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A Martina e a Diego, a loro che mi sono stati accanto in questi mesi bui.

Grazie.



L'amore non esiste, esistono i periodi, l'uomo è semplicemente nato per seguire il flusso delle sue emozioni, delle sue azioni e del destino. Si parla di sentimenti, ma che sentimenti deve provare una persona? Io, ad esempio, non ho mai provato alcun tipo di sentimento. Non ho mai "amato". Che voleva dire "amare" in sostanza?

Non aveva alcun tipo di risposta, non sapevo nemmeno cosa fosse. Forse neanche lo volevo sapere, vedevo "l'amore" che si mostravano i miei genitori, o meglio, i miei genitori adottivi. Erano più litigate che amore vero, o almeno o quello che dicevano loro. In mezzo a quelle litigate finivo sempre io. Ma non per qualcosa che facevo o qualche mio atteggiamento. Mio padre, sempre se esso si può chiamare così, cercava qualsiasi scusa per incolparmi.

Forse era vero che io avevo peggiorato la loro situazione, ma non avevo chiesto a nessuno dei due di addottarmi, così come non avevo chiesto la morte di mia madre e di essere sperata da mio fratello. Non comprendevo perché la vita ce l'avesse con me, come se le avessi fatto realmente qualcosa. Come se voleva qualcosa che io, non riuscivo a dare nemmeno a me stessa. Non la capivo, e ciò mi mandava ancora più in paranoia di quanto non ci vivessi già.

-dai, prendi anche questa- disse Walter indicandomi la mezza canna che aveva fra le dita, ero tentata, ma sapevo che se fossi tornata nelle peggiori condizioni, mio padre mi avrebbe nuovamente rotto. Non avevo idea del perché si comportasse così, non sapevo nemmeno io cosa volesse da me.
Mi tormentava anche questo pensiero.
-no, meglio di no, non ho voglia di sentire mio padre. - sbuffai, rifiutando di malavoglia - lo so che la vuoi, e prima che la finisca io, ti conviene prenderla. Tanto non è niente, non ti dirà nulla- sorrise, scossi la testa e nonostante sapessi che dopo me ne sarei pentita la presi e fumai.

Walter era l'amico di sempre, il migliore amico perfetto. Dolce, che si prende cura di te, ho perso completamente il conto delle volte in cui mi aveva ospitata in casa per colpa di mio padre, e sicuramente, questa era una di quelle serate. - sappi, che per qualsiasi cosa sta sera... Ci saranno anche il mio amico che sale sa Cogoleto- disse mentre spegnevo la canna nel posacenere. Lo guardai con aria interrogativa - nel senso, posso sempre ospitarti, ma non so se riuscirai a sfogarti- rise leggermente.

Scossi la testa
-spero di non dover venire - risposi - ah non so, mi pare fin troppa tranquilla la situazione, e poi, non è insolito che tuo padre stia fuori così al lungo? - chiese Walter analizzando la situazione che gli avevo precedentemente spiegato - si, lo è. Ma che ne so, nemmeno mi interessa di ciò che fa quello. - risposi con indifferenza, lui rimase in silenzio, sapeva bene che avevo ragione.

-bene, forse è ora di tornare a casa- dissi alzandomi in piedi - non mangi qua? - chiesi e scossi la testa - se non mi faccio viva, mia madre muore- risi - si preoccupa - alzò le spalle lui, portai gli occhi al cielo - non sono una bambina- risposi avvicinandomi alla porta - un po' è come se lo fossi - rise, lo guardai male - ti voglio bene- urlò mentre chiudevo la porta, sorrisi. Era sempre bello sentirselo dire da qualcuno che davvero te ne voleva.

Tornai a casa, la musica era insolitamente spenta, era tutto avvolto nel silenzio, mi sembrava così strana quella situazione. - mamma? - dissi avanzando lentamente.
Appena arrivai in cucina, mi sorpresi a vedere tutto in disordine, lei che è amante dell'ordine, lei che passa ore a sistemare. Cosa le era successo?

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava disperata, gli occhi colmi di lacrime e le mani fra i capelli.
-mamma...- sussurra accarezzandole la spalla - Martina... - rispose lei allo stesso modo, senza guardarmi negli occhi - cos'è successo? Stai male? - chiesi, lei si asciugò le lacrime, per poi finalmente girarsi verso di me. Sembrava così indecisa.

L'ansia saliva sempre di più, mentre lei si decideva se parlare o meno. Ma cosa era successo?

-non saprei come dirtelo- disse distoglie di lo sguardo - come ti viene mamma, dimmelo, ti prego... - dissi preoccupandomi per le sue condizioni, era così grave? -mi hanno detto... - disse cercando di trattenere le lacrime che ancora uscivano dai suoi occhi, era così insolito vederla piangere. Lei che ha il carattere così simile al mio - cosa? - domandai invitandola a continuare - che tuo padre mi ha tradito... Ci sono le foto, so chi è lei. Non credevo fosse davvero successo, non volevo crederci, e soprattutto non credevo fosse capace di farlo.- disse portandosi le mani sul volto, ritornando a singhiozzare.

Strinsi i pugni, dovevo aspettarmelo solo da una persona del genere poteva arrivare una notizia simile.
In quel momento, se fosse stato in casa, non ne sarebbe uscito vivo. Non si limitava solo a fare del male a me, ora aveva deciso anche di fare del male all'unica persona che davvero, lo amava e lo sopportava.
Era assurdo.

Non l'avrebbe passata liscia.

Non aveva mai davvero amato mia madre, perché una persona che "ama" l'altra, solitamente, non dovrebbe lasciarsi andare a queste tentazioni, lui lo aveva fatto. Lui non teneva a nessuno se non a sé stesso.
Era così egoista, da far venire la nausea, per lui non esisteva nient'altro oltre se stesso e la musica.
Aveva rovinato due persone, in pochi gesti, o quasi. Aveva rovinato la famiglia. E forse aveva rovinato anche se stesso.

Non sapevo che cosa fare in quel momento, avrei voluto consolare mia madre. Ma non ne ero capace, provavo solo un senso di odio, che se non lo avessi smaltito, presto o tardi mi avrebbero portato sulla strada senza ritorno. Ma infondo già ci stavo, non sarebbe cambiato nulla.
Salì in camera mia, aprì la finestra e iniziai a respirare a grandi respiri. Dovevo calmarmi, dovevo attendere, dovevo contenere tutto ancora per poco.

Qualche altro giorno.


Giuro che questa storia certo di tenerla, lo prometto 😅

Fumo Da Solo|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora