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«Vipere nel fieno non mi lasciano spazio»

Girano- Bresh feat Izi

3:42 a.m.
Gli occhi erano fissi sul soffitti, il letto sembrava non volerne sapere di aiutarmi, mi rigiravo in continuazione, l'insonnia era un problema, da sempre.

Non so da dove sia nata, non so per quale motivo i miei occhi in questi anni avevano deciso assieme al resto del mio corpo a non farmi addormentare. Non ne potevo più, tutte le persone con cui avevo parlato di questo problema mi avevano sempre consigliato di assumere qualcosa, ma mi ero sempre rifiutata categoricamente, non volevo prendere niente. Quelle robe mi spaventavano, e non avevo alcun tipo di intenzione.

Mi misi a sedere, sbuffando e guardando verso la finestra, chiusa, le tapparebbe abbassate in modo tale che da esse non entrasse la luce. Presi il cellulare e guardai l'orario. Le tre di notte. Mi guardai attorno, la casa era silenziosa, Diego e Walter erano nelle loro stanze, dovevo uscite.

Mi cambiai indossando una tuta, presi il cellulare, le sigarette e le misi in tasca, cercando di fare il meno rumore possibile uscì dalla mia stanza, a buio mia avvicinai alla porta d'ingresso, fortunatamente le chiavi erano dietro la porta, così cercando sempre di non fare rumore aprì la porta, uscendo per poi richiuderla.

Infilai anche le chiavi in tasca e uscì per la strada.
Anche le strade erano deserte, tranne per qualche macchina che correva ad una velocità elevata per l'assenza di persone o di macchine.
Mi strinsi nella mia felpa, l'aria di Milano era davveri fredda, e non me lo ricordavo.

Complimenti Martina.

Sbuffai e continuai a camminare, e nello stesso tempo a guardarmi attorno, incredibilmente anche questa città, di notte, aveva qualcosa di particolare. Aveva qualcosa di magico anche lei. Arrivai nel centro della città, il Duomo era illuminato da molte luci, le quali facevano brillare anche la preziosa Madonna posta sulla punta più alta della chiesa.
Mi sedetti sulle scale di cemento e mi accesi una sigaretta, la tranquillità di Milano mi stava stupendo, essendo una città frenetica, sempre in attività.

-che cazzo ci fai qua?! - disse qualcuno alle mia spalle, lentamente mi girai, sbarrai gli occhi e scattai in piedi facendo cadere la sigaretta

Cazzo

-tu che cazzo ci fai qua casomai- risposi - non sono cazzi tuoi, te l'ho sempre detto. Invece, quante cazzo di volte ti ho detto di non uscire la notte? - disse incazzato, ma a me, di ciò che lui diceva poco importava. Anzi per niente. - Fabio, ho sempre fatto quello che cazzo volevo, non sei stato e non sei nessuno per dirmi  quello che devo fare o non devo fare- dissi iniziando a scaldarmi, lui sorrise - hai ragione - disse e si avvicinò, rimasi sorpresa, mi aveva dato ragione?
Mi allontanai di un passo e lo guardai - ma vedi, so tutto quello che succede. So anche che ti sei fidanzata - disse portando una sigaretta alle labbra carnose e accendendola - mi domando come faccia a sopportarti- disse sbuffando il fumo bianco dalle sue labbra, lo guardai.
-sei uguale a tua madre, come cazzo è possibile, ancora me lo domando, ma non esteticamente. Alla tua vera madre ci assomigli tanto- disse e notai nei suoi occhi un luccichio, quasi come se parlare di lei gli facesse male. Sa provare altri sentimenti oltre all'odio e alla rabbia?

-ma a quella adottiva. Siete uguali cazzo, la stessa testa - disse e quel luccichio ancora non si spense. Cosa voleva dire? Non mi tornava niente, stava cercando di ferirmi e ora parla di mia madre biologica, che gli stava prendendo?
-non so dove tu voglia andare a parare ma qualsiasi cosa non funzionerà - dissi mettendomi immediatamente sulla difensiva - volevo chiederti se ti andava di sistemare tutto, vorrei diventare ciò che fino ad ora non sono mai stato- disse e nei suoi occhi vedevo che stava dicendo il vero, quasi mi stupivo.
-ora? Ora Fabio? - dissi quasi incredula - per quanto possa apprezzare il tuo sforzo non posso accettarlo. È assurdo, quando ho avuto bisogno di te, dov'eri? Io lo so, eri a scopare la prima zoccola che era disposta a dartela. Mentre mamma cercava di sistemare la situazione, mentre io stavo di merda. Non ho bisogno di te Fabio, non più - dissi, i suoi occhi diventarono più scuri di prima. Serrò la mascella.

-fanculo te e tua madre e quel giorno in cui ho deciso di prenderti con me. Era meglio se ti lasciavo morire la dentro. - disse e si allontanò - e buona fortuna con Diego, per quanto durerà ancora- disse scomparendo poi dietro al maestoso monumento.
Rimasi pietrificata, fissando il punto dove prima stava mio padre, ero incredula. Non potevo davvero crederci, a che scopo poi voleva fare il padre? Non ha mai saputo farlo e voleva iniziare adesso? Scossi la testa rendendomi conto che lentamente il sole stava colorando il cielo di azzurro.

Ha provato ancora a tirarmi giù, ero stanca di quella vita. Ero stanca di lui, di Milano e di tutti i suoi ricordi volevo soltanto cancellare tutto. Ma non era possibile.

Mi godetti quei ultimi istanti di buio mentre camminavo verso casa.

Fumo Da Solo|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora