JUNGKOOK
Il giorno dopo feci ancora finta di stare male, decidendo, però, di andare al pranzo di famiglia, perchè se fossi mancato di nuovo mia sorella mi avrebbe ucciso.
Presi l'autobus alla fermata dietro il mio appartamento alle ore 11.33, scendendo da esso una decina di minuti dopo.Feci un piccolo tratto a piedi, cercando di sistemare un po' i miei capelli scompigliati dal vento.
Fu proprio quando arrivai davanti alla mia vecchia casa che vidi Yoongi uscire da quella di fianco. Io lo guardai con aria confusa, chiedendogli: "Tu hai sempre abitato qui?" non appena arrivò davanti a me.
"Oh, ciao Jungkook. Sì, ho sempre abitato qui" mi rispose in tono ovvio togliendosi la cuffietta dall'orecchio sinistro.
"Ecco perchè sapevi tutte quelle cose su di me e su quello che mi era successo" gli dissi scusandomi mentalmente con lui per averlo pensato uno stalker.
"È fin da quando sono piccolo che, ogni volta che passavo davanti a questo giardino e ti vedevo uscire con Taehyung e Seokjin qualche secondo prima, volevo diventare tuo amico per sentirmi felice come voi tre. Ma, poi, ho saputo che tua madre era morta e ti ho visto diventare completamente un'altra persona, quindi ho lasciato perdere. Credevo che se avessi solo provato ad avvicinarmi mi avresti ucciso con lo sguardo..." disse lui in tono imbarazzato.
"Do così tanto questa impressione?" gli chiesi ridendo.Lui annuì con la testa in tono scherzoso, dicendomi che doveva andare pochi secondi dopo. Così io lo salutai con la mano, entrando nella mia casa natale qualche istante dopo.
Salutai tutti, papà compreso, e dopo qualche minuto iniziammo già a mangiare. Mi accorsi solo di una cosa in quel momento: mio padre era migliorato un sacco. Joung aveva ragione.Il pranzo passò in fretta e, tranne la mia espressione un po' vuota, tutto andò per il verso giusto.
Fu quando mi alzai per andare a prendere l'autobus che Hoseok, che non mi aveva ancora rivolto mezza parola, mi disse che mi avrebbe portato lui a casa in macchina.
Io non potei fare altro che guardare mia sorella, che mi fece cenno di andare con lui con la mano e dicendomi di ringraziarlo invece di lamentarmi.
Io le rivolsi un sorriso di circostanza, salutando sia lei che mio padre e poi seguendo Hoseok.Montai sul sedile del passeggero della sua macchina, guardando fisso davanti a me. Sinceramente, non avevo voglia d'incontrare il suo sguardo.
"Come stai, Kook?" mi chiese dopo qualche istante da quando era partito, usando il soprannome che solo lui si permetteva ancora di usare da quando mia madre si era suicidata. Prima mi chiamavano tutti così, ma, da quel giorno, sono diventato solo "Jungkook" per chiunque.
"Bene" risposi nel tono più veritiero che riuscii a tirar fuori dalle labbra.
"Si vede lontano un chilometro che hai qualcosa che non va. Quindi, perché non mi dici cos'hai e la facciamo finita con questo interrogatorio?".Io voltai la testa verso di lui, dicendomi che, finché non gli avessi detto cosa mi turbava, lui avrebbe insistito.
"Basta che non lo dici a Joung" gli intimai prima di parlare.
"Allora è una cosa seria" rispose lui ridendo.
Perché gli stavo raccontando la verità? Avrei potuto benissimo inventarmi una cazzata...eppure sentivo il bisogno di parlare con qualcuno di questa cosa. E lui era lì in quel momento..."Mi...piace qualcuno" dissi in tono calmo.
"Sul serio? E lei come si chiama?" mi chiese lui in tono sorpreso.
"Lui si chiama Jimin".
"Ah...ma quindi hai capito di essere gay?".Rimasi in silenzio per qualche secondo, non riuscendo a pronunciare le parole che volevo che mi uscissero dalla bocca.
"No, non mi piacciono tutti i ragazzi. Mi piace solo lui" risposi allora, non sapendo nemmeno io perché stessi dicendo quella cosa.
"Chissà perché ma avrei scommesso che avresti risposto così".
"Perchè?".
"Lascia stare. Lui ti piace sul serio?".
"Sì, ma, come ti ho già detto, questo non significa che io sia gay" dissi ribadendo il concetto che nemmeno pensavo.
"Va bene, come dici tu. Ma ti piace un ragazzo, ti ricordo".
"Sì, ma...io non sono come quei "ragazzi gay pride". Okay?".
"E chi sarebbero questi "ragazzi gay pride"?".Fu in quel momento che ripetetti le esatte parole che avevo sentito milioni di volte da qualcuno che non ero io...perché quello che pensavo io, invece, non voleva venir fuori.
"Sai, tipo quelli che hanno sul telefono l'app di incontri gay, quelli che vanno nei bar gay a rimorchiare altri ragazzi, quelli che hanno la scritta LGBT come sfondo del telefono e quelli che vanno a fare manifestazioni per i loro diritti ovunque. Per carità, io rispetto questo modo di vivere, è solo che io non sono così. E penso che non lo sarò mai. In realtà, non li capisco nemmeno, quindi figurarsi essere uno di loro. Perchè si devono colorare i capelli di tutti i colori? Perchè devono andare a mille manifestazioni per urlare con chi si divertono di più ad andare a letto? Non ha senso"."Ecco, Jungkook. Ti vorrei dire un po' di cose su queste persone che ti sembrano insensate. Tu adesso stai pensando ai loro capelli ed al loro sfondo del telefono, ma non ti rendi conto che queste persone escono di casa ogni giorno con la paura di essere massacrate di botte dal primo tradizionalista omofobo che incontrano. Tu pensi che queste scelte che loro fanno siano prive di profondità, ma, fidati, che non c'è niente di superficiale nel rischiare di essere picchiati ogni volta che si è in qualche luogo pubblico. E ti dirò di più: queste persone, che stai tanto disprezzando da cinque minuti, preferirebbero morire piuttosto che fingere di essere quello che non sono. Dimmi: ce l'hai questo coraggio, Kook? Perchè per me non ne hai nemmeno un briciolo".
Io lo guardai con gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime, perché quel coraggio dentro di me c'era, ma non riusciva a venire fuori in nessun modo in cui io ci provassi.
"Non ancora" gli risposi con la voce rotta, consapevole che quella era l'unica cosa vera che avessi detto oltre al fatto che Jimin mi piaceva veramente.
"E allora dovresti stare attento a giudicare le persone "gay pride", visto che stanno lottando per i tuoi diritti, anche se tu non sei ancora pronto ad ammetterlo".
"Lo so, ma non era questo il punto del mio discorso".
"Sì che lo era, Jungkook. Era proprio questo".Rimasi più di qualche secondo il silenzio, pensando al perchè avessi detto quelle cose sebbene ne pensassi sì e no la metà.
Fu quando Hoseok accostò davanti a casa mia che gli dissi, in tono serio e spaventato: "Tu sai bene che negli ultimi anni sono stato con parecchie ragazze, ma le ho scaricate tutte dopo qualche giorno. Ecco, io ho fatto questa cosa perchè non riuscivo a provare assolutamente niente con nessuna di loro. Ci ho provato talmente tanto da non riuscire quasi più a respirare, nascondendo tutto questo sotto il muro del ragazzo duro e strafottente che avevo innalzato per difendermi, ma non è mai cambiato niente. E, poi, questo ragazzo è comparso dal nulla e ha iniziato a farmi provare tutto quello che avrei sempre voluto. Con lui riesco ad essere la persona che ero prima che mamma morisse...e non ci era ancora riuscito nessuno. Io mi sto innamorando di lui e, messe le cose così, so che questo vuol dire che sono gay. Ed a me stesso riesco ad ammetterlo, ma quando devo farlo con gli altri, come con te prima, mi sale questo enorme nodo alla gola e non riesco a far altro che dire: "No, non sono così". Tutto perchè la mia vita cambierebbe radicalmente: gli sguardi che mi rivolgerebbero all'università non sarebbero di ammirazione come quelli che mi rivolgono ora, tutti i mormorii alle mie spalle mi farebbero malissimo e...Jin, visto che è uno di quei tradizionalisti omofobi di cui parlavi prima, non ci penserebbe due volte prima di non rivolgermi più la parola.
In più, giusto per mettere ancora un po' di casino in questa storia, Jimin ha la ragazza al momento. Me l'ha presentata l'altro giorno, giusto un secondo dopo avermi detto di rimanere con lui a casa sua. Se una persona non mi avesse detto che lui è bisessuale io mi sarei già arreso. E adesso che so che le cose stanno così non ho la minima idea di cosa fare".Accennai a guardare Hoseok negli occhi e vidi che lui mi stava guardando con un'espressione completamente diversa da quella che aveva prima.
"Perchè mi hai detto quelle cose allora, prima?".
"Perchè non riuscivo a dirne altre. Tutte le cose che ti ho detto sono quelle che mi ripete Jin ogni giorno che vede il ragazzo gay dell'università. Le ho solo ripetute perchè, per quanto mi sforzassi di far uscire la verità, non riuscivo a dire mezza parola di quelle che pensavo".
"Tu hai parecchia confusione in testa. Devi prenderti il tuo tempo, Jungkook. Lui vale la pena di veder diventare la tua vita un enorme casino? Lui vale la pena di perdere uno dei tuoi migliori amici? Lui vale la pena di lottare ancora nonostante abbia la ragazza al momento? Se la risposta a tutte queste domande è sì allora sai cosa devi fare. Ma se la risposta è no lascia perdere, perchè, dopo quello che hai passato con la morte di tua madre, non meriti di buttare la vita in pasto a delle persone che sono brave solo a giudicare se la persona per cui lo fai non potrà essere tutto il tuo futuro".Rimasi a pensare a lungo a quelle parole, anche quando, due minuti dopo, uscii dalla macchina senza dire niente.
Entrai in casa, gettando il cappotto in modo disordinato sul divano, e poi andai a distendermi in camera.
"Prenditi il tuo tempo" mi aveva detto Hoseok.
Bene, era proprio quello che avevo intenzione di fare.
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•Destiny {Jikook}•
Fiksi PenggemarCOMPLETATA "Sei troppo interessante per lasciarti perdere". E, poi, questo ragazzo è comparso dal nulla e ha iniziato a farmi provare tutto quello che avrei sempre voluto. "In questi quattro anni ti è mai mancata la persona che eri prima?". "Ti meri...