48. Sorrideva di più con te

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JUNGKOOK

"Kook, tu che ne pensi?" mi chiese Tae all'improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri.
"Scusa, ma non ti stavo ascoltando" gli risposi con aria colpevole, guardandomi intorno nell'ingresso alberato dell'università.
"Fa niente. Tanto era una cazzata" mi disse Yoongi al posto di Tae, ottenendo uno sguardo tagliente come reazione da quest'ultimo.

Proprio in quel momento, la figura di Jimin, accanto a quella di Namjoon, mi comparve davanti, quasi come ogni mattina.
E, proprio come ogni volta che succedeva, lo sguardo glaciale che mi rivolse non appena incontrò il mio sguardo mi fece salire i brividi e sprofondare il cuore nel vuoto più totale.

Io distolsi lo sguardo all'istante, sperando di sentirmi meglio. Cosa che, però, non successe.

"Sorrideva di più con te" mormorò Tae nel mio orecchio poco dopo, proprio mentre entravamo nell'edificio.
"Può anche darsi. Ma adesso mi guarda come se non ci fossimo mai conosciuti" gli risposi io senza sussurrare. Che sentissero pure tutti, non mi importava.
"Tu hai uno sguardo diverso quando lo guardi. Quasi di speranza" aggiunse Yoongi mettendomi una mano sulla spalla.
"Ma io non ci spero più che torni" lo contraddissi con aria quasi arrabbiata.
"Io ti sto dicendo che hai lo sguardo di chi, invece, ci spera ancora".
"La finite con questa storia? Ormai, come vi ho già detto, ho preso la mia decisione. Possiamo evitare di parlare di lui ogni minuto di ogni giorno visto che ce l'ho già abbastanza in testa così?" risposi con lo stesso tono delle parole precedenti.

Loro, in tutta risposta, rimasero in silenzio fino a quando Yoongi ci salutò, entrando nell'aula dove avrebbe avuto lezione.
Io e Tae, invece, ci dirigemmo verso la nostra, sedendoci, poi, nelle nostre solite sedie.

La lezione trascorse più velocemente rispetto a quanto mi aspettassi, e, non appena il professore decise di fare la pausa, il telefono mi vibrò nella tasca dei jeans che portavo quel giorno.

Presi il telefono con calma, aggrottando le sopracciglia non appena lessi il messaggio.
"Yoongi mi ha appena scritto di andare nello stanzino dove di solito andavo con Jimin perchè mi deve parlare di una questione urgente e privata. Secondo te mi sta prendendo in giro?" dissi a Tae in tono confuso.
"Non penso. Secondo me ti conviene andare" mi rispose lui in tono sereno facendomi un sorriso poco dopo.
"Sicuro?".
"Certo. Vai. Ti tengo qui io lo zaino".

Io gli feci un cenno con la testa in segno di ringraziamento, dirigendomi verso "lo stanzino" poco dopo.
Non appena arrivai nel corridoio dove si trovava la stanza non vidi nessuno. Per questo pensai che Yoongi fosse già entrato e, così, decisi di entrare anche io.

Peccato che non appena mi richiusi la porta alle spalle sentii il rumore di qualcuno che la stava chiudendo da fuori.

"Ma che diavolo..." iniziai a dire, bloccandomi, però, quando vidi l'altra persona che era in quello stanzino con me.
"Che ci fai tu qui?" mi chiese quella voce, che mi aveva sempre rivolto parole meravigliose, con astio.
"Potrei farti la stessa domanda, Jimin".

Lui iniziò a scuotere la testa ed alzò gli occhi al cielo, togliendo completamente il suo sguardo da me. Solo in quel momento mi resi conto che aveva addosso la felpa nera che gli avevo regalato e sbarrai gli occhi, ricomponendomi poco dopo.

"Yoongi mi ha detto di venire qui perchè doveva parlarmi" gli risposi allora io, pensando che se avessi fatto quello che voleva almeno non avrei più ricevuto quelle occhiate piene di gelo.
"Anche a me. Mi ha detto che si era invaghito di una ragazza e non sapeva cosa fare. E, visto che sono bisessuale, avrei potuto aiutarlo" disse Jimin senza un destinatario preciso, continuandosi a guardare in giro per lo stanzino.
"E tu ci hai creduto sul serio? Yoongi con una ragazza?" gli chiesi io in tono ironico e quasi divertito.
Lui, in tutta risposta, si girò verso di me con aria arrabbiata, rispondendomi poco dopo con aria seccata: "Invece di prendermi in giro, perchè non mi aiuti a cercare una chiave per uscire da qui? Visto che, a quanto sembra, i tuoi amici hanno pensato che fosse divertente chiuderci qui dentro".

Io annuii, senza togliere lo sguardo da quei occhi che mi avevano stregato fin dal primo giorno, e poi iniziai a cercare una chiave per aprire quella porta nei vari scomparti degli armadi presenti nello stanzino.

Eppure, per quanto pensassi alla chiave, non riuscivo a non ricordarmi di tutte le volte in cui Jimin ed io eravamo andati in quel luogo per far ben altro. Ed un senso di mancanza iniziò a scoppiarmi nel cuore.
Lo guardai di sottecchi e mi accorsi che lui stava cercando con velocità e determinazione, per uscire da quella stanza il prima possibile.
In quel momento, io, invece, volevo solo una cosa: non uscire più da lì, perchè così, almeno, sarei potuto restare ancora in sua compagnia...

E, visto questo, tutti i miei pensieri sul fatto che avrei dovuto lasciarlo andare perchè era meglio per lui sparirono, facendomi iniziare a dire tutto quello che avrei voluto dirgli da quando mi aveva lasciato.

"Non stavo cercando di aggiustarti, Jimin. Anzi, era l'ultima cosa che pretendevo di fare. Avevo solo paura. Paura di sbagliare tutto, facendoti stare ancora peggio di quanto già stessi. Non avevo minimamente idea di come gestire la situazione. Per questo ho ascoltato le parole di Nam senza decidere da solo cosa fare".

Lui si girò verso di me rivolgendomi un altro dei suoi sguardi freddi e taglienti che mi rivolgeva da due mesi, rispondendo poco dopo: "Non mi interessa. Non voglio più avere niente a che fare con te, come credo di averti lasciato intendere negli ultimi due mesi".
"Però la mia felpa la metti ancora. Ridammela se non vuoi avere più niente a che fare con me" gli dissi con tono di voce parecchio alterato.
"I regali non si buttano, Jungkook. Ricordatelo per quando ti troverai qualcun altro" fu la sua risposta in tono secco, girandosi di nuovo poco dopo e ricominciando a cercare la chiave che avrebbe potuto aprire la porta di quella stanza.

Io non riuscii a fare altro che girarmi a mia volta, chiedendomi perchè il ragazzo che fino a due mesi prima diceva di amarmi, in quel momento, mi stava prendendo in giro, augurandomi, inoltre, di trovare qualcun altro che non fosse lui.

Avevo deciso di essere egoista e dirgli come mi sentivo, sperando che lui tornasse da me, anche se non era il meglio per lui, ma...non aveva funzionato comunque.

Così tornai a cercare quella chiave alla velocità della luce, tutto per non farmi vedere in lacrime da lui, visto che credevo che tra molto poco sarebbero arrivate.
Fu non appena misi la mano sopra uno degli armadi e toccai qualcosa che aveva la consistenza del ferro che tirai un sospiro di sollievo.
Presi quella chiave tra le mani, senza dire alcuna parola, e mi diressi verso la porta dello stanzino, infilando la chiave dentro la serratura.

Stavo per aprire la porta, ma qualcosa mi fermò. Avevo ancora delle parole da dire.
"Quando stavo con te non mi importava di nessun altro perchè mi bastavi tu. Mi avevi ridato la voglia di vivere, Jimin. Mi hai regalato i giorni più belli della mia vita. E ti sarò sempre grato per questo. Mi dispiace sia finita così".

E detto questo feci fare un giro alla chiave dentro la serratura, aprendo la porta ed uscendo da quella stanza poco dopo.
Inutile dire che poi mi allontanai da quel corridoio il più velocemente possibile, senza nemmeno sentire se Jimin avesse risposto a quelle mie parole.

Fermai la mia camminata non appena vidi Yoongi e Tae davanti a me. Il primo aveva uno sguardo ottimista e fiducioso, mentre il secondo era troppo impegnato a non far cadere i due zaini che aveva sulle spalle ed il mio cappotto sul braccio per riuscire a guardarmi.

"Allora, com'è andata?" mi chiese Yoongi in tono speranzoso e quasi felice, seguito a ruota da Tae, che mi fece la stessa domanda.
"Vorrei odiarvi per il piano che vi siete inventati, ma non lo faccio solo perchè siete i migliori amici che io abbia mai avuto" risposi in tono arrabbiato, prendendo lo zaino ed il cappotto da Tae.
"Direi che è andata male, allora" mormorò Yoongi abbassando lo sguardo ed usando un tono di voce malinconico.
"Vi sbagliavate. Ho provato a spiegargli perchè mi sono comportato in quel modo, ma l'unica risposta che mi è arrivata è stata quella di continuare a rimanere fuori dalla sua vita".
"E quindi adesso?" mi domandò Tae con aria preoccupata.
"E quindi adesso è veramente arrivato il momento di lasciarlo andare per sempre" risposi io con aria addolorata, iniziando ad incamminarmi verso l'uscita di quel'edificio il più velocemente possibile.

SPAZIO AUTRICE:
Vorrei dire una cosa in mia discolpa: ho scritto questi ultimi capitoli circa tre mesi fa, e sinceramente credevo di averli fatti tornare insieme in questo capitolo. Quindi stamattina mi rileggo questo capitolo tutta contenta e, arrivata alla fine, mi rendo conto che ci sono rimasta malissimo.

Ma...sono convinta con tutta me stessa che il prossimo capitolo mi farà perdonare tutto, quindi aspettatelo con ansia😂✌🏻.

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