Chapter 3

914 33 2
                                    

Una volta tornata a casa, dopo una tragica giornata di scuola, la fame mi era già passata, quindi, senza farmi notare da mia nonna, salgo in camera e mi distendo sul letto osservando il soffitto bianco della mia stanza. Dopo aver preso il biglietto da Kendall, il resto della giornata era stato abbastanza tranquillo e fortunatamente la mia testa non era colma di pensieri, ma l'idea di dover passare tutto il pomeriggio con Cameron mi rendeva nervosa.

Dopo qualche ora, passata ad elencare mentalmente cosa ripassare e a riordinare almeno una parte della mia stanza, a causa di un brontolio, proveniente dal mio stomaco ancora vuoto, decido di scendere in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare. Appena faccio capolino sulle scale noto Cameron alla porta d'ingresso con un'aria diversa, rispetto a quella spavalda e arrogante di questa mattina, sembra più tranquillo e gentile mentre mantiene lo sguardo su mia nonna, giocherellando con le chiavi della macchina.

Mia nonna, invece, ha un sorrisino malizioso ad incorniciarle le labbra sottili e, quando nota che Cameron sposta lo sguardo verso di me, mi guarda anche lei con gli occhi spalancati.
"Cosa succede?" domando confusa, aggrottando le sopracciglia. Cammino verso la cucina, che mi permette di vedere le loro espressioni perplesse mentre sono ancora fermi sulla porta d'ingresso. Adoro casa mia, è grande, ma non troppo, l'ho sempre trovata molto accogliente e spaziosa, non è una villa enorme, ma comunque è abbastanza grande per tutti.
"Lui è un tuo amico?" mi domanda la nonna, seguendo ogni mio movimento con lo sguardo, noto una strana espressione sul suo viso, non riesco a decifrarla, forse è felice di vedere qualche 'amico' a casa.

"No. Perché dovrebbe esserlo?" dico tranquillamente, facendo spallucce.
"Perché forse ha bussato alla porta e ha chiesto di te!?" risponde ovvia, aggrottando le sopracciglia. Cameron inarca un sopracciglio ed io rivolgo velocemente lo sguardo verso di lui, per poi girarmi e prendere un bicchiere d'acqua, mi avvicino alla finestra mentre ascolto mia nonna che chiacchiera tranquillamente con Cameron. Non ho mai portato nessun'amica a casa dopo di lei, forse per questo mia nonna è così entusiasta. Prima casa mia era sempre colorata e felice, ero io a renderla così, io e Maya eravamo sempre pronte a far dannare mio padre e mia nonna con i nostri scherzi. Lei per mia nonna era una nipote da proteggere e da amare proprio come noi, fin da piccola non mi sono mai legata alle persone, a parte i miei fratelli e Maya, e non sono mai stata brava a socializzare con gli altri.

Resto appoggiata al davanzale della finestra, che ha una bella visuale del giardino sul retro della casa. E, proprio in quel momento, la vedo, potrei giurare di averla vista correre in giardino. Sono così persa e sotto shock, che non faccio neanche caso al bicchiere che mi scivola dalle mani frantumandosi sul pavimento, solo un gridolino di spavento proveniente dalle labbra di mia nonna mi distrae.
"Alex!" mi richiama preoccupata, mi giro con gli occhi spalancati.
"Cosa hai combinato? Maledizione Alex!" si intromette Harry, osservando la scena dalle scale. Si avvicina velocemente a me e scansa Cameron, che ci guarda da lontano ancora più confuso. Cerco di raccogliere più velocemente che posso i pezzi di vetro, ma la nonna posa le mani sulle mie spalle e mi convince di lasciar stare tutto e andare a studiare. Adoro i suoi sorrisi rassicuranti, è capace di ridarmi la serenità di cui ho bisogno solo guardandomi con i suoi occhi colmi d'amore.
"Andate di sopra ci penso io qui" ci sorride e mi fa cenno di uscire dalla cucina. Sono ancora in uno stato di trance, ma rivolgo un lieve sorriso a Cameron e gli indico la strada verso la mia camera.

***

Sono due ore che questo tormento va avanti, al posto del cervello questo ragazzo ha una nocciolina piccolissima, microscopica. Non so come fargli capire che Shakespeare era un grande poeta, ma lui continua a sbuffare e non fa altro che scimmiottarmi.

Si alza in piedi e si avvicina alle fotografie disposte sulle pareti, che da qualche mese ho deciso di decorare con lucine colorate. Può sembrare strano, ma non mi piace quando le persone cercano di analizzare le mie foto, ho sempre paura che giudichino ciò che non riescono a capire, ovvero il perché ho scattato quella foto e cosa significa per me, ho sempre paura del giudizio delle persone.
"Mi piacciono le tue foto, sei molto brava" afferma, riferendosi alle mie foto.
"Mi fa piacere" sbuffo annoiata. Mi ha fatto domande su molto oggi, anche nel bel mezzo di poesie e poeti, forse per conoscermi meglio, anche se mi è sembrato un interrogatorio come quello che rivolge la polizia. Ed è proprio questo pensiero che mi riporta indietro di tre anni, quando di giorno ridevamo divertite, truccandoci e vestendoci per la grande serata e di notte lei non c'era più, interrogatori, polizia, domande, lacrime e preoccupazioni, che ancora oggi non sono riuscite a darci delle risposte concrete. Sono ormai tre anni che aspettiamo notizie, ma la polizia si è arresa e ha archiviato il caso, quel giorno il suo ricordo è stato torturato ancora un po'. Persa nei miei pensieri noto la figura di Harry ferma sullo stipite della porta mentre è intento a controllarmi, come ha fatto esattamente due minuti fa. Mi alzo velocemente dalla sedia e decido di cacciarlo con la forza, mentre Cameron ride di gusto.

"Che lavoro fanno i tuoi genitori?" mi domanda ad un tratto e sussulto. Aveva fatto una domanda sulla mia famiglia, odio chi non si fa gli affari altrui.
"Mio padre è un imprenditore, gestisce l'azienda di famiglia" dico velocemente, guardando fuori dalla finestra.
"Siete tu e i tuoi fratelli?" dice indicandomi una foto che ritraeva noi quattro seduti sull'altalena in giardino. Quella giornata non la dimenticherò mai, eravamo tornati da un intenso fine settimana al mare e Maya non voleva tornare da sua madre, così mio padre la fece restare anche per quella sera e ricordo che con Harry andammo in garage per prendere della vernice colorata e per ritingere il tetto. Fino a quando Ester, la tata, non corse in giardino e ricevette un secchio di pittura verde dritto in testa, dopo quella giornata non la vedemmo mai più.
"Si, siamo io e i miei fratelli" dico, volgendo lo sguardo alla foto e sorridendo malinconica.
"tua madre?" mi domanda curioso mentre io rimango leggermente a bocca aperta senza sapere cosa dire, senza pensarci troppo, scuoto la testa.
"Lei non c'è più. E la tua famiglia?" cambio argomento per non scendere nei particolari del mio passato, non mi piace parlare nemmeno di questo. La verità è che non mi piace parlare di nulla se riguarda me, preferisco ascoltare gli altri, piuttosto che liberarmi dal peso di cose che non ho mai il coraggio di dire a nessuno.

"Mia madre fa l'infermiera in un ospedale qui vicino ed io ora tengo d' occhio una ragazzina ribelle di nome Cassidy" sorrise, riferendosi probabilmente a sua sorella.
"Tuo padre?" Avevo toccato sicuramente un tasto sbagliato, perché i miei occhi incontrano le sue iridi che smisero per un attimo di brillare, domanda fatale che includeva il suo passato, forse anche lui aveva paura di parlarne. Tutti abbiamo un punto debole e toccarlo ci rende sensibili agli occhi degli altri, ecco perché preferiamo nasconderlo dalla loro vista.
"Facciamo un giro, Harper?" mi domanda, ridacchiando, ignorando volutamente la mia domanda, lascio cadere il discorso, per poi seguirlo fuori dalla mia camera sorridendo.
"Certo, Steven" rispondo, sorridendo e prendendolo sottobraccio scherzosamente, ci incamminiamo verso la porta.
Si è mostrato diverso da ciò che mi aveva portato a pensare, durante al nostro primo incontro, dove sembrava modesto e arrogante. E come la nonna dice sempre; "l'apparenza inganna, signorina."

Lascio Cameron sulla porta e vado in cucina per dare un affettuoso bacio a mia nonna e avvertirla che sto uscendo a fare un giro. Mi sorride e mi stringe tra le sue braccia, gesto che fa sempre prima di andare fuori o di fare qualsiasi altra cosa. Percepisco, a volte, il dolore che le stringe il cuore per quell'ultimo abbraccio mai dato a Maya, ma cerca sempre di non farmi notare nulla ed è proprio per questo che mi sento in debito con lei.

Take me away with you! | In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora