Roma, Martedì 4 Gennaio 2000
Sembra averla presa bene, si trova a pensare Luca per l'ennesima volta.
Versa un altro po' di sabbia nella betoniera. È un oggetto che conosce bene, eppure quel giorno la sua rotazione lenta e continua lo ipnotizza, la sua mente vaga sui sentieri bui dell'angoscia e della preoccupazione.
Non c'è niente che non vada. In fin dei conti è positivo che non abbia protestato nell'apprendere la sua decisione. Quando Luca ha detto ad Eddie che non sarebbe più riuscito a pagare rapporti completi, dal momento che aveva intenzione di passare da lui tutti i giovedì e non solo due volte al mese, il ragazzo non gli è parso contrariato. Anzi sembrava proprio felice.
Luca non lo è altrettanto.
Cerca di ricostruire nel ricordo i lineamenti di Eddie, la sua reazione non appena aveva ascoltato la notizia: un attimo di perplessità, la realizzazione, poi ancora un pensiero che gli ha fatto aggrottate le sopracciglia. Infine il suo volto si è aperto alla gioia, una felicità che non gli aveva mai visto prima negli occhi.
E Luca, a distanza di giorni, mentre tira su un muro di mattoni con del calcestruzzo nel bel mezzo della campagna romana, si sta ancora chiedendo cosa quella gioia potesse significare e quale fosse il pensiero che aveva provocato in Eddie quella reazione.
Le ipotesi che ha costruito nella sua testa sono due.
La prima è che quello che Luca considera il suo amante provi orrore nel fare sesso con lui. Questa possibilità lo tortura, perché in quel caso è chiaro che il suo sentimento non potrà mai essere ricambiato. Inoltre questo significherebbe che ha costretto Eddie a fare una qualcosa che lo ripugna. Il disprezzo che prova per se stesso è insostenibile.
La seconda ipotesi, che Luca vuole credere più verosimile, è che Eddie fosse felice perché sapeva che avrebbe guadagnato di più. L'uomo non si sentirebbe di biasimarlo se fosse così. La prima volta che si sono incontrati gli ha confessato di non avere tanti clienti. A giudicare dalla sua sciatteria, l'aspetto poco curato e le condizioni dei vestiti che indossa, il ragazzo deve avere veramente pochi soldi. E poi è così magro! Non si stupirebbe se Eddie non riuscisse nemmeno a mangiare come si deve.
Però si aspettava che ci rimanesse male, soprattutto dopo tutto quel magnifico sesso. Luca è innamorato di lui, non può più mentire a se stesso. E tuttavia sa troppo poco di quel ragazzo per capire se lui in qualche modo possa provare qualcosa.
D'improvviso questa consapevolezza lo colpisce come una palla da demolizione. Lui non sa niente, assolutamente nulla di Eddie. Non può intuire come ragiona né cosa conti per lui davvero. Non sa nemmeno perché è finito a fare quel lavoro, dove abiti e con chi. Ce l'ha una famiglia? La vita del ragazzo si perde nella notte buia in cui ogni volta sparisce non appena Luca lo riaccompagna al capannone.
E pensare che per vederlo più spesso ha perfino deciso di usare quel poco che gli rimane del suo salario a fine mese, tra le spese per la cura di sua madre e l'affitto da pagare. Un gesto da folle, da ragazzino innamorato! Dove potrà portarlo, quel vizio di andare a puttane? Taglierà i fondi alle cure di sua madre per farsi fare pompini da uno sconosciuto, che per di più, Luca ormai ne è certo, gli racconta un sacco di balle e gli nasconde informazioni?
È quasi tentato di non tornare mai più al capannone e tagliare di colpo i rapporti con l'uomo del mistero.
Eppure c'è una terza opzione, una fragile speranza che non gli permette di prendere in considerazione davvero una risoluzione definitiva: può darsi che Eddie sia davvero felice di vederlo più spesso e che, come per lui, l'affetto e il desiderio di stare insieme stiano acquisendo importanza davanti alla passione.
Luca sente il suo cuore stringersi mentre piano si appoggia al muro di mattoni che ha appena tirato su.
"Tutto a posto?" È stato un suo collega a parlare, un certo Diego.
"Certo, scusa, mi ero incantato." L'uomo si accinge a rimettersi al lavoro. "C'è bisogno di qualcosa?"
"No, ma credo che quella", fa notare Diego, accompagnando le parole con un gesto della mano in direzione della betoniera, "sia pronta. Ci rimettiamo al lavoro?"
Luca annuisce e in silenzio riprende la sua spatola, seguito da Diego. È una giornata fredda di inverno, ma al sole non si sta male ed entrambi sono attrezzati con cappotti pesanti.
"Sicuro di stare bene? Ti trovo un po' assente in questo periodo", commenta Diego, distratto.Luca va d'accordo con lui. Fa parte del giro di amici con i quali ogni tanto esce a prendersi una birra, dopo il lavoro. Luca ha anche conosciuto la sua famiglia e una volta è stato invitato perfino a casa sua, insieme agli altri. Nonostante questo non si può dire che siano proprio dei confidenti, per questo la domanda di Diego lo sorprende.
"Tutto regolare. Sai, sono un po' preoccupato per mia madre", taglia corto. Diego annuisce.
"Capisco. Beh, alla fine qui siamo preoccupati un po' tutti, chi per un motivo, chi per un altro."
Luca capisce quello che Diego vuole dire. La direzione ha avvisato che ci sono dei licenziamenti in vista. Loro due però sono abbastanza in forma. Inoltre sono scrupolosi e esperti nel loro lavoro. Non rischiano granché. Tuttavia la possibilità di venire cacciati c'è sempre, in questi casi.
"Sai, mia moglie sta a casa coi bambini. Se perdo questo lavoro è un casino: c'è solo il mio stipendio a casa", spiega Diego, cominciando a spalmare il calcestruzzo su cui poi appoggerà i mattoni che ora giacciono allineati per terra.
"Lo dici a me? Non ho figli, ma devo pensare a mia madre"
"Proprio perché non hai famiglia potrebbe andarti male." Non è stato Diego a parlare, la voce proviene dalle loro spalle.
Luca non ha bisogno di voltarsi per capire a chi appartenga. È Francesco, un altro tipo del loro giro anche se non amichevole come Diego. Per qualche strana ragione lui e Luca non si stanno simpatici. Francesco assume spesso un atteggiamento di superiorità nei suoi confronti. Diego ride, amaro.
"Non penso che la direzione stia a vedere chi ha famiglia, prima di licenziare. Anzi, forse considerano chi ha figli meno produttivo e pensano che sia distratto da loro," nel dirlo comincia a posizionare i mattoni sul calcestruzzo fresco.
"Non era questo che intendevo. Dicevo che il fatto che Luca", inizia a spiegare, facendo un cenno ammiccante a Diego, "non abbia famiglia potrebbe farlo mettere nel numero di quelli da licenziare. Ma probabilmente invece questo fatto potrebbe far piacere a qualcuno su in direzione." Ridacchia, come se avesse fatto una battuta che può capire solo lui.
Adesso Luca si è fermato e il suo sguardo si muove tra l'espressione divertita di Franco e quella imbarazzata di Diego, che, da quanto può vedere, sta facendo finta di non aver capito.
Luca invece non ha capito niente per davvero, ma l'allusione ad un suo possibile licenziamento lo preoccupa.
"A qualcuno in direzione potrebbe far piacere che tu non abbia famiglia", si ripete mentalmente. Ma che significa?
"Licenzieranno te, se te ne stai tutto il giorno qui a chiacchierare mentre noi lavoriamo", replica Diego. Il suo tono è scherzoso, ma nasconde una nota di fastidio.
"Allora a dopo", saluta Francesco, ma porta ancora il ghigno stampato in faccia mentre si allontana.
"Di che blaterava?", chiede Luca, appena quello non è più a portata di orecchie.
"Ma niente, le sue solite cazzate." Diego si mostra davvero calmo e poco interessato, non dà peso alle parole di Francesco.
Luca scrolla le spalle e, mentre si rimette al lavoro, decide di non indagare oltre.
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Storia di un amore squallido
RomanceContenuti violenti e sessualmente espliciti Roma, 1999 Luca è un uomo triste. Fa l'operaio e vive in un monolocale in periferia da solo, determinato a nascondere a tutti la propria omosessualità, spaventato dai pregiudizi delle persone. La sua unic...