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7:22 a.m.

Infilai le chiavi nella toppa, girai lentamente quest'ultime all'interno di essa, cercando far meno rumore possibile, conoscendo i due stavano dormendo ancora profondamente.

Senti qualcosa rigarmi la guancia, la toccai e mi accorsi che era una lacrima. Ma da quando piangevo? Non ho mai pianto quanto c'era da piangere, e sicuramente, non avrei incominciato adesso. L'asciugai e aprì lentamente la porta, il debole sole di Milano stava già iniziando a filtrare dalle tapparelle, creando una penombra che mi permetteva di vedere dove andassi.

Posai le chiavi su una mensola e in punta di piedi cercai di sgattaiolare all'interno della mia stanza.
Spinsi la porta che avevo lasciato socchiusa e mi cambiai infilando il pigiama, mi sedetti sul letto e mi stiracchiai, stanca, non avevo sonno come era ovvio, ero semplicemente stanca per via di tutti gli avvenimenti di prima.

Mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto, iniziai a vagare con la mente. Perché Fabio aveva deciso di fare il padre da un momento all'altro? Cosa lo aveva fatto arrivare a quel punto? Ancora non lo capivo, magari era ubriaco e aveva anche fumato qualcosa. Non era sano, alla fine alle tre di notte, a Milano con tutti quei locali, era un po' difficile che fosse diverso. Ma ero delusa, perché magari in altri contesti, in un altro momento gli avrei anche creduto nonostante ciò che mi aveva fatto. Perché, era l'ultima cosa che mi era rimasta della mia "famiglia" nonostante non mi sopportasse, nonostante nemmeno mi voleva con sé.

Sospirai, stanca di quella situazione. Spesso mi chiedevo perché vivessi ancora in questo posto, mi ostinavo a stare dove ho sempre sofferto. Perché ero così? Perché non cambiavo una volta per tutte la mia vita, perché il passato si ostinava a mangiarmi ogni notte, a riempire la mia testa di pensieri e creare più confusione di quanta non ce ne fosse già.

La porta della mia stanza si apri, alzai il busto e vidi la figura magra di Diego. Che ci faceva qua? - Diego- sussurrai, lui accese la luce, i suoi capelli ricci mori gli cadevano sfatto sulla fronte, le labbra erano serrate e lo sguardo assonnato e arrabbiato, che altro aveva? Mi misi a sedere attendendo che dicesse qualcosa - dov'eri? - domandò con voce roca che mi fece rabbrividire - ero qua- dissi indicando il materasso sul quale ero seduta, mentre le parole di mio padre so facevano spazio nella mia mente.

Vedremo quanto dura.

-non dirmi cazzate- disse nervoso e serrando i pugni - ma a te cosa interessa? - chiesi alzando leggermente il tono della voce, ma sapevo che Walter si era già svegliato per colpa della voce alta di Diego - a me interessa cazzo! Se ancora non ti è entrato in quella mente bacata sei la mia ragazza! È anche giusto che io lo sappia! - disse avvicinandosi - anche se sono la tua ragazza, come dici te, ciò non vuol dire che non possa andare dove voglia! - risposi

Non durerete molto.

-ma porca troia mica lo capisci! - urlò - ragazzi, ma che cazzo vi prende- disse Walter entrando nella mia stanza e strofinandosi l'occhio - niente la tua amica è una cogliona - disse indicandomi mentre mi dava le spalle - chissà perché ma i coglioni sono due- risposi scatenendo la rabbia di Diego che per non fare nessun'altra scenata se ne andò. Walter capendo la situazione raggiunse il moro, mentre io rimasi sola.

Fumo Da Solo|| IziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora