Capitolo 31

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La notte scorsa Éric e io abbiamo fatto l'amore ripetutamente. Sembrava come se nessuno dei due riuscisse a saziarsi del corpo dell'altro. Ne volevamo sempre di più. E così è stato, fino a non lasciare altro che briciole da raccogliere.

È inutile ribadire che abbiamo dormito poco e niente. Ma per lui, per il suo corpo, per avere un'altra piccola parte di Éric preferirei restare sveglio tutta la vita.

Sento ancora un leggero brivido che attraversa la schiena se ripenso al modo in cui si rapportava, a tratti in maniera dolce, poi leggermente più estrema. È come se riuscissi ancora a sentire le sue mani sicure sul mio corpo teso e tremolante. Era così deciso, sapeva benissimo cosa fare. Il suo tocco era talmente intimo e delicato da perforarmi persino l'anima.

Adesso è mattina e siamo ancora a letto, nudi, reduci da una notte di passione. Éric dorme beato tra le lenzuola che avvolgono il suo corpo in maniera uniforme, lasciando il petto e le braccia scoperte, quest'ultime poste sotto al cuscino. Io, invece, sono già sveglio per studiare e ammirare i suoi lineamenti armoniosi, con occhi ridenti che osservano il suo viso rilassato. È così tenero.

Il mio ragazzo è così tenero.

Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la finestra per accendere una sigaretta e lasciare il fumo uscire dalla stanza, subito dopo aver indossato una t-shirt grigia sdrucita. Un tiro dopo l'altro mentre penso a come sia arrivato a questo punto. Nemmeno qualche mese fa ero ancora a Trento pronto ad affrontare la mia ultima notte prima del trasferimento. A bere le mie lacrime e a riempire la mia testa di insicurezze per la paura di ciò che non sapevo avrei affrontato. Perché, diciamocela tutta, le nuove esperienze spaventano tutti, anche quando quest'ultime si rivelano poi magnifiche. Ma è proprio la paura a essere la forza motrice di tutto, perché attraverso questo sentimento spietato riusciamo a crescere e a vivere liberi.

Riusciamo a trovare il benessere, la gioia.

Riusciamo a trovare noi stessi.

Allo stesso tempo, non sospettavo nemmeno potesse essere possibile arrivare qui. Ma è successo. Prima di partire avevo promesso a me stesso di pensare solo al mio bene e di prendermi cura delle mie ferite, ma invece il destino ha fatto sì che qualcun altro potesse aiutarmi in questo intento. Ho riscoperto il significato dell'amore e in questo istante sta dormendo serenamente su un letto disfatto.

«Buongiorno.» Sento bisbigliare dalle labbra di Éric. Si stiracchia. La mia attenzione è adesso su di lui.

«Buongiorno.» Rispondo mentre getto il mozzicone di sigaretta nel cestino della stanza.

Lui scosta leggermente le lenzuola dal suo corpo, prima di sorridermi. «Dormito bene?» Domanda.

«Non proprio. Qualcuno me l'ha impedito.»

«Come se ti fosse dispiaciuto.»

Faccio una smorfia per imitare la sua espressione soddisfatta e compiaciuta. «Lo stesso vale per te.»

Alzandosi dal letto, lascia cadere le lenzuola a terra, scoprendo anche le sue parti intime, mentre la luce dell'alba del mare di Calais si adagia armoniosamente sul suo corpo, donandogli una doratura perfetta. Penso di non aver mai visto nulla di più bello prima d'ora.

Si avvicina verso di me e mi fa dono di un piccolo bacio a stampo. Un bacio delicato, gentile, caldo.

«Stai bene?» Chiede premuroso mentre mi accarezza le braccia rimaste nude. La t-shirt non le copre del tutto.

Accenno un sorriso. «Mai stato meglio.»

Mi tende una mano e io la afferro per aiutarmi  ad alzare da terra. «Andiamo giù a prendere del caffè? Ne ho proprio bisogno.»

Annuisco aprendo il trolley per cercare un paio di shorts al volo. Non mi sembra il caso di presentarmi au naturel al pieno di sotto.

D'istinto mi guardo allo specchio, sono uno straccio. Il mio volto sembra già aver impresso le ore di insonnia, i capelli hanno deciso di ricongiungersi da un unico lato e il mio alito puzza ancora di alcol. Com'è possibile che Éric abbia trovato tutto ciò attraente? Sono orribile!

Mi volto verso di lui e noto che, nonostante la notte passata, il suo aspetto è comunque impeccabile. Ai miei occhi non c'è nulla che non vada.

Forse anche lui vede questo in me? No, è impensabile riuscire a essere tanto carino quanto lui. Éric è... Éric.

E se invece fosse proprio così? Se avesse visto in me quello che io non ho mai notato prima d'ora? Se avesse deciso di mettere da parte i miei difetti per concedersi e farmi capire che mi ama seriamente? Perché io con lui mi sono sentito speciale ed è la sensazione più bella al mondo.

«Éric!» Esclamo sovrappensiero.

«Sì?» Chiede mentre allaccia le sue scarpe.

«Sono... sono felice.» Balbetto.

Lui aggrotta la fronte, come se non capisse il motivo della mia affermazione.

«Sono felice perché tu mi hai reso felice.» Preciso.

Lui, con passo lento, allarga le sue braccia avvolgendole attorno ai miei fianchi, per poi portare il suo naso vicino al mio. «No, in realtà è il contrario. Non hai idea di quanto tu mi abbia reso felice. Grazie a te ho capito cosa vuol dire amare veramente e il fatto che tu ti sia concesso, mi rende l'uomo più felice del mondo. Spero di essere stato speciale anche per te. Tu per me lo sei.»

«Sappi che per me sei speciale e lo sarai sempre, perché...» Sospendo la frase a metà.

Con un cenno della testa Éric mi esorta a continuare.

«Perché non avevo mai permesso a nessuno prima d'ora di... emh... entrare.» Arrossisco in preda all'imbarazzo. Non ho mai confessato di essere un finto versatile, dato che prima di ieri sera avevo sempre svolto il ruolo di attivo, e per la prima volta ho permesso a qualcun altro di entrare dentro di me. Letteralmente.

Mi sento più leggero dopo avergli confessato questa cosa. Spero lui capisca che è davvero importante aver fatto questo passo per lui e con lui.

«Allora adesso so per certo che sei solamente mio.»

"You are the best thing
that's ever been mine."

Questa Sera Basto a Me StessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora