Capitolo 17

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Il tempo a Parigi sembra scorrere inesorabilmente. Con una "x" sul calendario segno i giorni relativi alla mia permanenza, realizzando siano già passate due settimane, quando in realtà pensavo di essere atterrato sul territorio francese solamente da qualche ora. Ormai la routine è la solita: ogni mattina mi sveglio alle sette e quarantacinque minuti, faccio colazione con un succulento croissant ai mirtilli e una spremuta d'arancia o, in alternativa, una tazza di tè fumante con qualche cereale ai frutti secchi come snack da sgranocchiare. Mi catapulto sotto a una doccia bollente per poi optare se le mie occhiaie abbiano bisogno o meno di un ritocchino con il famoso e benamato trucco e per scegliere l'outfit adatto e meritevole per una tale atmosfera pre primaverile, dato che le temperature sembrano essersi alzate di qualche grado solamente, prima di prendere la metro per dirigermi alla Bibliothèque nationale de France, nel quartiere di Tolbiac. Impiego più o meno una mezz'oretta per arrivare a destinazione, ma la quiete e la calma che regnano lì dentro sono imparagonabili. In biblioteca riesco a concentrarmi facilmente per proseguire con la stesura del mio elaborato finale, visto che il professor Kavanaugh mi ha esplicitamente consigliato di fargli recapitare la prima parte entro la fine del mese, ovvero marzo, ovvero tra meno di tre settimane. Nonostante l'agitazione sia palpabile, sono contento dei progressi che ho trascritto al pc, perché non avrebbero visto la luce se non fosse stato per i preziosi consigli che il professore mi ha dato. Sembra possa venire fuori un lavoro decente.

Marzo si è scagliato di getto sulla capitale francese. Si respira già un'aria quasi primaverile che si fatica oltretutto a rimanere freschi come rose fino alla fine della giornata. La mattina risulta piuttosto ancorata all'inverno, mentre il cielo del pomeriggio lascia intravedere leggeri spiragli di raggi solari, quanto sufficiente per sudare sotto ai quattro strati di maglia che si suppongono essere necessari. Ma ciò sta cominciando a essere insopportabile. Tuttavia, la temperatura pomeridiana permette di esplorare la città senza nessun inconveniente, specialmente senza la pioggia, dopo aver trascorso l'intera mattinata tra libri che affrontano temi relativi al mondo LGBT. Insomma, staccare la spina, a quel punto, risulta necessario. Ho approfittato di questi pomeriggi liberi per poter visitare le bellezze imparagonabili di Parigi. La mia prima tappa fissa è stata il Museo del Louvre, il quale mi ha portato via l'intera giornata affinché non perdessi nemmeno un singolo angolo del luogo. Mi ha sorpreso particolarmente vedere come alcune delle opere più famose e conosciute, nonché tesoro del mondo dell'arte, non venissero minimamente considerate dai turisti. La meta sembrava essere solamente una: l'enigma della Monna Lisa. Ammetto di aver avuto difficoltà a intrufolarmi tra le orde di asiatici pronti a fotografare il capolavoro almeno per trentasette volte consecutive, ma tra spintoni e calci sono riuscito a ottenere l'ambita terza fila, tutto ciò a cui si può aspirare. Alcuni rimanevano lì ore e ore ad ammirarla, altri scattavano qualche selfie ignorante con il quadro da postare sui social. Io, invece, ho studiato attentamente le pennellate tipiche dello sfumato di Leonardo, immaginando cosa avesse voluto trasmettere realmente. L'eterno dilemma.
Però, ciò che mi ha colpito di più del museo sono state l'opera magistrale di Canova: Amore e Psiche, l'Ermafrodito dormiente di Bernini e Galleria con vista della Roma moderna di Panini. Ma lì dentro, in quel mondo incantato, tutto è degno di nota.
Nei giorni seguenti ho goduto della vista mozzafiato che si può ammirare dalla Tour Eiffel, per poi esplorare le strade trafficate di Trocadéro e approfittare di un giro sul Bateau Mouche, percorrendo la Senna attraverso tutte le sue meraviglie, tra le quali il Ponte di Alessandro III. Infine, l'ultima tappa è stata l'Île de la Cité, tra l'ispirazione per l'opera maestra di Victor Hugo, la Sainte Chapelle e la Conciergerie. Insomma, una vera e propria full immersion nella cultura.

Ormai sembra di vivere qui da secoli. Sono riuscito ad ambientarmi perfettamente, nonostante io continui a camminare lentamente tra le vie di Parigi. Non riusciranno mai a persuadermi da questo punto di vista. Respirare l'anima della città è ciò che serve per sentirmi un vero e proprio cittadino, parte integrante di questa realtà ancora scombussolata. D'altronde, la gente sembra non farci caso, ma sin dai primi attentati terroristici, Parigi ha subito un notevole cambiamento, come si può notare dall'aumento del numero di squadre militari per le strade, o dai controlli repentini prima di varcare la soglia di un'area turistica. Éric mi ha raccontato di come i primi tempi siano stati difficili da affrontare per tutti. Regnava il caos, e la paura sembrava affliggere ogni singolo individuo. Si evitava di uscire di casa per paura di eventuali casi criminali. Ma adesso, nonostante il timore sia sempre incombente, la città sembra aver ripreso vigore.

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