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Ho litigato pesantemente con Giovanni per quello che mi ha combinato ma dopo mezz'ora avevamo già fatto pace perché con lui è impossibile avercela. E' dal ritiro a Dimaro che ci siamo avvicinati e ora stiamo praticamente sempre insieme. Ogni cosa che fa, lo fa per me, dice. E lo so che è così, ma ora non riesco proprio più a togliermi Giorgia di torno.
E' di nuovo lunedì ma stamattina devo andare a fare la visita dal dentista quindi Giovanni si fotte e troverà qualcun'altro a cui rompere il cazzo.
"Salve, ho un appuntamento alle nove e mezza con la dottoressa"
"Salve. Meret, giusto?"
"Sì" annuisco mentre la guardo cercare il mio nome tra le decine di cartelline che ha sulla scrivania. Cartelline che, neanche a dirlo, dopo qualche secondo cadono rovinosamente a terra.
"Oddio, che casino" si mette le mani sulla bocca e si china per raccogliere. La raggiungo anche io e la aiuto più che posso.
"Ecco fatto, nulla di grave" le sorrido e lei annuisce mettendosi i capelli dietro un orecchio. E di nuovo arrossisce.
"Grazie" dice con un filo di voce, tornando alla sua postazione. "La dottoressa fa un po' tardi, è bloccata nel traffico. Può aspettare o le rinvio l'appuntamento?"
"No, va bene, aspetto"
"Perfetto" sorride ancora poi prende il cellulare e si allontana un attimo. Quando torna è ancora più imbarazzata di prima. Mi soffermo a guardarla per qualche secondo mentre si avvicina a me. Alta, magra, con un gran bel culo e poco seno. Capelli ondulati e rossi che le arrivano a metà schiena, lentiggini sul naso e sulle guance, occhi verdi come smeraldi. Angelica, pura, limpida. Bellissima.
"La dottoressa mi ha chiesto di iniziare a prepararla per la visita, viene con me?" Mi indica lo studio dove devo andare, io annuisco e la seguo.
Mi sdraio sulla poltrona odontoiatrica, mi mette una sorta di mascherina di gomma che mi tiene la bocca ben aperta e mi punta una luce a led in faccia. Poi si avvicina con un arnese che è tipo una fresa in miniatura e mi terrorizza. Più si avvicina più tremo, più tremo io più trema lei.
Mi piazza quell'aggeggio in bocca e ci guarda con la lente. Guarda in tutta la bocca due o tre volte, poi le squilla il cellulare.
"Mi scusi, mantenga un attimo.." Mi piazza la fresa in mano e si allontana. Ma in che diavolo di posto sono capitato? Chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi ma poi la guardo. Parla agitatamente a telefono con qualcuno, non sento cosa dice perché questa cosa che ho in mano fa un rumore disumano. La telefonata dura poco, poi riattacca e torna da me riprendendosi la fresa. Mi toglie la museruola in gomma e mi guarda negli occhi.
"La dottoressa ha detto che le serve una mezz'ora, lei ha fatto colazione?"
Eh? Ma che cazzo c'entra la colazione ora? Non c'è un nesso logico in quello che dice, nessun nesso logico.
"No" rispondo senza sapere a cosa vuole arrivare.
"Bene, allora gliela offro signor Meret" sorride ed esce dalla stanza.
"Va bene ma chiamami Alex, abbiamo la stessa età più o meno. O no?"
"Io ne ho venti" dice mordendosi le labbra.
"Io ventidue, siamo lì. Come ti chiami?"
"Alba" dice. "Cosa prendi.. Alex?" Dice il mio nome come se fosse una cosa stranissima e mi guarda in un modo che non so decifrare. Cazzo.
"Cornetto a crema e spremuta d'arancia" dico e lei annuisce prendendo il telefono e chiamando.
"Ciao Ciro, mi porti due spremute d'arancia.." si interrompe e mi guarda mordendosi di nuovo le labbra ".. poi un cornetto a crema e uno vuoto, grazie. No Carla non c'è ancora, si va bene, fai presto, ciao" saluta e riattacca.
"Lavori da poco qui?"
"Da settembre, poco meno di un mese" risponde dopo essersi fatta un calcolo mentale veloce.
"Non ti avevo mai vista prima della settimana scorsa"
"Forse vieni di pomeriggio? Io faccio solo le mattine"
"Sì, può essere" faccio di sì con la testa e lei si siede al suo posto.
"E' difficile fare il calciatore?"
"Non è come lavorare in fabbrica, sicuramente. Però mentalmente ti porta via tante energie e anche fisicamente. Devi essere forte e resistere alle pressioni"
"Mhmh" segue il mio discorso fissandomi come se fossi un oracolo e mi fa sorridere.
"Tu come mai lavori qui?"
"All'università studio odontoiatria e al secondo anno c'è il tirocinio presso uno studio dentistico e a me è toccato questo" alza le spalle e si appoggia con i gomiti alla scrivania.
"Ti è andata bene, no? Carla è bravissima"
"Sì infatti. Vorrei tanto essere come lei, un giorno.." sospira e appoggia il viso ad una mano, poi il cellulare le squilla di nuovo. Nel frattempo bussano alla porta, vado ad aprire ed è il ragazzo del bar. Quando mi vede strabuzza gli occhi, poi si schiarisce la voce e parla.
"Sono sei euro" dice e guarda verso la postazione di Alba che però è ancora vuota.
"Tieni e grazie" gli do dieci euro e lui se lo mette in tasca cercando tra le monete per darmi il resto.
"Ecco, il resto.."
"No, tienilo, tranquillo" rispondo. Mi ringrazia e mi chiede di fare una foto che faccio volentieri. Porto la colazione nella stanza adibita a mensa e aspetto che Alba torni.
"Dove è andato Ciro?" Si guarda intorno e poi guarda me.
"Il ragazzo del bar?"
"Sì, dov'è?"
"È andato via, ho pagato io"
"Ma non dovevi, dovevo offrirtela io la colazione per scusarci del tempo che ti stiamo facendo perdere" piagnucola e batte i piedi a terra.
"Non ci sono problemi, tranquilla" le porto il suo cornetto vuoto e lei lo prende sfiorandomi la mano. Cazzo, cazzo, cazzo.
Mangiamo e chiacchieriamo ancora fino a che non arriva Carla.
"Ho detto intrattienilo ma non intendevo certo questo, Alba!"
"Dottoressa non sapevo che fare, è stata la prima cosa che ho pensato" sospira e chiede scusa alla dottoressa.
"Gli devo fare la pulizia dei denti e tu lo fai mangiare, ti sembra normale?"
"Ha ragione solo che.."
"Solo che un bel niente, tesoro. Devi svegliarti, sve-gliar-ti!" Alza la voce e vedo Alba sempre più spaventata e mortificata. Vorrei intervenire ma Carla, la dentista, non me ne dà modo.
"Mi dispiace dottoressa" dice di nuovo.
"Sì lo so. Ora prendigli uno spazzolino nuovo e fagli lavare i denti, poi lo mandi da me. Va bene?"
"Sì certo" annuisce e mi porta in un'altra stanza, il bagno.
"Ecco lo spazzolino, lì c'è in dentifricio. Dopo sciacquati la bocca con questo collutorio per venti secondi, poi vai nello studio della dottoressa" dice tutto come se fosse un robot, poi gira le spalle va verso la porta. Ma la fermo prima che se ne sia andata, la faccio voltare verso di me e quando ho la sua attenzione, parlo.
"Mi dispiace tanto" dico. Lei fa un sorriso timido, poi annuisce.
"Ho sbagliato io, non tu. Grazie comunque" si divincola dalla mia presa e va via.
Io faccio come mi ha detto e nel frattempo non faccio che pensare ai suoi occhi tristi.
"Eccomi" entro da Carla che è già pronta con i guanti e il camice.
"Sdraiati lì, arrivo"
"Va bene" faccio come mi dice e mentre aspetto che venga da me, le parlo. "Non sei stata troppo dura con lei?"
"Lo faccio per lei, deve crescere, deve imparare. Poteva intrattenerti in tanti modi Alex.." allude chissà a cosa, anzi conoscendola, capisco subito a cosa. "I mezzi non le mancano, deve solo imparare ad usarli"
"A me piace così com'è" rispondo, forse troppo schietto.
"E credimi, non te la togli più dalla testa, vuoi scommettere?"

CRUDELIA ; Alex MeretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora