Capitolo 56 - Quello che volevi

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Gli schiamazzi si allontanano, mentre il gruppo dei ventenni ritorna verso il locale.

Eddie esamina le banconote che stringe tra le mani, come per verificarne l'autenticità. Sono tanti soldi. Non ne vedeva in così grande quantità da anni. Se li infila in tasca e si dirige verso la macchina di Luca, nascosta nell'ombra. L'ultima crudeltà da parte di Sam è stata proprio quella: decidere che Eddie non era più abbastanza bello e giovane per i locali e mandarlo per strada, considerarlo merce poco preziosa e non permettergli di guadagnare abbastanza da risultare un affare redditizio, una vita da conservare.

Ma l'amarezza non può avere un posto nel suo cuore. Non adesso che quel piano progettato per fallire sembra funzionare. Accelera il passo verso l'automobile.

D'un tratto si immobilizza, il piede sospeso a mezz'aria, raggelato da una visione inquietante. Nessun ombra si muove davanti al volante, al posto del guidatore. Luca non c'è.

Il ragazzo si guarda intorno, come se il suo amante potesse nascondersi nella notte. Come se qualcuno potesse nasconderglielo nell'oscurità.

Spicca una corsa verso il parcheggio dove hanno sistemato la macchina. La portiera risulta aperta e Eddie ficca la testa nell'auto, in cerca di un indizio sulla scomparsa di Luca. Forse si aspetta di trovare un biglietto. 

Rovista con furia sul cruscotto anteriore, con il cuore che gli batte sempre più forte in petto. Ma poi realizza che il suo respiro affannato non è l'unico che giunge alle sue orecchie: c'è qualcun altro nella macchina.

 Preso dallo spavento, si volta, ma solo per scoprire Luca addormentato sul sedile posteriore. Il sollievo di Eddie è tale che quasi scoppia a ridere. Si sporge per accarezzare la guancia del dormiente con delicatezza. 

È bagnata. Luca ha pianto.

Confuso, il ragazzo decide di raggiungerlo sul sedile posteriore. 

Preme con  tocco leggero la sua spalla per risvegliarlo. Luca apre gli occhi sonnolenti e ancora lucidi, poi si tira su a sedere per lasciare entrare Eddie. Il ragazzo lo stringe tra le braccia, mentre quello  si abbandona sul suo petto.

 "Luca, qualcosa non va?", chiede il ragazzo all'amante che, nonostante cerchi di nasconderlo, appare ancora provato.

"No, va tutto bene", dice Luca, sprofondando sempre più nell'abbraccio.

 "Perché piangi allora?", incalza il ragazzo.

Luca distoglie lo sguardo e lo posa sulla sagoma del locale, con i faretti d'atmosfera visibili dalla finestra. Le lacrime che ancora gli scorrono sul viso vengono illuminate da lampi di luce verdi e fucsia.

 "Ero così, non è vero?"

 Eddie sulle prime non capisce a cosa si riferisca. Poi segue il suo sguardo, che ora è puntato sui ragazzi che fino a pochi minuti prima erano suoi clienti e che ora si accingono a tornare alla loro serata.

"Beh, non direi", commenta Eddie. E non mente, perché non riuscirebbe mai a paragonare l'allegria ubriaca di quei ragazzini alla durezza seriosa e alla rassegnazione di Luca.

"Allora ero come Ernesto? O forse lo sono ancora." Luca sembra arrabbiato con se stesso.

"Non dire stupidaggini."

 "Ma anche io ero un puttaniere. Voglio dire, io non ne avevo idea ma tu quel giorno, quella prima volta, non volevi venire con me, e non lo avresti fatto neanche per soldi. Lo facevi perché eri obbligato e io ne ho solo approfittato."

"Questo non ti rende simile a quello stronzo di Ernesto. E poi detto tu stesso, tu non potevi saperlo, pensavi che fossi libero. Ne sapevi quanto ne sanno ora quelli là", e accenna ai ragazzi, che però sono spariti oltre i battenti della porta d'ingresso.
 Luca scuote la testa. La tensione gli blocca il collo e la schiena.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora