27. Sei gay?

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JUNGKOOK

Il giorno dopo Tae mandò un messaggio sul gruppo che aveva in comune con me e Jin, scrivendo che non stava bene e quindi non sarebbe venuto all'università con noi quel giorno.
Io feci finta di niente con Jin, dicendo che non ne sapevo niente e che, probabilmente, si sarebbe ripreso nell'arco di qualche giorno.

Dentro di me, però, sapevo che Tae non aveva la febbre e sapevo che, quel giorno, era stato a casa perchè, quasi sicuramente, era ancora ferito ed arrabbiato per quello che era successo sabato.
Ma...mi pareva normale considerando che fosse solamente lunedì, così lasciai perdere.

Il problema è che Tae scrisse lo stesso messaggio anche martedì, mercoledì e giovedì.
Fu giovedì pomeriggio che iniziai seriamente a preoccuparmi. Ero seduto sul letto con la testa posata sulla pancia di Jimin quando gli raccontai di tutta la faccenda.

"Ma...non hai provato a scrivergli?" mi chiese lui guardandomi con la testa in posizione laterale.
"No. Dovrei secondo te?".
"Magari così riesci a capire quanto è ancora arrabbiato...o come si sente, insomma".

Così presi il telefono alzando la testa dalla sua pancia e, non appena lo presi, tornai nella posizione precedente.
Andai sulla chat con Tae e, solo quando mi accorsi che mi aveva bloccato, alzai di scatto la testa, voltandomi con sguardo ferito verso Jimin.

"Che succede?" mi domandò all'istante prendendomi il viso tra le mani.
"Mi ha bloccato" mormorai rendendomi conto che, forse, Tae non sarebbe tornato mio amico così in fretta come avevo previsto. O, meglio, come speravo con tutto me stesso.

Jimin rimase a guardarmi per qualche secondo, non sapendo cosa dire.
Ma non serviva che dicesse niente: avevamo capito entrambi che Tae non aveva la minima intenzione di provare ad instaurare almeno un rapporto civile con me.
Da una parte lo capivo. D'altronde gli avevo spezzato il cuore. Ma, dall'altra, mi chiedevo come poteva buttare un'amicizia come la nostra al vento così...

A risvegliarmi da questo pensiero arrivò, per l'ennesima volta, la voce di Jimin.
"Jin saprebbe cosa fare, secondo te?" mi chiese in tono gentile.
"Non lo so. Ma so che, se sapesse tutta la verità, non vorrebbe più vedere nè me nè Tae" gli risposi chiedendomi perchè, sebbene avessi una paura immensa di dire a Jin tutto, volevo che sapesse la verità.
Lui fece un piccolo sospiro, dicendomi: "Capisco che tu, adesso, non te la senta di raccontargli tutto. Ma, ti ricordo, che se non lo fai Tae potrebbe fingersi malato per sempre solo per non vederti ed io e te dovremmo restare un "segreto". Non pensi che Jin meriti di sapere che grande casino è venuto fuori?".

Io feci un sorriso di circostanza, sapendo benissimo che aveva ragione.
"Sì che merita di sapere. E non sai quanto mi sto sentendo in colpa in questi giorni per stargli dicendo che non so cosa abbia Tae quando in realtà lo so benissimo.
Ma...lui è Jin. Lui è quello che ogni giorno ride guardando nella direzione di Yoongi e che mi dice quanto i gay siano contro natura.
Se io gli dico la verità...lui lo perderò veramente per sempre" gli risposi abbassando la testa verso le mie mani posate sulle mie gambe.

"Tu credevi che avresti perso solo lui, vero?" mi domandò Jimin prendendomi il mento con due dita ed imponendomi di guardarlo.
Io annuii come se quel movimento mi costasse una fatica immensa.

"Con tua sorella possiamo ancora sistemare le cose" aggiunse, poi, lui dandomi un bacio sulla fronte.
"Lo so" gli risposi in un tono che non faceva trapelare niente del casino che avevo dentro di me.
"E anche con Tae. Te lo prometto".
Io annuii, sapendo benissimo, dentro di me, che le cose con Tae non si sarebbero mai risolte fino a quando lui non avrebbe più provato qualcosa per me.
Ma, per Jimin, avrei rivissuto tutto questo altre mille volte...

*******

Il giorno dopo, quando Tae mandò di nuovo lo stesso messaggio e Jin mi chiese se mi avesse scritto o se sapessi qualcosa in più, io non ce la feci più a mentire.
Sapevo benissimo che dicendogli tutto Jin si sarebbe allontanato da noi all'istante, ma, d'altra parte, doveva sapere cosa stava succedendo. E, inoltre, non volevo più far finta che Jimin fosse solo un semplice amico quando eravamo in pubblico insieme.

"Io non ce la faccio più ad andare avanti ancora così, ovvero mentendoti. So benissimo cosa sta succedendo a Tae...ed anche tu meriti di sapere la verità, anche se probabilmente non appena la saprai non vorrai nemmeno più parlare sia a me che a lui" gli dissi fermandomi all'improvviso.
"Ma cosa stai dicendo, Jungkook?" mi rispose fermandosi anche lui.

Eravamo nel bel mezzo della terza strada prima dell'università, fermi a guardarci. Io con aria spaventata, lui con aria stranita.
Scena quasi da film, se non fosse che già sapevo che cinque minuti dopo sarei scoppiato in lacrime.

Non appena aprii la bocca per parlare tutta la verità venne fuori da sola, partendo dai miei sentimenti ricambiati per Jimin, passando per il fatto che lo avevo detto a Tae ed arrivando a quello che mi aveva risposto lui, concludendo dicendo che, quasi sicuramente, lui non stava a casa perché aveva la febbre, ma perché era ancora troppo ferito. O perché gli facevo così schifo che non voleva nemmeno incrociare il mio sguardo per sbaglio.

Jin rimase in silenzio per vari secondi.
La sua faccia era imperscrutabile. Non riuscivo a capire a cosa stesse pensando o cosa stesse provando.
Ma, con lui, era quasi sempre così...

Solo dopo un po' parlò, facendomi rimanere di sasso.
"Quindi sei gay?" mi chiese in tono quasi indifferente.
Io annuii, chiedendomi perché non stesse ancora urlando.
"E anche Tae lo è, visto che è innamorato di te" aggiunse in tono quasi normale.

Io continuai ad annuire, iniziando a pensare, dentro di me, che forse Jin avrebbe potuto prenderla diversamente da come pensavo.

Ma, poi, questa speranza sparì all'istante.
"Io non vi voglio più vedere" mi disse in tono furioso e schifato.
"Ma siamo i tuoi migliori amici" mormorai mentre mi rendevo conto che stavo per iniziare di nuovo a piangere.
"Ma ho scoperto che siete anche la cosa che odio e che mi fa più schifo al mondo, quindi per me potete anche sparire" rispose nello stesso tono usato nella parole precedenti.

Detto questo accennò ad andarsene, con l'intenzione di lasciarmi lì, ma io mi aggrappai al suo giubbotto pregandolo di aspettare.
Lui, in tutta risposta, tolse la mia mano dal suo braccio con uno strattone, spingendomi, poco dopo, con due mani sul petto così forte che finii disteso per terra.

"Non osare mai più rivolgermi la parola. E la stessa cosa vale per Tae" mi avvertì puntandomi un dito addosso ed andandosene poco dopo.

Io rimasi lì per terra per qualche minuto, metabolizzando tutto quello che era successo.
Solo dopo le lacrime iniziarono a scendermi dagli occhi per l'ennesima volta in quei giorni.
Sapevo che sarebbe successo questo, ma...non credevo che gli avrei fatto così tanto schifo che mi avrebbe spinto per terra come se fossi un rifiuto.

Mi alzai da terra con uno sguardo disperato, tornando a casa ciondolando e singhiozzando nello stesso tempo.
Di andare all'università, dopo quello che era successo, non se ne parlava per niente.

Aprii la porta di casa e mi buttai sul letto con ancora le lacrime che mi scorrevano sul viso.
Presi il telefono e scrissi un messaggio a Tae, ma non su Whatsapp perché lì mi aveva bloccato.
"Ho raccontato tutto a Jin perché meritava di sapere la verità. Ha detto che non vuole più vedere nè me nè te" gli scrissi cercando di digitare le lettere giuste nonostante le lacrime stessero cadendo sulla tastiera.
Dovetti aspettare poco per una risposta. E, quando arrivò, le lacrime iniziarono a scendere ancora più forti.
"Non ti dico altro perché non meriti altre parole da parte mia dopo quest'ultimo gesto che hai fatto senza il mio permesso. Ti dico solo che mi hai veramente rovinato la vita".

Fu in quel momento che sentii il petto esplodermi.
Era mille volte peggio di quando mi sentivo "invisibile" per via di Jimin.

Così, preso dalla disperazione e dal dolore, scrissi a quest'ultimo dicendogli di venire da me non appena fosse stato libero.
Avevo bisogno di respirare...e riuscivo a farlo solo con lui.

•Destiny {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora