Capitolo 2 - Un inizio imperfetto

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--------- Ciao a tutti, ecco il secondo capitolo. Spero che non risultino troppo lunghi! Non dimenticate di lasciare un commento e votare----

Roma, Giovedì 7 Ottobre 1999

Luca non vede assolutamente nulla, all'interno dell'abitacolo della macchina e, ora che anche i suoi fari sono spenti, anche la campagna appare come un oceano di oscurità indistinta, i fili d'erba diradati dall'autunno e increspati da una brezza leggera. Al contrario la città, nella direzione da cui sono arrivati, brilla.

Ma Luca non presta attenzione al paesaggio circostante. Concentra il suo sguardo sul capo di Eddie, cercando di mettere a fuoco per lo meno i suoi riccioli brizzolati appena brillanti alla luce della luna, mentre ci gioca, accarezzandoli, tirandoli e facendoli scorrere tra le dita. Quella è l'unica parte del corpo di quel ragazzo che può accarezzare, per quella sera. È frustrante, pensa, lanciando un picccolo gemito e ansimando forte. Sente il calore del corpo di Eddie che, chino in ginocchio sul pavimento dell'auto fra le sue gambe, stringe i suoi polpacci e le sue cosce per rimanere stabile mentre porta a termine il suo lavoro.

È esperto, si trova a pensare Luca, mentre afferra con delicatezza la testa di Eddie per spingerla verso di sé. Luca viene poco dopo, mugolando. Il ragazzo non si rialza subito ma continua ad abbracciargli la gamba cercando di rubare il calore del suo corpo come un gatto che fa le fusa, così Luca riprende ad accarezzarlo sui capelli e sul viso, fissando un punto imprecisato davanti a lui e respirando forte.

Tutto ritorna ad essere silenzioso e Luca si accorge che Eddie sta di nuovo tremando. Si ritrova a pensare che la prossima volta che andrà a puttane porterà una giacca di riserva, perché è davvero difficile ignorare qualcuno che si agita in quel modo e questo rischia di guastargli l'eccitazione.

Alla fine il ragazzo si rialza e scivola sul sedile del passeggero senza dire una parola. Mentre Luca si risistema i pantaloni, appoggia la testa al finestrino. Luca vede le luci della città riflettersi nei suoi grandi occhi scuri. Adesso lo può osservare con calma. Eddie deve essere stato bello, ma è sfiorito in fretta. La luce della luna rende quasi trasparente il suo pallido viso e mette in risalto le occhiaie profonde. Qualche ruga gli solca già il viso pensoso, mentre socchiude le labbra grandi e carnose. È magro e sembra molto delicato.

Mentre Luca lo osserva Eddie si volta a guardarlo e poi gli rivolge una risatina che vorrebbe essere giocosa, ma stona completamente con volto scavato e tetro. Luca rimane interdetto.
"Complimenti, però", commenta Eddie, sorridendo e appoggiandogli una mano sulla coscia.
"Eh?"
"No, dico, guarda che non ce ne sono tanti a cui si drizza subito. E così bene, poi. E sei durato per così tanto", continua in tono lezioso il riccetto, con una risatina maliziosa.

Ecco perché a Luca piaceva Marco, col suo silenzio e la sua discrezione. È abituato al modo in cui di solito quelli come lui cercano di ingraziarsi i clienti, adulatorio e scanzonato. Ma Eddie non dice quello che pensa e quando posa lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni si rende conto che non si è nemmeno eccitato. In più Luca potrebbe giurare che gli occhi gli si siano inumiditi. È una mignotta, deve farlo almeno una volta al giorno, ci deve essere abituato. Luca gli ha fatto così schifo? Che problemi ha, Eddie?

Luca sorride, amaro. "In dieci anni che vengo da queste parti avrò sentito queste parole almeno duecento volte. Di' un po', vi suggerite a vicenda le frasi di repertorio?", non intende essere brusco, ma il suo orgoglio è ferito dallo scarso apprezzamento che Eddie par aver avuto di lui, e in più è infastidito dalla sua adulazione.
Eddie lo guarda, rimanendo spiazzato per un attimo, poi riprende a sorridere, impassibile. "Beh, se te lo dicono tutti magari è perché è vero. Hai veramente un bel cazzo".
Luca sbuffa e non risponde, distogliendo lo sguardo. Un silenzio imbarazzante cala fra i due. Eddie toglie la mano dalla sua coscia e fissa gli occhi davanti a sé.

Luca mette in moto la macchina e si dirige verso la strada, continuando a lanciargli occhiate di traverso.
"Quanti anni hai?", chiede, improvvisamente per rompere il silenzio.
Eddie lo guarda, sorpreso. "Trenta" risponde poi, titubante.
Stavolta è Luca ad essere sorpreso, ma evita di fare commenti.
Un'ombra passa negli occhi di Eddie. Sa perché quella sorpresa, non se li porta bene. Sospira. Un singhiozzo silenzioso gli scuote le spalle.

Luca è rimasto deluso di non aver trovato Marco e dai modi di quello nuovo, ma non c'è motivo di prendersela con quel ragazzo che fa solo il suo lavoro, e anche bene. Se vuole che Eddie la smetta di fare le moine da troia che si sente in dovere di sciorinare deve essere naturale lui per primo.
"Scusami, è che non mi piace quando ... ehm ... quelli come te mi raccontano balle. Marco non lo fa. È silenzioso e io potevo essere sincero, è per questo che mi piaceva. Insomma, tutti questi complimenti, ma non mi pare che ti abbia tirato, no?"

Eddie lo guarda, cercando di asciugarsi la lacrima che gli cola lungo la guancia destra senza che Luca se ne accorga. Non avrebbe mai parlato degli altri ad un cliente, ma se quel tipo voleva che fosse sincero ...
"È che avevo un cliente di solito, a quest'ora. Di ... di solito sarei stato impegnato. Ma ... ma se lui ora arrivasse ... io volevo conservare le energie per lui e ho cercato ... ho cercato di non eccitarmi troppo. Ma tanto ..." Eddie si interrompe e stringe le spalle goffamente. Deve impedirsi di piangere.

Luca apprezza la sincerità e gli poggia una mano sulla spalla, per consolarlo. "Quindi ti dispiace per il tipo che non è venuto?" È sempre meglio che pianga perché un altro non è venuto, piuttosto che perché lui è stato un disastro.

Eddie si chiede se possa essere del tutto sincero con quel tipo. Pensa a come parla di Marco, a come lo stava cercando vicino al capannone. Marco è suo amico e quel tipo pare esserci affezionato. Decide di dire una mezza verità. "È un mese che non viene. Era un brav'uomo, simpatico, ma niente di più" scrolla le spalle. "È che non ho più tanti clienti, insomma, c'è sicuramente di meglio di me in giro". Eddie non è sicuro che Luca voglia ascoltare i problemi di una puttana. Tace.

"Perché non cambi mestiere? Come ha fatto Marco, se è vero che ha smesso." Commenta Luca distratto, poi si rende conto che quello che ha detto può sembrare poco carino.
"Cioè ... penso che non debba essere ... ehm ... appagante, ma magari per te ... ehm ..."

Stavolta Eddie ride sinceramente dell'imbarazzo del tipo. Pensa a come potrebbe rispondere senza metterli a disagio entrambi e senza esporsi troppo. "In realtà non mi dispiaceva una volta, quando non c'era bisogno di andare per strada e gli uomini mi chiamavano direttamente a casa. E anche nei locali ... insomma era divertente. Le marchette ... non sono il massimo. E poi ..." aggiunge prima che Luca possa dire qualsiasi cosa, "comincio a diventare vecchio e poco attraente. E forse nemmeno così bravo" e guarda Luca, come per cercare conferma. Il fatto che Luca non abbia replicato quando ha detto che c'è di meglio in giro non è passato inosservato.

Adesso tocca a Luca essere sincero. "Non ti trovo brutto. Sei carino, un po' trascurato. Ma sei bravo", e Luca gli sorride. Eddie ricambia sinceramente.

In quel momento la macchina svolta nella strada del capannone e Luca si ferma davanti alla sedia di plastica bianca. Tira fuori i soldi e li offre ad Eddie, che li prende, sussurrando un ringraziamento. Scivola fuori dalla macchina con quel suo fare nervoso. Richiude la portiera e si sta già dirigendo verso la sedia quando sente il rumore del finestrino che si abbassa. Si volta di scatto.

"Ehm ... Eddie. Sei sicuro che Marco non tornerà?"
"Abbastanza. Così mi ha detto e non credo tornerà sulla sua decisione"
"Allora ... a quanto ho capito tu sei libero il giovedì, no?"
Luca vede un lampo di speranza sul viso di Eddie mentre questo annuisce.
"Allora ci vediamo tra due settimane"

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora