Capitolo 23

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«Che gran figlio di putt...»

«Ho fatto qualcosa di male?» Domanda Kevin allontanandosi a sua volta. Il suo viso attonito lascia trapelare un senso di confusione misto a stordimento.

Cosa? No aspetta. Cosa?

Scuoto la testa ripetutamente. «No, Kevin... scusami. Non mi riferivo a te. È solo che... hai visto quello? Cioè... vorrei solamente qualcosa da bere». Realizzo di tenere ancora tra le mani il drink che mi aveva ceduto Kevin qualche istante prima. Lo faccio cadere di proposito. Nessuno dei due sobbalza all'impatto del bicchiere contro il pavimento perché la musica riesce a sovrastare qualsiasi rumore. Un gesto d'impatto, senza riflettere, ma l'unico appropriato in una situazione in cui poter prendere tempo e pensare a cos'altro dire senza insultare Éric come se stessi insultando Kevin, anche se la scena inaspettata del bacio tra i due mi dà pochissima lucidità sulla quale fare affidamento in questo momento. «Quindi, vado a prendere da bere» lo liquido senza distaccare lo sguardo dal quadro rivoltante che mi si presenta davanti agli occhi. Gli do le spalle per avviarmi verso quello che sembra essere il mio obiettivo da colpire, senza dargli nemmeno la possibilità di replicare e di proporsi al posto mio per prendermi da bere. Di sicuro l'avrebbe fatto. So per certo che l'avrebbe fatto.

Mentre mi faccio largo tra la gente con grande difficoltà, un centinaio di insulti da rivolgere a Éric mi attraversa la mente. Alcuni di questi avrebbero un impatto maggiore se pronunciati in altre lingue, ma ciò è poco rilevante. L'importante è che siano adatti a ferirlo. Adatti a descrivere la sfacciataggine con la quale ha avuto il coraggio di presentarsi qui e dimenticarmi come un pacchetto di sigarette accartocciato in un cestino della spazzatura di un qualsiasi banlieu.

A causa del volume della musica, risulta persino faticoso riuscire a percepire la rabbia che mi scoppia dentro. Quella rabbia che si trasforma in ira e che fascia ogni singolo muscolo del corpo e che permette di avvertire il sangue ribollire nelle vene. Tengo i pugni stretti per placare la mia ira, ma invano. Il motivo è semplice: l'ispezione meticolosa dei loro movimenti non mi permette di distrarmi un attimo e, di conseguenza, di distendere i nervi.

Mentre si apprestano a terminare ciò che hanno cominciato, cerco di proiettare nella mia mente uno scenario ideale in cui insultarlo. Ma qualsiasi scenario risulterebbe ottimale, purché lo distrugga. Ma che sbruffone! E pensare che una settimana fa era lì, in piedi di fronte a me, pronto a vomitarmi addosso i suoi sentimenti, senza preoccuparsi del fatto se anche io fossi altrettanto pronto. Era lì predisposto per sparare contro di me ciò che gli passava per la testa, senza considerare la delicatezza del momento. Senza comprendere il mio stato d'animo in cui, in pochi istanti, mi sono sentito come se io fossi il mezzo dirottato dalla rotta stabilita e lui l'artefice del dirottamento.

Mi piaci in un senso inspiegabile. Queste sono state le sue parole, o comunque proiettili. Queste dannatissime parole che continuano a violentarmi la mente come se fossero necessarie a indurmi più dolore di quello che già sento in questo momento.

A volte preferirei non pensarci. Preferirei poterle cancellare dai miei ricordi per provare solamente odio verso di lui. Preferirei possedere un tasto di reset per poter eliminare ciò che non mi garba. Però le ricordo perfettamente e ci ripenso in loop; come quando ti chiedono di custodire segreti importanti, segreti vitali e indimenticabili e tu passi giorni interi con la premura di non rivelare quei segreti neanche alle persone più fidate.

A passo ancora più svelto, mi avvicino a loro due. Sono sul punto di lasciarmi andare a una crisi isterica, ma...

...Aspetta! Perché lo sto facendo? Perché mi dà tanto fastidio il fatto che abbia trovato qualcun altro con cui divertirsi se sono stato io quello a scappare da lui? Perché continuo a mettermi in ridicolo? Non ha alcun senso logico agire in questo modo, soprattutto dopo il modo in cui Éric mi ha comunicato il suo verdetto non rispondendomi ai messaggi.

Questa Sera Basto a Me StessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora