bianca ad angolo, alla destra della porta. La stanza è poco più piccola della mia; le pareti sono colorate da un leggero grigio, al centro si trova un letto a due piazze con al suo fianco un comodino basso bianco, nella parete opposta al letto si trova una grande libreria nera e alla sua sinistra una finestra, da cui si possono osservare i negozi dall'altro lato della strada.
Dopo esserci accomodati, studiamo per ore fino a quando una voce femminile e sconosciuta, proveniente dal piano di sotto, non ci distrae.
"Ragazzi sono a casa!" urla una donna dal soggiorno.
"È mia madre, credo dovresti andare" mormora gentilmente, guardando l'ora dall'orologio che porta al polso.

"Già, credo che per oggi abbiamo finito." Inizio a sistemare i libri nello zaino e me lo metto in spalla, scendendo le scale seguita da lui. Una donna dagli occhi color nocciola e dai capelli castano chiaro si affaccia dalla cucina sorridendo amichevole.
"Oh! Non sapevo avessimo ospiti Cameron" sorride, quasi rimproverandolo.
"In realtà stava andando via" ribatte freddo lui. Il suo comportamento mi lascia un po' interdetta, d'un tratto sembra nervoso. Poi, però, i ricordi di questa mattina mi piombano in testa e ricordo che mi aveva detto di aver litigato con sua madre.

"Io sono Julie, la madre di Cameron" le stringo con piacere la mano che mi ha teso. Sembra una persona così gentile e, inoltre, il sorriso fantastico che sfoggia somiglia tanto a quello del figlio.
"Io sono Alexandra, è un piacere conoscerla" mi presento cordialmente e iniziamo a chiacchierare del più e del meno, mentre Cameron sbuffa annoiato, alle mie spalle. Mi chiedo se mia madre sarebbe stata così felice di ricevere ospiti, la nonna lo è sempre.
"Perché non resti per cena, cara?" chiede gentilmente Julie e accetto l'invito volentieri, dato che mi sembra le faccia piacere la mia presenza. Aiuto ad apparecchiare il tavolo e, poi, ci sediamo, iniziando a mangiare il cibo squisito che Julie ha cucinato.

"Allora Alex, hai già scelto il college?" chiede Julie curiosa. Non so ancora che facoltà scegliere, ma credo che andrò sicuramente ad Harvard, sperando di superare i test d'ammissione. Mi è sempre piaciuto studiare e credo che per avere un ottimo e stabile lavoro bisogna, soprattutto, studiare, dal momento che non ho intenzione di aiutare mio padre in azienda perché quel campo non fa affatto per me.
"Spero di essere ammessa alla Harvard" rispondo gentilmente alla sua domanda, apre poco la bocca sorpresa e sposta lo sguardo su Cameron.
"Io sono ancora indeciso, non ho le idee molto chiare al momento" dice in sua difesa, lo vedo stringere i pugni cercando di mantenere la calma e, istintivamente, gli sorrido rassicurante. Lo noto dal suo sguardo quanto ha paura di deludere sua madre e lo capisco perché anche io so continuamente che la mia non sarà felice della persona che sono diventata e ho anche tanta paura di non rendere orgoglioso mio padre. Lui dà tutto se stesso per noi e per non farci mancare nulla, è un uomo buono e io gli sono grata per ciò che fa per noi, anche se non lo dimostro so che lui in fondo lo sa.

"Hai fratelli?" Mi chiede sua sorella, cercando di rompere il silenzio che si è venuto a creare.
"Si, due più grandi di me" le rispondo, sorridendo.
"Uffa! Io volevo una sorella gemella, non questo qui" dice, indicando il fratello, che la scimmiotta in modo infantile. Pensandoci mi sarebbe piaciuto avere una sorella, anche se i miei fratelli non sono così male, tralasciando Harry.
"Anche io volevo un fratello e non una scimmia come sorella" ridacchia Cameron divertito mentre sua sorella gli fa la linguaccia, sorrido a quella scena e mi rendo conto che più guardo la vita delle persone e più sento che qualcosa manca nella mia.

Vorrei tanto un rapporto simile con i miei fratelli, fin da piccoli litighiamo e battibecchiamo fra di noi anche per le cose più futili, ma dopo qualche minuto sfociano in qualcosa di più a causa delle parole taglienti che usiamo.
"Per l'amor del cielo, due Cassidy fra i piedi, sarei finita in un manicomio" esclama Julie, entrando in soggiorno con il dolce, facendo ridere tutti.

***
"Quel ragazzo sembra così gentile!" Esclama la nonna con un sorriso a trentadue denti. Sono tornata da poco a casa e le ho raccontato della cena da Cameron. Non parlo molto con lei di solito, si sa le nonne hanno sempre ragione per questo non le chiedo mai qualche consiglio, mi piace fare di testa mia, il più delle volte.

Siamo sedute sul divano a chiacchierare da pochi minuti e finora è stato piuttosto piacevole.
"Lo è nonna. E' scontroso, silenzioso, ma anche gentile, sorridente e piuttosto determinato" le sorrido, sto facendo dei complimenti ad un ragazzo e ciò non capita spesso, in realtà non capita quasi mai.
"E' anche molto bello, no?" ridacchia maliziosamente, facendomi alzare gli occhi al cielo. Già, è anche bello e attraente.

Take me away with you! | In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora