fourteen

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"Dove stiamo andando?"
Mi sorride attirandomi a sé e cingendomi la vita con un braccio, poi mi stampa un bacio sulla tempia.
"Ti piacerà da morire"
"Non hai paura che ci vedano?"
"Sono diseredato, non ho nulla da perdere. Che vedano pure"
"Mi dispiace tanto, Andrea"
"Ne abbiamo già parlato, non è colpa tua. Okay?"
"Okay"

Proseguiamo in silenzio, ma siamo entrambi a nostro agio.
Andrea non riesce a smettere di sorridere.

Dopo circa quindici minuti arriviamo davanti una casa, non è enorme come quella del padre di Andrea ma è ben curata, carina e non troppo piccola.

Andrea tira fuori delle chiavi e apre la porta, poi mi fa entrare.
È più grande di quanto sembra.
L'ingresso da su un grande salotto dalle mura rosse e bianche, con un divano, una parete attrezzata e una televisione.
A sinistra c'è una grande porta a vetri che porta alla cucina e in fondo al salotto inizia un corridoio con numerose porte.
"Chi abita qui?"
"Io, adesso. E... insomma, se vorrai... ecco, prima ti faccio vedere la casa. Devi dirmi se ti piace"
"O-okay"
Lo guardo confuso.
Lui mi sorride incerto e comincia a mostrarmi la casa.
La cucina non è enorme, ma neanche piccola. C'è un tavolo al centro della stanza e i fornelli sono sulla destra, a sinistra c'è un divano con un'altra piccola televisione.

Scopro che il corridoio porta alle altre stanze della casa: tre camere da letto, due bagni, uno sgabuzzino.

Due delle camere hanno un letto matrimoniale e sono ben arredate, una ha solo un letto singolo, un armadietto e un comodino.

"Andrea... è davvero bella, ma non è un po' grande per te da solo?"
Diventa tutto rosso e abbassa lo sguardo, mentre comincia a giocare con quegli anellini neri da cui non si separa mai.
Sta mettendo ansia anche a me.
"Ehm, io... insomma, so che è presto e tutto ma...vorrei viverci con te"
"Oh"

Troppi pensieri mi attraversano la mente, non capisco più nulla.
Rimango a guardarlo in silenzio.
Andrea ha detto bene, è maledettamente presto.
Mi piacerebbe abbandonare quel buco che io e mia madre chiamiamo casa, ma non sopporterei l'idea di essere mantenuto.
Rifiutando però ho paura di ferirlo.

"Tre stanze restano comunque troppe"
Riesco a biascicare.
Alle mie parole alza la testa che aveva precedentemente abbassato, un minuscolo barlume di speranza negli occhi.
"Si, ecco, pensavo che noi avremmo dormito insieme nella camera grande in fondo, e i tuoi genitori potranno stare nell'altra stanza...una volta mi hai detto che abitate assieme, in una casa che non è delle migliori, quindi ho pensato di.."
"No"
"Co-come?"

Sospiro.
"Andrea, non verrò a vivere qui. Non posso permettermelo"
"Ma non dire sciocchezze, faccio tutto io"
"Col cazzo, scusa ma non mi faccio mantenere da nessuno. E comunque «la mia famiglia» è solo mia madre, e stiamo bene a casa nostra"

"Ah"
Non dice altro.
Mi aspettavo che si sarebbe arrabbiato, mi avrebbe urlato contro o magari mi avrebbe pregato, invece non fa nulla di tutto ciò
Sta in silenzio.
"Beh, io...io andrei..."
Annuisce.
E io capisco quanto in realtà stia fingendo. Vuole fare il menefreghista, fare finta che non gli importi, e invece gli importa eccome.
È la prima volta che la situazione si ribalta.
Sento che potrei distruggere completamente la persona che ho davanti anche solo con l'uso delle parole, se volessi.
Di solito è il contrario.
Sospiro.
Perché tutto questo mi fa stare così male?

"Andrea"
"Dimmi"
"Non lo so. È che...non lo so"
Restiamo ancora in silenzio.

"Non te ne stavi andando?"
"Si, ma mi sono accorto che voglio stare qui ancora un po'"
"Ah, si?"
"Si. Posso?"
"Immagino di si"
Sorrido. Lui si sforza di ricambiare.

Mi sa che non ci è abituato, a questa cosa. Credo che preferisca di gran lunga quando sono io ad essere sotto il suo controllo.
Che detto così sembra brutto, ma non lo è affatto.
Io amo essere sotto il suo controllo.
Così allargo le braccia verso di lui e gli rivolgo uno sguardo timido.

"Andrea, mi abbracci?"

Quasi sorride mentre mi avvolge con le sue braccia.
Io gli stringo la vita e poggio la fronte contro la sua.
"Posso baciarti?"
"Puoi farmi quello che vuoi"
Mormora a occhi chiusi.
Lo stringo ancora di più a me.

Poggio delicatamente le labbra sulle sue, in quella che è quasi una carezza.

Mi piacerebbe stare così per sempre, dimenticare i problemi.
Rimanere tra le braccia di Andrea, con il cervello spento; con i corpi molto vicini e il cuore anche di più.

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Heyo, scusate se il capitolo esce solo ora.

Per scusarmi, trovate subito online anche il prossimo!

Ecstasy / CamperkillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora