Roma, Venerdì 24 Dicembre 1999
“In che senso?”, Eddie si fa scappare quel commento senza pensarci, ma poi deglutisce.
“Stai diventando sordo, sacco di merda? Tu e il piccoletto insieme”.
Ha capito bene. Non è mai successo che lui e Jacky dovessero lavorare insieme. Che dovessero… il pensiero lo da rabbrividire.
“Non sono un po' troppo vecchio per i suoi clienti?”
Sam comincia a spazientirsi. “Ma tu perché cazzo ti impicci? Serviva un italiano vecchio. Uno che può fare certe cose al ragazzino. Poi ti spiegheranno loro”
“No”, sfugge a Eddie prima che possa trattenersi. Non vuole fare certe cose al ragazzino. Non riesce nemmeno a pensarci, la sola idea gli fa venire i conati di vomito.
Sam fissa per un attimo Eddie, furente, poi avanza a grandi falcate nel salotto. Eddie si tira in piedi in segno di rispetto, spaventato.
“Ti avevo avvisato che non dovevi rompere il cazzo, adesso vieni con me”
Eddie si sente trascinare per il salotto, urtando lungo il percorso violentemente prima il tavolo e poi la colonna, fino a che non si ritrova schiacciato contro la porta della camera di Said, che un attimo dopo si spalanca, lasciandolo cadere per terra. Nella semioscurità non vede nulla, a parte la figura minacciosa di Sam stagliata in controluce sulla porta.
“Lasciami spiegare”, sussurra debolmente Eddie, ma la sua supplica viene sovrastata dal ringhio di Sam.
“Adesso girati e mettiti a quattro zampe, bestia”.
Giacomo non sente più nulla, a parte il rumore della porta che ci chiude e il concerto di urla strazianti di Eddie. Farebbe qualsiasi cosa per non essere costretto ad ascoltare, ma nemmeno tappandosi le orecchie con i pugni chiusi e provando a cantare una canzone, riesce a liberarsi della consapevolezza di quello che sta avvenendo nella stanza accanto.
Dopo un po' smette di provarci. Lascia ricadere le braccia contratte lungo i fianchi e fissa un punto davanti a sé. Allora si accorge che nella penombra della sua poltrona c'è Federico che lo osserva con occhi brillanti e l'aria annoiata.
Gli sguardi dei due si incontrano, poco amichevoli e astiosi.
Giacomo immagina che Federico debba aver presenziato un milione di volte ad un evento del genere, ma non riesce a perdonargli l'indifferenza riservata allo stupro del suo migliore amico.
Federico sorride sarcasticamente. “Che c'è? Ce l’hai con me? Pensi che non me ne freghi niente?”
Jacky non risponde, troppo stupito del fatto che il più grande abbia deciso che quello è il momento buono per rivolgerli la parola per la prima volta.
Federico interpreta il suo silenzio come un assenso.
“È vero, hai ragione. E anzi l'atteggiamento di Edoardo...” sbuffa, “è davvero ridicolo e fastidioso”.
Giacomo, risentito, prende coraggio per parlare. “Come puoi dire una cosa del genere? Eddie voleva solo… voleva solo proteggermi”
Federico scoppia a ridere. “Eddie non voleva proteggerti. L'ho sentito quando ti ha detto che ti conviene fare sempre tutto quello che ti dicono di fare. E ha ragione, è ovvio. Ma questa occasione non farebbe eccezione, non pensi?”
Giacomo ammutolisce, interdetto.
“Eddie voleva proteggere se stesso. Non gli hanno fatto mai stuprare un ragazzino, questa sarebbe la prima volta. Vuole solo lavarsi la coscienza.”
Giacomo sente come un pugno allo stomaco. Solo adesso si rende conto che è quello che Eddie avrebbe dovuto fare quella sera: stuprarlo.
“Credo che non voglia che nel nostro rapporto entri il sesso”, riflette a bassa voce il ragazzino, fra sé e sé.
“Non è che questo me lo renda più simpatico. Dovrebbe aver imparato qualcosa da noi della generazione precedente. Non conviene farsi amici troppo stretti qui dentro. Sono sempre un’arma di ricatto. Oppure una zavorra, se ti senti in bisogno di proteggerli sempre quando gli succede qualcosa.”
Federico ha parlato con un tono freddo e distaccato che non lo rende simpatico al ragazzino. Jacky non sarebbe dello stesso avviso se sapesse di quanti dei suoi migliori amici ha visto morire di Aids o di botte, di quanti ne ha visti salire su una macchina sconosciuta per non tornare mai più, di tutto quello che gli hanno fatto per farlo diventare il perfetto schiavo per i suoi padroni. E di quanto dopotutto abbia contraddetto tutti i suoi stessi consigli in nome del suo amore per quel ragazzo, Marco, anche lui partito per non tornare mai più .
Sam rientra in quel momento nella sala. Eddie al suo seguito cerca di ricomporsi: ha l'aria sconvolta, sembra ancora più sottopeso, gracile e vecchio del solito. Le occhiaie e gli occhi rossi dal pianto ma inespressivi gli conferiscono un’aria da morto vivente.
Giacomo riesce solo a pensare a quanto deve volergli bene, se ha permesso che gli facessero questo solo per non dovergli fare del male.
“Sam, Eddie adesso non mi pare proprio in forma. Vado io con Jacky. Edoardo mi sembra proprio in vena di ricevere qualche frustata oggi, si divertirà con il dottore”, e Federico ridacchia, ma di una risata finta.
Sam lo guarda con astio e per un attimo sembra che voglia riservare a lui la stessa punizione di Eddie per averlo contraddetto. Poi sembra ripensarci e il suo sguardo si fissa prima su Eddie, che adesso pare troppo preso a risolvere qualcosa dentro di sé per prestare attenzione alla conversazione, e poi su un confuso Jacky.
“Al diavolo, facciamo così”, conclude Sam di malavoglia e fa cenno a Giacomo e Federico di uscire dalla stanza, seguendoli subito dopo.
Eddie rimane solo nel salone silenzioso, a chiedersi se debba essere o no grato a Federico per quel che farà a Giacomo al posto suo.
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Storia di un amore squallido
RomanceContenuti violenti e sessualmente espliciti Roma, 1999 Luca è un uomo triste. Fa l'operaio e vive in un monolocale in periferia da solo, determinato a nascondere a tutti la propria omosessualità, spaventato dai pregiudizi delle persone. La sua unic...