22. Sei tu, idiota

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JUNGKOOK

Due giorni dopo mia sorella non aveva ancora iniziato a rispondermi al telefono, nè per chiamata nè per messaggio.
Avevo chiesto aggiornamenti su di lei a Hoseok, che, però, non faceva che rispondermi: "Non crede al fatto che tu possa stare con un ragazzo perchè sono i tuoi reali sentimenti. Ho provato a dirle il contrario, ma non mi ascolta. Vuoi che provo a vedere se raccontandole del fatto che ti sei confidato con me qualche settimana le cose cambiano?".

Io gli scrissi che Joung non doveva assolutamente saperlo, chiudendo la conversazione in questo modo.
Lui non mi chiese nemmeno il perchè, ma...credevo che lo sapesse. Non appena mia madre era morta mia sorella mi aveva detto che mi sarei sempre potuto confidare con lei e solo quando questo non sarebbe più successo avrebbe capito che il nostro legame non era così profondo come credeva...

Non volevo che pensasse questo, perchè non è vero che non mi ero confidato con lei per quel motivo. Semplicemente, in quei giorni, mi vergognavo ancora di quello che provavo. E sono riuscito a parlare solo quando qualcuno mi ha praticamente obbligato.

Posai il telefono sul comodino vicino al letto, guardando poi le mie mani posate sulla mia pancia con aria triste. Non volevo che mia sorella si comportasse così, ma...non sapevo nemmeno cosa fare per farle capire che il mio rapporto con Jimin era basato su dei sentimenti veri.

Fu proprio in quel momento che il campanello di casa mia suonò. Così mi alzai per andare ad aprire e mi ritrovai davanti il sorrisetto magnetico di Jimin ed i suoi capelli biondi tutti scompigliati.

"Non ti aspettavo" gli dissi con il cuore che batteva all'impazzata ed un sorriso dipinto in volto.
Ancora mi chiedevo perchè mi bastasse vederlo per migliorare notevolmente il mio umore...
"Infatti questa è una sorpresa" mi rispose entrando in casa e dandomi un leggero bacio sulle labbra.
"Di che genere?" gli domandai prendendo il giubbotto che si era appena tolto e mettendolo sull'attaccapanni.
"Ho parlato con Shin-Hyo prima di venire qui" mi rispose sedendosi sul divano.

Io sbarrai gli occhi, dicendogli: "Meglio che mi sieda anche io allora".
Lui alzò gli occhi al cielo, mormorando che dovevo stare tranquillo e rivolgendomi un sorriso colmo di affetto.
"Allora...le ho detto che le cose tra di noi dovevano finire perché mi piace veramente da morire un'altra persona" iniziò lui con calma.
"Chissà chi è..." mormorai io in tono ironico interrompendolo.
"Sei tu, idiota" mi rispose nel mio stesso tono ironico.
"L'avevo capito, ovviamente. Lei che ha detto?".

"All'inizio non l'ha presa bene. Ha iniziato ad urlare per diversi minuti, chiedendomi come avessi fatto ad invaghirmi di un'altra quando stavo con lei da così tanto tempo. Ma poi, quando ha finito di gridare, le ho detto che non mi ero invaghito di un'altra ragazza ma di te. Shin-Hyo mi ha risposto che questa cosa non la sorprendeva visto come ti guardavo e che tu non mi avresti mai dato tutto quello che mi ha dato lei. Non mi ha dato nemmeno il tempo di rispondere che era già uscita dalla porta del mio appartamento sbattendola".

Io rimasi in silenzio per qualche secondo, dicendo poi: "Mi dispiace".
"Ma di cosa?" mi chiese lui mettendomi le mani sulle guance in tono di conforto.
"Che vi siete lasciati per colpa mia" ammisi mentre mettevo le mie mani sopra i suoi avambracci.
"Non è assolutamente colpa tua. Ti avevo già detto che non credevo più di amarla e che le cose non andavano bene. Mi hai solo dato il coraggio di fare quello che, da solo, non avrei mai fatto. Okay?".

Io annuii leggermente con la testa, cercando di convincermi allo stesso tempo di questa cosa.
"Tua sorella?" mi domandò lui dopo un po', quando la mia espressione tornò ad essere meno preoccupata.
"Ancora niente" gli risposi scuotendo la testa.

Gli avevo raccontato il giorno prima cosa era successo con Joung e...nemmeno lui ci credeva.
"Ma non era quella che doveva prenderla meglio?" mi chiese, infatti.
"Sì. O, almeno, pensavo che fosse così" gli risposi io abbassando la testa.
"Senti: non appena io ne parlo con Nam e tu con Tae e Jin andiamo da tua sorella insieme e le spieghiamo che le cose stanno come le avevi già detto" mi disse lui risollevandomi il morale.
"Davvero faresti questo?" gli chiesi in tono sorpreso ma nello stesso tempo felice.
"Certo. Non sopporto il fatto che tu abbia litigato con la persona più importante della tua vita per me".

Io gli rivolsi un enorme sorriso, facendo intrecciare le nostre mani.
"Effettivamente, però, Joung non ha tutti i torti a non credermi..." mormorai io dopo qualche secondo.
"Che intendi?".
"Lei mi ha visto cambiare dopo la morte di mia madre...e sapeva benissimo che io non ero il ragazzo cinico e meschino che faceva il superiore. Probabilmente adesso pensa che io stia facendo tutto questo perché non voglio ancora essere il ragazzo di prima e mi sono stufato dell'aria da "bad boy". Sommando questo, inoltre, al fatto che, secondo lei, mi sto fingendo gay per attirare l'attenzione".

Lui rimase in silenzio, guardandomi per qualche secondo negli occhi, cosa che feci anche io. Quei pozzi marroni mi facevano sempre uno strano effetto ogni volta che mi ci soffermavo qualche secondo di troppo...

"In questi quattro anni ti è mai mancata la persona che eri prima?" mi chiese all'improvviso dopo qualche secondo, senza togliere la sua mano dalla mia nemmeno per un istante.
"Ogni giorno" gli risposi facendo un sorriso amaro ed abbassando la testa.
"Però non riuscivi a tornare quello che eri...".
"No. E, anzi, stavo malissimo per questo. Mi è capitato di urlare addosso ed insultare persone con cui il giorno prima ridevo e scherzavo. Mi odiavo per quello che ero diventato, ma, allo stesso tempo, non riuscivo a smettere di esserlo, nonostante ci abbia provato a lungo" gli risposi guardando le nostre mani.

Jimin rimase in silenzio, accarezzandomi la guancia con la mano con cui non stava tendendo la mia.
"Sai, quando mi sono confidato con te non appena ci eravamo conosciuti era la prima volta che lo facevo dopo tantissimo. Anzi, a dire il vero non penso che io l'abbia mai raccontato a qualcuno, visto che quelli che mi stavano vicino già lo sapevano. Non so nemmeno perchè io abbia avuto il bisogno di dirtelo così presto. So solo che in quei giorni Jin aveva tirato fuori il discorso dopo anni ed io sono sbottato dalla rabbia. E poi Yoongi mi ha detto che avrei dovuto parlarne con qualcuno perchè non potevo tenere il dolore di quattro anni fa ancora dentro di me" gli dissi beandomi del suo tocco leggero.
"Me ne hai parlato perchè ti ho chiesto del tuo passato" mi rispose lui in tono ovvio.
"Di solito mento quando me lo chiedono" mormorai ridendo.

"Ma, se ho ben capito, le cose che fai di solito con tutti con me non le fai mai".
Io alzai di nuovo gli occhi verso di lui, rispondendogli: "No, con te è tutto diverso".

Lui mi sorrise, abbracciandomi di scatto poco dopo e facendoci finire distesi sul divano. Inutile dire che in quel divano, in teoria, non ci stavano due persone distese ma solo una.
Eppure rimanemmo lì, con me che quasi cadevo sul pavimento, abbracciati per ore senza dire niente.
Mi chiesi mille volte come potessi sentirmi così compreso sebbene in quell'arco di tempo non ci fossimo rivolti nemmeno una parola. Ma, poi, mi resi conto che con certe persone, ogni tanto, non servono nemmeno le parole.
Ecco, Jimin per me era quella "certa persona".

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