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L'unica cosa che, al limitare del paese, confermasse l'esistenza di qualcos'altro al mondo, era la minuscola stazione. Comprensiva di due binari, andata e ritorno, era il solo legame con la città vicina. In piedi, rivolto verso l'orizzonte, Leonard emise un lungo sospiro recandosi alla biglietteria, un giorno sarebbe fuggito lontano, ma per il momento doveva limitarsi a fare a sua madre il favore che gli aveva chiesto. Quel mattino avrebbe preferito andare direttamente da Frans, la speranza di poterlo rivedere gemente fra gli alberi lo aveva tormentato per giorni, peccato non fosse più accaduto.

- Sto cominciando a pensare che si sia trattato di un'allucinazione dovuta a qualche fungo - *pago e torno verso casa con i biglietti* - Ma è stato così vivido... -  *arrossisco* - Non importa! Fantasia o realtà, presto ci sarà il mercatino e avrò la possibilità di passare molto più tempo con lui! Finalmente sembra che la fortuna stia girando dalla mia parte! -

Un attimo dopo, d'improvviso, si ritrovò a terra, un forte dolore alla nuca. Per quanto intenso fosse stato il colpo, non lo fu abbastanza da fargli perdere i sensi. Arrancando e coprendosi la parte lesa con le braccia, tentò di sollevare gli occhi per capire chi fosse il colpevole, ma un calcio frontale, dritto al petto, gli smorzò il respiro. Non ebbe modo di reagire, si ritrovò assediato da più lati, le fitte lasciarono spazio al torpore, la vista gli si annebbiò. Tentò di parlare quando si sentì sollevare per il colletto, ma un pugno gli riempì il viso di sangue, gli avevano rotto il naso. Nessuna spiegazione, nemmeno una parola. L'ennesimo calcio alla testa e tutto si fece buio. Rimase solo la paura di morire ed il pentimento, per non essere riuscito a fuggire o, almeno, a parlare con Frans un'ultima volta per dirgli quanto lo amava.

*mi sveglio faticosamente*

Leonard! *urlo felice, le guance solcate dalle lacrime*

M-mamma? *cerco di mettermi seduto* Dove siamo? *il dolore mi immobilizza*

All'ospedale della città vicina... *gli accarezzo il viso* Ho avuto così tanta paura, pensavo non ti saresti svegliato più... Ma ti sei svegliato, grazie al cielo ti sei svegliato!

Ci volle qualche minuto, ma poi il ragazzo mise a fuoco la situazione e iniziò a piangere a propria volta, tremando spaventato. Nella testa continuava a ripetersi ancora ed ancora che si fosse trattato solo di un incubo. Non poteva essere accaduto davvero a lui, ma il suo corpo raccontava tutt'altro. Aveva il braccio destro ingessato, fasciature gli scorrevano lungo il busto impedendogli di muoversi troppo, anche il naso non era messo bene.  Arrabbiato, strinse le palpebre con forza, la destra gli bruciava, come se vi fosse scoppiato un incendio. Tentò di ricordare, in ogni modo, ma fu inutile. Rilassando i muscoli, si accorse di sentire... freddo. Stringendo i denti, Leonard sollevò piano una mano e, tremando, la passo tra i capelli, ma non c'erano più. Erano stati tagliati.

R-ricresceranno! L'importante è che tu sia vivo! *lo abbraccio* Ti prego, ti prego, dimmi che li hai visti...

*scuoto la testa, assente* Mamma... uno specchio.

Leonard, no! Non voglio che tu ti veda così! *incrociando il suo sguardo, capisco che non cambierà idea, stringo i pugni e faccio come dice* però... *mi fermo* S-sappi che andrà via, va bene? Andrà via...

Non capendo a cosa si riferisse, Leonard prese l'oggetto cautamente. Si prese del tempo prima di guardare la propria immagine, aveva paura, ma sapeva di doverlo fare, per sè stesso. Aperte le palpebre non si riconobbe, quello non era lui. Il viso arrossato dalle lacrime e uno sguardo spento annegavano le sue iridi, sempre piene di vita e di sogni. Un occhio gonfio, color blu verdastro, ed il naso gonfio e rosso lo deformavano in modo grottesco, rendendolo irriconoscibile. I capelli lunghi, tanto amati, erano stati tagliati alla rinfusa da mani inesperte, cariche di rabbia, per evidenziare la scritta sulla sua fronte, che ora si leggeva a malapena. Tutto sarebbe sparito col tempo, ma era ciò che non poteva vedere ad ucciderlo interiormente.

*richiudo gli occhi cercando di ricordare com'ero prima* M-mi hanno fatto... altro? *mi tremano le mani*

No, non temere*lo accarezzo* - E pare che nessuno abbia visto niente... In un paesino così piccolo, com'è possibile?!? - Dopo aver scritto... quello, se ne sono andati lasciandoti a terra...

- Chissà in quanti mi hanno visto... - *mi volto di scatto verso di lei* F-Frans! Lui non sa che mi è successo questo, vero?!? Lui non deve saperlo!

Leonard, calmati, ti prego! *cerco di farlo stare fermo* Era impossibile non fargli sapere dell'ospedale! Sei qui da tre giorni! 

*scuoto la testa e crollo contro il materasso piangendo ancora più forte di prima* M-mi ha visto? L-lui sa di... ? *tengo le mani contro la fronte, sento il corpo protestare per lo sforzo*

Gli ho parlato al telefono, ma sono rimasta vaga sull'accaduto... *lo faccio rimettere steso* Se avesse saputo come ti avevano ridotto sarebbe corso fin qui anche a piedi - È una fortuna che Frans non abbia rapporti con i paesani... ovviamente tutti lo sanno ed è la chiacchiera del momento -

Tranquillizzato al pensiero di non aver turbato il biondo, Leonard riprese la calma, al villaggio avrebbero potuto chiacchierare quanto volevano, l'importante era che quella violenza restasse nascosta a Frans. Il montanaro aveva un animo dolce e gentile, lo doveva proteggere dal male del prossimo con ogni mezzo, conservandolo estraneo ad azioni simili, felice nella sua ingenuità. In seguito la polizia volle sapere ogni dettaglio dell'accaduto, ma il giovane Lindgren tenne la bocca ben chiusa. I cittadini non avevano giurisdizione in quella terra di nessuno, gli abitanti del paese si sarebbero coperti a vicenda, e lui avrebbe ottenuto solo altri pestaggi. Leonard non era stupido, avrebbero potuto facilmente ucciderlo, si era trattato di un avvertimento.

*guardo fuori dalla finestra, verso le montagne*- Cosa pensano che farò? Smetterò di studiare, passare il tempo con Frans, ed essere me stesso? - *sorrido amaramente* - Peccato, non posso diventare qualcun'altro - *chiudo gli occhi* - Mi dovranno accettare per quello che sono -

1 X 1 - "In every moment, always and forever, me for you and you for me"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora