Capitolo 59 - Claustrofobia

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Eddie ha temuto che gli altri facessero domande. E ci hanno provato: Said gli ha chiesto che fosse successo non appena se lo è visto salire sul veicolo in quelle condizioni. Sembrava sinceramente preoccupato. Ma il ragazzo non ha risposto.

Nessuno ha più osato parlare ma il silenzio che è caduto nel furgoncino è altrettanto umiliante. La lampadina che pende dal soffitto illumina una dozzina di uomini che indossano abiti logori e succinti e un ragazzo nudo come un verme e sanguinante.

Eddie si morde le labbra per non urlare, ma sente dolore in ogni parte del corpo. Cerca di rimanere fermo per non permettere alle sue braccia di dondolare dalle spalle lussate. Almeno il  braccio sinistro deve essere anche rotto, perché ha assunto una piega innaturale e se prova a muoverlo il ragazzo è sicuro di svenire dal dolore. Perde sangue dalla bocca, perché due dei suoi denti sono saltati.

Eddie cerca di non pensare a quanto è ridotto male: ha già urlato e pianto abbastanza, la gola gli brucia. Non riuscirebbe nemmeno a parlare.

Si concentra sul ricordo della sensazione di potere che ha provato nel tenere in mano un'arma e nel puntarla alla testa di Sam. Non si è mai reso conto della brama di distruzione che cova nei suoi riguardi. Forse perché un progetto di vendetta implica fiducia in futuro migliore, una fiducia che lo ha abbandonato da tempo.  Ma quel desiderio di rivalsa esiste.

Il furgone prende una buca. Il colpo scuote il corpo di Eddie, che trema dal dolore. Farebbe qualsiasi cosa per non urlare e per non mostrarsi sconfitto.

Ma ai suoi compagni di viaggio non è possibile ignorare la sua sofferenza. Lo scrutano con pena. Lui fissa invece le sue gambe, l'unica parte che sembra integra.


Mai per un attimo, durante tutta la notte, Eddie ha smesso di pensare che Luca doveva essere lì, da qualche parte, in ascolto. Quando è uscito dalla vecchia stalla i venti metri che ha percorso fino al furgoncino sono sembrati una sfilata organizzata per uno spettatore segreto.
Se il ragazzo si fosse mostrato in difficoltà, Luca forse si sarebbe sentito in dovere di venirgli in soccorso, condannandosi a morte.

Eddie non ha battuto ciglio, non una parola, non un lamento. Avrebbe voluto almeno voltarsi a guardarlo un'ultima volta, però.

Sente una lacrima solitaria scorrergli sulla guancia.

Said continua a fissarlo. Il ragazzo prova a ignorarlo e ci riesce fino a quando l'amico non si infila una mano in tasca e ne estrae qualcosa che gli porge di nascosto.

Edoardo lo guarda con sospetto. Said gli fa cenno di allungare la mano. Poi, rendendosi conto che per il ragazzo è un problema muovere le braccia, gli ficca tra le dita l'oggetto misterioso.

È una pasticca piccola e tonda. Eddie resta sospettoso.

Said muove la testa in segno di incoraggiamento e spiega: "Per il dolore".

Il ragazzo ci riflette. Normalmente non accetterebbe, perché cominciare a prendere quella roba porta sempre un sacco di guai. Avere riflessi e pensieri rallentati non è una buona idea per chi fa la sua vita.

Ma cos'ha da perdere adesso? Sarà solo per quella volta, per il dolore.

"Grazie", dice con sincerità a Said, prima di mandare giù la pillola misteriosa.

Non ha ancora fatto effetto quando il furgoncino si ferma di colpo davanti alla villa. Di nuovo il brusco movimento provoca dolore a Eddie, ma il ragazzo è troppo concentrato sulla porta che si sta spalancando davanti a lui per darci perso.

Mentre gli uomini di Sam fanno scendere gli altri ragazzi, Rodolfo si dirige verso di lui e lo tira in piedi strattonandolo per il braccio rotto. Gli scappa un gemito, che l'energumeno ignora. Il ragazzo lo segue, tentando di stare al passo, ma Rodolfo continua a trascinarlo. Lo fa apposta per fargli male, Eddie ne è certo. Non pu dargli la soddisfazione di sentirlo urlare.

La paura di ciò che sta per succedere è perfino più forte del dolore. Dove lo sta portando, così di fretta?

Entrano nell'androne. Eddie si aspetta di essere spinto su per le scale, nell'appartamento usato da Sam. E invece viene portato nell'ingresso casa dei ragazzi e lanciato al centro della cucina. Perché è lì?

Qualsiasi sia il loro piano, gli sarà riservata una punizione pubblica. I ragazzi, che adesso stanno entrando nella stanza, devono sapere che cosa succede a chi prova ad alzare la testa. Lo picchieranno ancora, o peggio? Di nuovo?

Rodolfo spalanca la porta di legno di uno sgabuzzino in cui sono gettate alla rinfusa alcune coperte, dei vestiti vecchie e delle scope. Lo prenderanno a bastonate? Eddie ha fatto bene a prendere la pillola, che ora inizia fare effetto. Gliene serviranno altre, in futuro.

Ma è solo quando l'uomo comincia a estrarre il contenuto dello sgabuzzino che Eddie capisce davvero.

Adesso vorrebbe scappare. Non fa in tempo a formulare il pensiero che Rodolfo l'ha afferrato per le spalle e lo sta scaricando di peso nello sgabuzzino.

La porta viene chiusa con un tonfo e il ragazzo si ritrova immerso nell'oscurità, ad eccezione che per lo spiraglio di luce che passa per i dieci centimetri che separano la porta dal pavimento.

Si tira in ginocchio e urla: "Che cosa significa? Che devo fare qui? Chi stiamo aspettando? Fatemi uscire!"

Non ottiene risposta. Tira una testata alla porta per la frustrazione. Poi gli viene in mente che quella semplice chiusura non ha chiavi, né serrature, né lucchetti. Eddie potrebbe aprire dalla maniglia. Che senso ha rinchiuderlo lì?

Ma mentre sta raccogliendo le forze per alzare le braccia e aprire il battente, lo sente. Il rumore del martello. Rodolfo sta inchiodando la porta.

"No, no, ti prego, no", strilla il ragazzo, disperato.  Gli sarebbe impossibile smettere di piangere.

In un momento tutti i buoni propositi di Eddie, le speranze  di scappare e di vendicarsi, o per lo meno di mostrarsi orgoglioso e forte, sembrano sparire. Le chiavi sono fatte per chiudere ma anche per aprire, un varco sigillato con assi di legno e chiodi è destinato a non lasciar più passare nessuno.

Edoardo si ritrova murato vivo nello sgabuzzino della villa. I suoi compagni sono in cucina. Dallo spazio sotto la porta intravede gli scarponi del suo carceriere, e dietro di essi, le scarpe lise di Giacomo e di Said. Guardare in faccia un altro essere umano sembra diventato impossibile.

Ogni giorno gli altri ragazzi passeranno di lì e sapranno che là dentro c'è lui. O il suo cadavere.

Gli daranno da mangiare? O lo la sua punizione è morire di fame, lì dentro?

L'orrore adesso lo travolge. Quella sensazione di soffocamento è peggiore di qualsiasi altro dolore, fisico e psicologico, provato quella notte. La solitudine potrebbe ucciderlo, ora. Eddie si stende a terra e piange piano contro il pavimento.

I suoi pensieri corrono a Luca. È sollevato che almeno lui sia fuori pericolo. Eppure lo vorrebbe lì. Se chiude gli occhi sente le carezze delle sue mani che gli asciugano le lacrime.

Ormai la pasticca sta facendo effetto. Non riesce più a sentire i priori arti. E, sebbene la sofferenza dell'anima non venga placata, i suoi occhi si chiudono. Viene inghiottito dal sonno.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora