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"Prendo questa mensola, posso?" Mi affaccio nella mia camera da letto con ancora lo spazzolino in bocca e la guardo mentre è sulle punte che indica uno scaffale nel mio armadio.
"Certo" annuisco "le mie cose mettile sul letto che dopo gli trovo io un posto" termino e lei fa di sì con la testa ma sembra poco convinta.
"Sicuro? Non voglio invadere il tuo spazio" porta il pollice alla bocca e inizia a torturarsi tirandosi le pellicine dal dito.
Non le rispondo, torno in bagno e mi sciacquo la bocca dal dentifricio, poi torno da lei che si è seduta sul letto con le sue cose sulle gambe. Ha un'espressione tra il dispiaciuto e l'imbarazzato che mi fa sorridere.
Apro le ante dell'armadio e raccolgo dei maglioni pesanti che da quando sono a Napoli non ho quasi mai messo. Li appoggio sul letto mentre lei continua a guardarmi il suo sguardo attento.
"È tutto tuo" glielo indico e lei batte più volte le palpebre.
"E le tue cose?"
"Questi non li ho mai messi, li darò in beneficenza" sorrido e lei fa di no con la testa alzandosi e mettendosi davanti a me.
"Non voglio che rinunci alle tue cose per me"
"Shhh, non rinuncio a nulla. Tu sei più importante di questi maglioni. Metti le tue cose e non chiedermi più il permesso. Casa mia è casa tua" le stringo il viso tra le mani e lei arrossisce alle mie parole, si alza sulle punte e mi bacia sulle labbra.
"Grazie, sei un tesoro"
"E tu il mio" le rispondo di rimando.
Sorride felice e posiziona i suoi vestiti da lavoro nel mio armadio così quando dorme da me ha già i vestiti per il giorno dopo.

"Oggi hai gli allenamenti?" Mi chiede dopo che siamo andati a fare la spesa.
"Si alle quattro" annuisco e lei sbuffa.
"Io devo andare con mio fratello a scuola, per parlare coi professori" mi spiega.
"I tuoi non possono?"
"No, lavorano. Tocca a me. Non sono molto presenti con noi figli" mi spiega anche se l'avevo un po' già capito.
"Per fortuna che ha un angelo come te per sorella allora" le sorrido tirandola a me è stringendola per qualche attimo al mio petto.
"Già" dice solo, con un filo di voce.
Ci mettiamo a preparare il pranzo e poi mangiamo guardando la tv.
Verso le tre la accompagno a casa e ci salutiamo giù casa sua.
"Questi li porto alla parrocchia che frequento da quando sono piccola, ne saranno felici" mi mostra la busta coi miei maglioni e io le do il consenso.
"Va bene, mi fa piacere" allungo il viso verso di lei e ci baciamo a stampo.
"A stasera, mi passi a prendere?"
"Se vuoi stiamo a casa con tuo fratello, così finalmente lo conosco" le propongo ma subito scuote la testa.
"Non è ancora il momento, più in là" dice e mi lascia un altro bacio.
"Come vuoi. Ci vediamo alle sette e mezza allora. A dopo"
"A dopo, buon lavoro" la saluto e vado agli allenamenti.
Non so perché è restia a presentarmi la sua famiglia, stiamo insieme da poco, è vero, ma non vedo il problema nel conoscere almeno suo fratello adolescente. La mia famiglia vive ad Udine ma appena ne avrò l'opportunità li farò venire per conoscerla. Forse sono io che sto correndo troppo ma con lei mi sento già sicuro di fare queste cose perché nessuno mi aveva mai preso così è in così poco tempo. Ripeto, forse sono io che sto correndo, ma al momento mi sento di fare tutto quello che stiamo facendo e lo rifarei altre mille volte.

Parcheggio e raggiungo gli altri negli spogliatoi.
"Allora l'ho detto a tutti eh, poi non dite che qualcuno non lo sapeva" quando entro la voce di José è quella che sovrasta tutte le altre. "Ah ecco il ritardatario, martedì prossimo da me, serata tra uomini. Ci stai?" Mi guarda e anche tutti gli altri puntano gli occhi su di me. Non rispondo subito e sbaglio perché Giovanni lo fa prima di me facendo ridere tutti.
"Deve chiedere il permesso alla sua fidanzata, altrimenti lo mette in punizione" dice ridacchiando.
"Sta zitto cretino" gli tiro un ceffone sul collo e poi rispondo a José. "Certo che ci sono, porto le birre" concludo e partono gli applausi e le urla di tutti.
"Bravo ragazzo, bravissimo" mi alza il cinque e io glielo batto.
Poi inizia l'allenamento e torniamo seri, niente più risate. Le cose in campo stanno andando sempre peggio e mister Ancelotti cerca di spronarci più che può con l'aiuto del suo staff.
L'aria è pesante, tra di noi non ci sono problemi come i giornali vogliono far credere, ma purtroppo i risultati scarseggiano e non troviamo la giusta quadratura.
Alle sei e mezza usciamo dal campo e c'è Lombardo con accanto la figlia ad aspettarci.
"Mi raccomando ragazzi, dobbiamo uscire da questo tunnel" il capo della comunicazione della società cerca di incoraggiarci ma a stento gli diamo retta.
Cerco di allontanarmi senza dare troppo nell'occhio ma non ci riesco perché la figlia mi rincorre e mi ferma per un braccio. Mi trattengo dal sospirare e mi volto verso di lei.
"Ciao Alex, come stai?"
"Bene, tu?"
"Bene. Mi dispiace per questo brutto momento che state attraversando" dice portandosi i capelli dietro all'orecchio.
"Speriamo passi presto, grazie per l'interesse"
"Non c'è di che" mi sorride e so che vuole continuare la conversazione ma la stronco sul nascere, ho appuntamento con Alba tra poco più di mezz'ora e non ho tempo da perdere.
"Ora devo andare, scusami" le sorrido cordialmente e cammino a passo svelto verso la mia auto.
Devo trovare un modo per far capire a tutti che non sono più libero o dovrò sorbirmi avances in ogni dove.
Mentre ci penso salgo in auto e vado dalla mia ragazza che, come sempre, mi accoglie con un grande sorriso e un bacio sulle labbra.

CRUDELIA ; Alex MeretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora