Roma, Venerdì 12 Maggio 2000
Luca è come ipnotizzato. Non può credere alla scena a cui sta assistendo e continua a chiedersi come sia arrivato in quel luogo. Perché si è fatto portare lì? Se lo sentiva che sarebbe andata a finire così.
A ben guardare ha sempre saputo anche come Eddie passa le sue nottate, non ha diritto di sentirsi così sorpreso, né così ferito. Conosce la storia, eppure non riesce a convincersi che il ragazzo non abbia trovato in tredici anni una strada per una vita alternativa.
Non si è mai reso conto di quanto il sesso possa essere osceno. Adesso che osserva quel ritmato movimento della testa di Eddie avverte quasi un conato.Ma non vomita. Attende impietrito che quella disgustosa visione volga al termine.
Il tipo rinfila il membro nei pantaloni e si allontana di qualche passo ridendo, lasciando Eddie in ginocchio a pulirsi ancora una volta il viso. Luca giurerebbe di vedere una lacrima sul volto del ragazzo e un impercettibile tremore nelle sue labbra, che però dura solo un attimo.
Nel momento in cui il ragazzo alza gli occhi verso di lui la sua espressione è quella di uno sconosciuto: nelle sue pupille brilla una luce strana, lampi di rabbia e dolore. Eppure c'è qualcos'altro, un'aria di sfida, un orgoglio che Luca non crede di aver mai visto nel volto del suo amante.
Deglutisce, come sul punto di parlare, ma sa che le parole sarebbero inutili attraverso il finestrino chiuso. Sostiene lo sguardo di Edoardo. Persi nella loro comunicazione silenziosa, i due amanti non si accorgono di Ernesto fino a che l'uomo non afferra la spalla del ragazzo, cercando di tirarlo in piedi a strattoni.
Eddie sulle prime non reagisce, ma poi decide di assecondarlo e di tirarsi in piedi.
"Qualcosa non va?", chiede, poco interessato.
Luca vede la bocca di Ernesto avvicinarsi al suo orecchio e sussurrare qualcosa. Accade qualcosa di inaspettato Eddie si ritira con uno scatto.
"Non erano questi i patti", esclama, senza riuscire a nascondere il disappunto sotto la falsa cordialità.
"Ti ho portato questi giovanotti stasera, dovresti essere riconoscente", ribatte Ernesto, malizioso.
"Mi dispiace ma non è possibile", nega il ragazzo, ostentando sicurezza.
"Non ho detto che non ti pago, ti ho chiesto solo un extra", insiste il viscido geometra.
"Beh, io... non posso."Luca non ha ascoltato la proposta di Ernesto, ma arriva ad intuirlo. D'improvviso nell'auto la temperatura sembra salire e gli risulta sempre più difficile rimanere fermo al suo posto.
"Non puoi, eh? Non fare l'ipocrita." A Eddie non piace quel tono. "Come funziona? Puoi farmi un pompino ma qualcuno ti impedisce di darmi il culo?", le sue parole tradiscono la rabbia che prova a nascondere sotto l'ironia.
"Davvero, io..."
"E se invece fossi ricco e ti dessi più soldi invece potresti?"
Luca non riesce a vedere cosa stia succedendo ma sente il suono lieve della schiena di Eddie spinta contro la carrozzeria dell'auto.
"Dimmi un po', come funziona, riesci ad aprire il culo solo se ti pago, brutta puttana bastarda?" Adesso la voce di Ernesto è più simile a un ringhio. Luca sente il cuore batterli forte nel petto.
"Ti prego", Eddie non riesce a finire la frase. Ha il respiro corto ed un'espressione così sconvolta negli occhi spalancati da convincere Ernesto a tirarsi indietro e calmarsi.
"Non voglio farti del male. Ma mi stai facendo incazzare. Coraggio, voltati e fammi fare, non ti succederà nulla." E così dicendo infila le mani nei pantaloni di Eddie, cercando di abbassarli.
"Se dipendesse da me io... davvero..." Ormai però il ragazzo ha perso qualsiasi arma retorica, sopraffatto dalla paura e dai singhiozzi senza lacrime che gli scuotono il petto.
"E da chi cazzo dipende?" Stavolta lo schianto della schiena di Edoardo sulla fiancata dell'auto risuona in tutto l'abitacolo. "Sei proprio una puttanella, se fossi un signore pieno di soldi saresti già a pecora a implorare di scoparti. Invece sono un poveraccio, quindi mi tratti con disgusto, eh? Ma adesso ti faccio vedere io."
Luca è rimasto senza: deve essere stato il licenziamento a trasformare Ernesto in un bruto. I proprietari del cantiere hanno truccato gli appalti e si sono arricchiti sulla loro pelle, ma il suo desiderio di rivincita sociale si sta riversando sulla persona sbagliata.
In un attimo Eddie è costretto a voltarsi e la sua testa viene sbattuta con violenza sul finestrino. Il sapore del sangue in bocca lo sorprende: Ernesto non gli è sembrato il tipo che picchierebbe una marchetta. Ha commesso un errore di valutazione.Anzi il cliente sembra prenderci gusto e, forse per dissuadere il ragazzo dal ribellarsi, solleva di nuovo la sua testa per sbatterla ancora sul cofano dell'auto. Non ce ne sarebbe bisogno: Edoardo sa fin troppo bene che tirarsi ancora indietro gli porterà solo ossa rotte, rassegnarsi alla violenza sessuale è la scelta più saggia. Questi i suoi pensieri mentre Ernesto gli straccia i pantaloni.
"Adesso basta." La voce che risuona nella notte coglie di sorpresa l'aggressore quanto l'aggredito. I due silenziosi spettatori ubriachi non reagiscono.Luca strattona Ernesto che, colto di sorpresa, lascia la preda. Eddie si volta immediatamente, il viso pesto e le guance rigate di lacrime, giusto in tempo per vedere giungere l'aiuto.
"Ma che cazzo...", esclama Ernesto, preparandosi ad aggredire Luca. Anche i suoi amici fanno qualche passo barcollante in avanti, per aiutarlo. L'uomo però afferra le braccia del geometra senza colpirlo, solo per immobilizzarlo.
"Lascia in pace E... il ragazzo. Ha detto che non vuole fare sesso con te." Luca lancia ad Eddie un'occhiata di sottecchi e quello risponde con uno sguardo sorpreso.
Ernesto scoppia a ridere, liberandosi dalla presa. "Non ha detto questo, Luca. Ha detto che lo devo pagare. Se lo facessi sarebbe entusiasta di venire con me tutte le volte che voglio. D'altronde gode anche lui, non è giusto che debba pagarlo."
"Ti ha detto che non vuole. Perché hai dovuto picchiarlo se era tanto entusiasta di farsi scopare da te?", ribatte secco Luca, guardando l'uomo negli occhi. Fa un passo indietro solo per dimostrare di non essere ostile.
"Picchiarlo? Ma per favore! Fa parte del gioco, lo capisci? Lui si tira indietro per farsi pagare di più, nient'altro. Si fa colpire un paio di volte per mostrarti che non vuole, ma in realtà penso che gli piaccia anche essere strapazzato un po'. E poi ti lascia fare tutto quello che vuoi."
Luca non riesce a rispondere. Ha visto con i suoi occhi Eddie cedere e lasciarsi toccare da Ernesto. Per un attimo il dubbio si insinua nella sua mente. Ma poi guarda negli occhi terrorizzati e imploranti del ragazzo.
" Adesso, se non ti dispiace..." Ernesto si volta e afferra di nuovo Eddie per le braccia, tentando di costringerlo a voltarsi.
"Sta' fermo!", interviene Luca afferrandogli il braccio.
"Smettila di cagare il cazzo, Luca", urla Ernesto. Spinge l'uomo a terra con uno strattone. Non cerca più di mostrarsi civile.Luca non potrebbe mai sopportare di vedere qualcuno che violenta Eddie sotto i suoi occhi. Piuttosto preferirebbe farsi ammazzare di botte da quei tre schifosi. Ma non servirebbe a salvare Eddie e lui non avrebbe speranza di avere la meglio in uno scontro tre contro uno.
"Pagalo allora!", piange Luca. "Ti do io i soldi, ma non costringerlo."
Il silenzio cade tra loro. Luca guarda prima la faccia dubbiosa di Ernesto e poi quella sconvolta e spaventata del suo bellissimo Eddie. Non riesce a decifrarla.
"Hai rovinato la serata, Luca. Volevo solo scopare e tu l'hai trasformata in una tragedia",n riprende Ernesto seccato. Riflette per qualche altro attimo
Poi si volta verso Eddie. "Hai sentito, puttanella? Paga lui, adesso voltati." Ha un tono di voce incolore.
Eddie con terrore cerca di capire se nonostante tutto gli farà del male. Poi fissa di nuovo gli occhi su Luca. Paura, sorpresa, umiliazione, gratitudine e delusione riempiono per un attimo lo spazio che separa i due amanti.
Poi Eddie deglutisce, distogliendo lo sguardo. Un respiro profondo prima di seguire diligentemente le indicazioni di Ernesto.
STAI LEGGENDO
Storia di un amore squallido
RomantizmContenuti violenti e sessualmente espliciti Roma, 1999 Luca è un uomo triste. Fa l'operaio e vive in un monolocale in periferia da solo, determinato a nascondere a tutti la propria omosessualità, spaventato dai pregiudizi delle persone. La sua unic...