Conference

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Titolo: Conference
Genere: One-Shot (storia breve)
Scritto da: marauders4evr
Fonte: Tumblr

Il colloquio

«Attento!»

«AHH!»

Creando un tumulto generale tra brontolii, grugniti e imprecazioni, Sirius e James si schiantarono al suolo.

«Stai bene?» biascicò James, alzandosi stordito.

«Io sì» farfugliò Sirius e, rimettendosi in piedi, aggiunse: «Ma lui no.»

Ed indicò la statua di un cavaliere con l'armatura visibilmente ammaccata.

Del resto, anche le loro scope volanti sembravano riportare i segni dello schianto.

Comunque, di buono c'era da riconoscere che almeno loro non si erano feriti, e che era stata una fantastica gara... eccetto per com'era andata a finire, chiaramente.

«Che cosa sta succedendo qui!?»

Entrambi i dodicenni misero su il sorrisetto più innocente del loro repertorio per voltarsi e fronteggiare una McGonagall che marciava a passo spedito verso di loro.

«Salve, professoressa!» esclamò James, «Si lasci dire che ha proprio un aspetto splendido, questa mattina.»

«Che cosa stavate combinando?»

«Dopo una lunga e tediosa riflessione, siamo giunti alla conclusione che proprio non ci piace dover fare sette piani di scale ogni mattina, sa com'è... non è esattamente il massimo» spiegò Sirius, «Per cui abbiamo deciso di velocizzare un po' le cose.»

Sebbene i due ragazzini sembrassero trovare il tutto decisamente esilarante, la Vice-Preside non parve affatto divertita, «L'uso di scope volanti all'interno del castello è severamente vietato! E vi basta vedere cos'avete combinato alla statua di Herbert il Magnifico per capire perché!»

«Non si preoccupi» fece James, con semplicità, «Basta un semplice "Reparo" e il gioco è fatto.»

«E invece no» lo contraddisse la docente, la vena sul collo che cominciava a pulsare minacciosamente, «Perché ogni statua è protetta da un incantesimo che impedisce agli studenti di apportarvi qualsiasi tipo di magia, proprio per evitare che le nostre statue vengano danneggiate.»

«Be', sono io, o è una cosa alquanto controproducente?» constatò Sirius, ridendo.

Le labbra della McGonagall si strinsero pericolosamente e fu con estrema freddezza che proferì: «Be', congratulazioni, ragazzi.»

«Congratulazioni per cosa?»

«Per aver battuto il record» dichiarò la donna, «Dodici regole della scuola infrante in soli tre giorni. A questo punto, mi vedo costretta a contattare le vostre famiglie per un colloquio d'emergenza.»

«Cosa!?» sussultò Sirius.

«Professoressa, non può farlo!» s'oppose James.

Ma era troppo tardi. Prima ancora che i due ragazzini potessero cimentarsi nelle loro proteste, la docente aveva puntato la sua bacchetta verso il soffitto per produrre un gatto argenteo che, correndo, scomparve alla vista nel giro di pochi secondi.

Turbato, James rivolse uno sguardo all'amico, il quale, a sua volta, era impallidito spaventosamente.

Dopo qualche secondo, Sirius chiese, la voce ridotta a un sussurro: «Professoressa, cos'ha fatto?»

«Speriamo solo arrivi per primo mio padre» borbottò James, d'un tratto sovrappensiero.

«E perché mai?» domandò la McGonagall, inarcando un sopracciglio e rivolgendosi all'occhialuto.

«È un Auror» spiegò il ragazzino, «E non appena vedrà che due Mangiamorte sono entrati nel castello...»

«Le impedisco di parlare così di due adulti, signor Potter!» l'ammonì la docente.

«Ma ha ragione» mormorò Sirius. Poi, alzando lo sguardo, fece: «Professoressa, mi presta trenta galeoni?»

«Cosa... perché!?» farfugliò lei.

«Tempo fa lessi nella Gazzetta del Profeta che è questo il costo di un necrologio: trenta galeoni» disse il ragazzino, «E considerando che mi uccideranno di certo, tanto vale organizzarsi.»

«Sta esagerando.»

«Sì, ma solo un po'» sospirò Sirius, «È questo il problema.»

E una volta che i tre si furono accomodati nell'ufficio della docente, James non poté far a meno di notare che il suo migliore amico pareva rattristirsi sempre di più ogni minuto che passava.

Sfortunatamente, non fu il signor Potter ad arrivare per primo.

Dal camino dell'ufficio cominciarono a saettare verdi scintille e, in poco tempo, due figure austere sorsero dalle fiamme. Erano entrambi agghindati in splendidi e costosi abiti. Non un singolo capello nero era fuori posto. I loro occhi erano gelidi e perforanti. E guardavano Sirius.

Il figlio si curò di non ricambiare lo sguardo; James, invece, li squadrava con impertinenza.

«Dovete essere Orion e Walburga» proruppe la McGonagall, «Prego, accomodatevi.»

I coniugi la scrutarono per un po' prima di accettare l'invito.

«Qual è il problema?» chiese Orion, senza smettere di lanciare occhiate gelanti a Sirius.

Quest'ultimo, tremante, rivolse un'ultima occhiata disperata alla professoressa: le chiedeva, la supplicava, di risparmiargli quel supplizio.

«Ebbene?» fece Walburga, a denti stretti.

La McGonagall si schiarì la gola prima di cominciare: «Vostro figlio– »

Si fermò, guardò nuovamente il ragazzino e poi concluse: «– ha avuto l'ardire di chiamare uno studente "Sanguemarcio".»

James sgranò gli occhi e guardò l'amico, che pareva sconvolto quanto lui.

«Tutto qui?» fece Orion, con un sorriso di scherno, «Ha intenzione di punire mio figlio per aver mostrato un po' di spina dorsale?»

La professoressa fissò l'uomo con sguardo glaciale prima di proferire: «Più che punizione, credo si tratterà di una sorta di disposizione. Ad ogni modo, grazie per essere venuti. Arrivederci.»

«Che perdita di tempo!» esclamò Walburga, adirata. Poi, rivolgendosi a Sirius, s'informò: «Hai intenzione di tornare a casa per Natale?»

«No.»

La madre parve più che soddisfatta di quella risposta e seguì il marito fino al camino, dove entrambi scomparvero tra le fiamme.

Seguì un momento di silenzio, rotto poi da Sirius, che, incapaci di trattenersi, esclamò: «Grazie, professoressa! Grazie davvero!»

«È stato fantastico!» dichiarò James, ammirato.

«Mi fa piacere che sia stato di vostro gradimento» fece lei, «Ma adesso, a proposito di quella statua...»












































Fatto il misfatto

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