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Arrivai a casa, portai le mani nelle tasche del giubbotto cercando disperatamente le chiavi di casa, pian piano che la strada si accorciava, riuscivo ad intravedere la nuova Audi che possedeva Fabio. Era tornato.

Velocizza il passo, rendendomi conto che le chiavi probabilmente mi erano cadute a casa di Walter, nella fretta di correre verso questa dannata casa. Non potevo tornare indietro, qualsiasi cosa sarebbe successa in quella casa, non ne li sarei mai perdonato, e poi anche perché se tornassi indietro, Walter non mi renderebbe nuovamente possibile l'uscita, lo fa per il mio bene, senza ombra di dubbio. Ma io non voglio questo, almeno credo.

Arrivai davanti alla porta di casa, le urla si potevano lievemente udire nonostante la spessa porta. Provai ad aprire, e per pura fortuna Fabio si era dimenticato di chiudere la porta. La prima cosa che notai furono diversi cocci di vetro a terra, e altre cose sparse per il pavimento. Le urla erano nella cucina, una sedia cadde facendomi sussultare. Aveva combinato, per l'ennesima volta, un bel casino.  Scossi la testa, e mi avvicinai.

-Fabio mi hai rotto il cazzo, te le tue bugie e tutto ciò che hai fatto a me e a Martina da non so quanti anni a questa parte - disse mia madre al culmine della rabbia - Marghe ascoltami, non è come ti dicono. Se vuoi chiamo Paola... - disse ma venne interrotto - è inutile che chiami Paola, ho già pensato io a farlo e mi ha girato di non sapere nemmeno dov'eri. Ma a chi cazzo vuoi prendere in giro? - urlò nuovamente mia madre - Marghe dai, non roviniamo tutto...- disse, ma era mai possibile che non si fossero ancora accorti della mia presenza?

Quella scena era ridicola, e per quanto avesse ragione mia madre. Non potevo sopportare ancora tutta quella merda. - non roviniamo tutto cosa Fabio? Hai già rovinato tutto, e non solo una volta. Lo sai anche tu, mi domando ancora perché sto assieme a te. - disse, mio padre si avvicinò lentamente. Era il suo classico modo di fare pena, voleva sciogliere il suo cuore, voleva che lo perdonasse nuovamente.
-vedi di allontanarti- disse scandendo bene le parole, mio padre non le diede retta, posò le mani sui suoi fianchi, avvicinandosi ancora - cazzo mi lasci?! - urlò

-ma che cazzo te ne vuoi andare o no? - intervenni, sotto lo sguardo sorpreso dei due, mi avvicinai velocemente e li staccai - da quanto sei qua? - chiese il moro - abbastanza da vedere quanto fai pena e schifo allo stesso modo- dissi guardandolo con aria di sfida - Martina Rizzo, ti ho insegnato l'educazione porca puttana, mantieni rispetto per tuo padre!-urlò caricando il braccio nell'intento di tirarmi uno schiaffo - Fabio, non ci provare nemmeno- intervenne mia madre guardandolo con gli occhi carichi di risentimento -stanne fuori, non ho chiesto un cazzo a te - rispose incazzato. Riposizionò lo sguardo su di me - avanti Fabio, avanti. - dissi serrando i pugni.

La mano era ancora tesa verso il mio volto, i nostri occhi ancora incastrati, l'odio era leggibile nei nostri sguardi. Era così impossibile che fossimo una famiglia - mi domando ancora perché non ti ho lasciata in quel posto- disse quasi disgustato, la rabbia diede ancora più forza al mio pugno che si scagliò dritto sullo stomaco del moro, che dal dolore cadde a terra, così ne approfittai. Iniziando a colpirlo ripetutamente.

Diego

-porca puttana! - urlò Walter gettando il cellulare sul tavolo, dopo l'ennesima chiamata non risposta da quella tipa. Perché si stava innervosendo così tanto?

-ma che hai? - chiesi - cazzo non risponde... - disse disperato - e quindi? - alzai le spalle - vedi che non capisci?! - urlò Walter alzandosi in piedi, mentre continuavo a guardarlo confuso, era ovvio che non capissi. Chi la conosceva quella ragazza?

-dobbiamo andare a casa Rizzo, muovi il culo- disse uscendo velocemente da casa sua. Portai gli occhi al soffitto sbuffando, mi alzai e uscì anche io. Continuavo a chiedermi come mai si stesse preoccupando così tanto, stavamo assieme quindi? O si stavano frequentando? Ignoravo molte cose allora della vita del mio amico.

Entrammo in auto, e velocemente arrivammo nella parte opposta da dove stavamo. Ci fermammo davanti ad una villetta bianca, la porta era socchiusa, e si sentivano urla provenire da essa.

Senza pensarci due volte Walter si gettò all'interno della casa, come se sapesse già ciò che stava succedendo all'interno. Lentamente entrai anche io, ero intimorito da quella situazione.
Mentre camminavo verso il punto in cui Walter era scomparso le urla si facevano sempre più forti.

La scena che mi si presento davanti era insolita, una ragazza forse qualche anno più grande di Martina stava la immobile, gli occhi pieni di lacrime e il volto bianco, Walter tentava di prendere la ragazza nonostante lei si dimenasse, sotto al suo corpo un uomo, che, a primo impatto sembrava familiare.

-cazzo Diego aiutami!-urlò il moro, mi precipitai in suo soccorso, riuscendo finalmente a togliere Martina dal corpo del ragazzo. Ora capivo perché si preoccupava tanto.
-ma che cazzo ti salta in mente! Ma sei fuori?! Porca troia- disse Walter andando fuori di sé - lasciami stare, lo ammazzo una volta per sempre- disse provando a rialzarsi - Martina, basta cazzo, smettila- disse la ragazza che si stava a man mano riprendendo da quella situazione - ma tu che da parte stai?! - urlò Martina accanenendosi contro la ragazza - da nessuna ma... - la interruppi capendo che se non avessi fatto così le cose sarebbero peggiorate.

-Martina, va in macchina ne riparliamo- dissi usando un tono pacato. Lei mi guardò fisso negli occhi. Si alzò e uscì. - mi fa imbestialire- disse Walter - è cosi- rispose la ragazza - senti Diego, io aiuto Margherita qua - disse indicando la ragazza alla sua destra - tu riporta a casa Martina, falla calmare - disse, annuì e uscì da quella casa.

Entrai in auto, lei era silenziosa, non parlava e nemmeno sembrava avesse intenzione di farlo.
Cos'era successo?

Fumo Da Solo|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora