42. Ci siamo voluti così tanto che alla fine ci siamo persi

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JUNGKOOK

Venti minuti dopo aver salutato Yoongi ed avergli detto di stare tranquillo, cosa che avrei dovuto dire anche a me stesso, arrivai davanti alla casa dove avevo passato moltissimi pomeriggi durante tutto il corso della mia infanzia.

Feci un sorriso quasi malinconico al ricordo di quei momenti, ma poi mi feci forza e suonai il campanello, sperando che, almeno, lui avesse il coraggio il aprirmi.

Fortunatamente, la cosa successe qualche secondo dopo, e, non appena il mio volto comparve davanti a quello di Tae, lui mi guardò con gli occhi sbarrati e lo sguardo quasi spaventato, chiedendomi poco dopo: "Perchè sei qui?".
"Perchè ho bisogno di parlare con te" gli risposi io in tono calmo, sapendo già che avrei insistito fino a quando non mi avrebbe lasciato entrare.
"Ma...io non ci voglio parlare con te" disse lui in tono insicuro ed indeciso, segno che, forse, con me invece ci voleva proprio parlare.
"Peccato. Tanto mi ascolterai comunque" gli risposi io alzando le spalle con fare quasi aggressivo, entrando poi in casa sorpassandolo senza che lui facesse niente per fermarmi.

A questo punto, Tae alzò gli occhi al cielo e chiuse la porta dietro di sè tornando in casa, chiedendomi in tono scocciato: "Allora? Di cosa vuoi parlare?".
"Yoongi mi ha detto tutto" gli dissi fissandolo dritto negli occhi.

Lui ebbe una reazione strana: non sbarrò gli occhi come ebbe fatto qualche minuto prima di quel momento, ma nemmeno rimase impassibile.

"E quindi?".
"E quindi lo hai trattato come se fosse spazzatura senza nemmeno chiedergli scusa. Lui, dal momento stesso in cui siete diventati amici, c'è sempre stato per te, aiutandoti a capire cosa stava succedendo con i tuoi sentimenti e facendoti capire che essere gay non è sbagliato. E tu come l'hai ringraziato? Facendo finta di non conoscerlo in qualsiasi luogo o situazione dove c'era qualche persona in più di voi due. Ti voglio veramente fare i miei complimenti" gli risposi in tono arrabbiato e deluso.
"Sei tanto bravo a rinfacciarmi quello che ho fatto io, ma il fatto che lui mi abbia mentito ed abbia aiutato te con Jimin alle mie spalle non lo menzioni, eh? Il rapporto tra me e Yoongi si è chiuso perchè io sono arrabbiato con lui per questo" mi domandò lui alzando le braccia al cielo, cercando di farmi capire quanto scorretto, secondo lui, fosse il discorso che gli stavo facendo.
Io feci una risata amara, alzando gli occhi al cielo poco dopo. Possibile che non l'aveva ancora capito dopo tutto quello che Yoongi aveva fatto?

"Ti dirò una cosa, Tae. Se proprio devi essere arrabbiato con qualcuno odia me quanto ti pare. Ma non provare ad essere arrabbiato con la persona che ti ha aiutato più di qualsiasi altra in tutta la tua vita, perchè lui non lo merita per niente. Ah, e comunque anche lui dovrebbe essere arrabbiato con te, cosa che, invece, non sta succedendo, visto che l'unico con cui è arrabbiato Yoongi è sè stesso".
"Perché dovrebbe essere arrabbiato anche lui?" mi chiese lui in un tono non ben codificabile.

"Per lo stesso motivo per il quale tu lo sei con me" gli risposi io, usando le parole che sapevo già avrei detto non appena messo piede fuori di casa mia.

Vidi Tae corrugare la fronte, rendendosi poi conto di cosa le mie parole volessero dire.
"Lui...è innamorato di me?" sussurrò cercando di convincersene più che di chiederlo a me.
Io annuii, non togliendo nemmeno per un momento lo sguardo dai suoi occhi diventati lucidi.
"Ecco perchè mi ha mentito...sperava che se tu e Jimin vi foste messi assieme io ti avrei dimenticato e forse mi sarei accorto di lui. Penso di non essermi mai sentito così in colpa in tutta la mia vita..." mormorò, poi, guardandomi con gli occhi pieni di dolore e sensi di colpa.

"Non ti pare il caso di andare a chiarire con lui?" gli domandai non appena mi resi conto che era realmente l'unica cosa di cui Tae avesse bisogno.
"Sì, ma...prima devo le mie scuse anche a qualcun altro. E questa persona sei tu, Jungkook" iniziò a dire lui in tono insicuro.
"Fa niente. Avrai tempo di scusarti con me in futuro. Ora va da Yoongi" lo interruppi io, alzando un braccio, facendo un gesto con la mano, ed enfatizzando le ultime parole.

"No. Io ho bisogno di chiederti scusa, e non intendo aspettare ancora. Quindi...mi dispiace di averti accusato di aver sbagliato solo perchè non avevi scelto me. Mi dispiace di averti fatto pensare che i tuoi sentimenti fossero sbagliati. E, infine, mi dispiace di essermi allontanato da te senza nemmeno pensare che la nostra amicizia è una delle cose migliori che mi sia capitata in tutta la vita. Ti prego, Kook, perdonami" mi disse con voce rotta e le lacrime che scendevano dagli occhi.

Inutile dire che non appena mi chiamò con il soprannome con cui mi aveva chiamato per tutta la vita anche io iniziai a piangere, rendendomi conto solo in quel momento quanto Tae mi fosse mancato...
Mi avvicinai cautamente a lui ed allargai le braccia con aria interrogativa. Lui annuì con la testa e sprofondò dentro le mie braccia, causando una sensazione di liberazione di un enorme peso dentro di me.
Restammo lì, confortati dalla presenza dell'altro per qualche minuto, fino a quando ci slegammo dall'abbraccio e ci guardammo negli occhi con un'espressione molto diversa da quelle alle quali mi ero abituato nell'ultimo periodo.

"Ma...tra te e Jimin va tutto bene?" mi chiese Tae con aria strana, facendomi ritornare alla mente tutto quello da cui avevo cercato di scappare almeno per cinque minuti.
"Ci siamo voluti così tanto che alla fine ci siamo persi" gli risposi abbassando lo sguardo e chiedendomi perchè avesse dovuto farmi pensare di nuovo a tutto quello che era successo.

"Stai scherzando, spero".
"No. La situazione che si è venuta a creare è molto complicata e richiede del tempo per essere spiegata. Tempo che tu adesso non hai perchè devi andare da Yoongi" gli dissi enfatizzando le ultime parole.
"Lo so che devo andare da lui, però...che è successo?" mi chiese con aria triste e comprensiva, quella che aveva sempre usato in questo genere di situazioni.
"Ti ho detto che è difficile da spiegare in cinque minuti. Ti basta sapere che ho lasciato la porta del mio cuore aperta per farlo entrare...e alla fine quello rimasto chiuso fuori sono stato io".

"E pensi che non tornerete più insieme?".

Pensavo che mi avrebbe fatto quella domanda in un tono quasi speranzoso, visto quello che provava per me, ma l'unica cosa che riuscii a sentire nella sua voce fu una nota di tristezza.
"Non lo so" gli risposi scuotendo la testa.

"Le persone non dimenticano mai come le hai fatte sentire. Pensa a questo".
Io gli rivolsi un sorriso di circostanza, rendendomi conto, però, che, dopo le parole di Shin-Hyo, io non sapevo come avevo fatto sentire Jimin in quei quattro mesi...

"Direi che è il caso che vai da Yoongi" ribadii io di nuovo dopo qualche secondo di silenzio.
Lui annuì con aria convinta, prendendosi il cappotto e dicendomi di uscire dietro di lui poco dopo.

Camminammo insieme senza rivolgerci una parola fino a quando le nostre strade dovettero separarsi.
Io gli rivolsi uno di quei sorrisi che ci facevamo sempre ogni giorno arrivati a questo punto, continuando a camminare nella mia direzione, bloccandomi, poi, quando lo sentii parlare.

"Grazie...di non aver rinunciato alla nostra amicizia" mi disse in tono sincero.
"Io, in realtà, sono venuto qui per Yoongi, non per me. Nel senso, il mio scopo principale era quello ti farti capire quanto lui ha fatto per te. Poi, come sarebbe finita tra di noi, per me, era secondario" gli risposi con un tono un po' colpevole.
"Lo so, ma dopo non averti potuto parlare per tre mesi, perchè mi ero intestardito sul fatto che avrei dovuto odiarti, poter riabbracciarti di nuovo è bellissimo" mormorò lui facendomi un sorriso.

Non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondere che già mi ebbe salutato con la mano, riprendendo a camminare verso la casa della persona che era riuscita ad aiutare entrambi semplicemente ascoltandoci.
Al pensiero di loro due che si riappacificavano mi spuntò un sorriso sul viso, che, però, si spense subito a causa dei pensieri su Jimin che mi ritornarono a ronzare in testa.
Una cosa positiva, però, c'era in quel momento: Tae non era più solo un ricordo.

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