Capitolo 64 - Qualunque cosa accada

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Roma, 19 Agosto 2000

Quando apre gli occhi per qualche minuto non riesce a concentrarsi su nulla che non sia il suo mal di testa e l'oppressione che sente all'altezza del petto. Gli sembra che ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di strano dentro di lui. Perfino la sua sagoma sotto il lenzuolo gli appare sbagliata. Non riesce a sentire il suo corpo.

Gli ci vuole un po' prima di rendersi conto di doversi focalizzare sull'ultimo ricordo che ha, per capire dove si trovi.
Quando finalmente recupera l'ultima immagine che si è impressa nella sua memoria, quella della cornetta della cabina telefonica da cui ha chiamato l'ospedale, capisce all'istante dove si trova. La presenza di un altro lettino oltre al suo, il piccolo televisore sul muro di fronte, la flebo e il carrello riempito di boccette... tutto lascia pensare che ce l'abbia fatta. Che si sia salvato.

È solo nella stanza. C'è poca luce fuori, il sole deve essere basso sull'orizzonte. Fa caldo.

Sa che cosa gli è accaduto. Adesso non gli manca nemmeno un dettaglio di quella notte. Ed è terrificante
Ma non è questo a fargli desiderare di richiudere gli occhi e scivolare nel buio da cui è venuto. Si ricorda di aver detto il suo nome al centralinista dell'ospedale. Ma lui non è lì. Forse non l'hanno trovato. Forse non lo ritroverà mai.

Dovrebbe chiamare qualcuno e avvisare i medici del fatto che è sveglio. Ma non sente il bisogno di parlare con nessuno. Vorrebbe riaddormentarsi guardando quel raggio di luce del sole al tramonto che fende l'aria della stanza e colpisce una maglietta stesa sul letto accanto.

Il dettaglio lo colpisce: conosce quella maglietta. Per un attimo è come folgorato da quella visione. Allunga la mano verso il campanello e preme il pulsante.

Attende qualche secondo, mentre il battito del suo cuore accelera. Poi ad accelerare sono dei piedi sul pavimento del corridoio fuori dalla sua stanza.
Edoardo vede la porta spalancarsi.

Luca si immobilizza. Boccheggia, non trova le parole. Ma si avvicina.

"Sei qui", sussurra Eddie. Sente gli occhi bruciare. Sta piangendo. Gli angoli della bocca si piegano verso l'alto.

Luca adesso lo guarda dall'alto. Anche i suoi occhi sono umidi. "Certo che sono qui. Sei stato tu a chiamarmi. Dovevo venire da te." La voce è rotta dall'emozione.

Edoardo avverte un singhiozzo scuotergli il petto.

L'infermiera fa irruzione nella stanza. Allontana Luca con poco tatto e si dedica al controllo dei valori del paziente, che non la degna di uno sguardo e continua a rivolgere gli occhi lucidi al suo innamorato.

Quando la donna se n'è andata con l'intenzione di cercare un medico, Luca si avvicina ancora.

L'uomo allunga una mano verso il volto del ragazzo per accarezzarlo, ma lui cambia espressione. Sembra quasi impaurito. Quando uno dei polpastrelli di Luca sfiora la sua pelle, scosta la testa con uno scatto. Sta tremando.

"Che succede?", gli chiede Luca, mostrando apprensione.

"Non toccarmi, ti prego", supplica Eddie, evitando il suo sguardo. Un sentimento irrazionale di vergogna lo attraversa: quello che gli è successo non è trascurabile.

Per un attimo che sembra non voler finire il braccio resta sospeso a mezz'aria. Poi Luca lo ritira.

Quando il ragazzo trova il coraggio di incontrare di nuovo i suoi occhi vi trova una consapevolezza dura e rabbiosa.

"Che ti hanno fatto!" Non è una domanda.

"Dove sono, Luca? Dove sono loro? Mi cercano? Sanno che sono qui? Sanno che ti ho chiamato?" La manifestazione di panico di Edoardo non ha nulla di dignitoso.

Luca si limita a scuotere la testa, poi lo interrompe. "Non ti stanno cercando. Non sanno che sei qui. Pensano che tu sia morto, quella notte. Non hanno capito cosa è successo" Tace. Sarebbero troppe informazioni da digerire per una persona che si è appena risvegliata dal coma.

Ma Eddie è troppo sveglio per non rendersene conto. "Perché? Cosa è successo?"

L'uomo abbassa lo sguardo. Si sente in colpa.

"L'ho detto alla Polizia. Cioè, ho detto tutto quello che sapevo. E li hanno trovati. Sam e Rudy sono scappati, ma i ragazzo stanno bene", si affretta ad aggiungere prima che Edoardo venga travolto dalla paura.

Non può dirgli di Federico, non ora. Deve mentire almeno fino a che non si sarà rimesso.

Ma la mente del ragazzo non corre in quella direzione. "Giacomo, come sta Giacomo?", chiede, concitato.

"Bene." Il tono di Luca è sinceramente rassicurante. "Non preoccuparti, non è ferito. Lo avranno nascosto da qualche parte, lo hanno portato al sicuro."
"Tu non lo hai visto?"

Luca scuote la testa. "Non lo ho visto. Agli agenti non piaccio molto, non si fidano di me. Sono stato un po' troppo sincero." Sorride imbarazzato.

Ma l'emozione che questa affermazione causa in Edoardo è del tutto inaspettata. Il Luca che ha conosciuto quasi un anno fa non correva il rischio di essere troppo sincero. Dopo aver passato tutta la vita a nascondersi, eccolo lì pronto a testimoniare al mondo la sua esistenza e il suo modo di amare, pronto a dire che desidera e ama un uomo, pronto a giurare che quella persona è Edoardo.

"Non dovevi dirglielo", insiste però il ragazzo, "Non avresti dovuto dirgli niente, per la verità." Le parole del ragazzo hanno un tono duro. "Li hai messi in pericolo. E ti sei messo in pericolo."

"Sei stato tu a farmi chiamare", obietta Luca. "Ovviamente mi hanno interrogato."

"Non sapevo come altro trovarti. Potevi raccontare una balla." Eddie appare quasi arrabbiato.

"Non potevo lasciare i ragazzi con quei mostri", si difende Luca. "Tu non sai cosa ho provato a saperti con loro per tutto questo tempo." La sua voce angosciata smuove qualcosa dentro Edoardo: chissà cosa avrebbe fatto se avesse saputo dove lo avevano tenuto per un mese buono. "Pensa a Giacomo. Adesso è libero. E tu sei protetto da loro. Ci sono gli agenti qui fuori", termina Luca.

Eddie avverte un nodo alla gola. È confuso. "Ti hanno creduto? La Polizia non dà retta a quelli come me. Per quanto può durare la loro protezione? Sam non dimentica, la sua vendetta prima o poi arriverà."

"Eddie, devi stare calmo. Gli agenti sono stati un po' stronzi all'inizio. Ma adesso hanno avuto le prove, trovato tanti testimoni. Non possono sostenere che io abbia mentito. E prenderanno sia Sam che Rudy, vedrai"

"Non credo proprio", sussurra Eddie, ma pare già più tranquillo.

Luca lo intuisce e si illumina di un sorriso radioso. "Smettila di preoccuparti. Non capisci? Sei libero, Eddie! Davvero!"

Eddie recepisce solo adesso la conseguenza di ciò che è successo.
Avverte un brivido spaventoso. E ora?


Ora sopravvivrà. Camperà più di quello che avrebbe potuto desiderare. Magari un giorno compirà cinquant'anni, sessanta, settanta... Il pensiero del tempo che si dipana davanti a lui è rigenerante: di colpo ecco centinaia di nuove prospettive e possibilità.

Ma non può fare a meno di esserne terrorizzato: non ha idea di dove partire per costruire il proprio futuro.

Non ha basi, sente di dover agire come se l'abisso del passato non esistesse. E allora chi è lui, se nulla gli rimane della sua vita precedente, della sua famiglia e degli anni della sua gioventù?

Guarda Luca. Lui nel suo futuro ci sarà, di questo è sicuro. Lo aiuterà, qualunque cosa accada.

Storia di un amore squallidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora