29. Io ho visto solo te

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JUNGKOOK

Passai tutto il weekend nelle braccia di Jimin. Forse perché solo in questo modo riuscivo a non pensare a tutto quello che era successo...

Sabato sera lui restò a dormire da me, lamentandosi la mattina dopo perché non avevo praticamente niente per fare colazione.
Così andammo a casa sua, visto che il suo frigo era "più rifornito". Peccato che non mi aveva avvisato che in casa c'era sua madre...

All'inizio ero un po' nel panico, non lo nego. Ma poi, quando Jimin disse a sua madre che ero io "quel" ragazzo che lo faceva sorridere da quando si erano trasferiti, lei ebbe subito un occhio di riguardo nei miei confronti. Inutile dire che, da quel momento, gli stetti parecchio simpatico. Cosa che mi stupiva un po', considerando che le persone a cui sto simpatico sono poche.

Ma la cosa che mi stupii di più fu l'indifferenza con cui lasciava passare il fatto che Jimin mi baciasse liberamente davanti a lei.

"Lei accetta tranquillamente il fatto che io sia bisessuale. E, anzi, le fa piacere vedere che sto così bene con una persona da non riuscirle a toglierle le mani di dosso" mi spiegò lui non appena ci spostammo in camera sua per vedere un film.
"Tua madre è fantastica" gli risposi di rimando, pensando a quanto mia madre fosse simile alla sua quando era ancora viva.

"Sei più fantastico tu" mi disse lui dandomi un leggero bacio mentre si vedeva visibilmente che ero arrossito.
"Ti fanno ancora così tanto effetto i miei complimenti?" mi chiese lui in tono ironico poco dopo.
"Mi faranno sempre effetto" mormorai io nascondendomi tra le sue braccia.

E rimasi lì quasi tutto il pomeriggio, beandomi dei nostri corpi a contatto uno con l'altro.
Sembra strano da dire, ma, nonostante tutto quello che era successo con mia sorella ed i miei amici, ero felice.
In quel momento ero convinto solo di una cosa: per vivere le bellissime emozioni che stavo vivendo con Jimin avrei rivissuto tutto il dolore della "perdita" di Tae, Jin e Joung altre cento volte.

*******

Il giorno dopo mi svegliai qualche minuto prima del solito, per metabolizzare il fatto che quel giorno tutti avrebbero scoperto che Jimin ed io stavamo insieme.
Mi alzai dal letto con una strana ansia euforica addosso, non sapendo nemmeno io se fossero le parole giuste per definirla, andando poi in cucina a fare colazione.
Finito di mangiare mi feci una rapida doccia, vestendomi con un paio di pantaloni neri larghi e con una delle mie innumerevoli felpe nere poco dopo.

Non appena sentii il rombo del motore dell'auto di Jimin, che ormai avevo imparato a riconoscere quasi all'istante, uscii di casa infilandomi il cappotto mentre cercavo di chiudere la porta.

"Vuoi una mano?" sentii dire in tono ironico alle mie spalle.
Io mi girai verso quella voce con aria scocciata, rispondendo a Jimin che potevo benissimo fare da solo.
Ma, alla fine, mi resi conto anche io che non ce l'avrei fatta da solo, e, così, diedi le chiavi a Jimin dicendogli di chiudere mentre io finivo di infilarmi il cappotto.
Lui fece una piccola risata, facendo, poi, quello che gli avevo chiesto.

Non appena mi ridiede le chiavi ne approfittò anche per darmi un lieve bacio sulla labbra, a cui io risposi all'istante.

"Andiamo?" mi chiese poi in tono tranquillo mettendomi una mano sul braccio.
Io annuii, posando la mia mano sopra la sua, seguendolo poi fino alla sua macchina.
Il viaggio fino all'università, che durò solamente qualche minuto, fu molto silenzioso. La tensione nell'aria, da parte di entrambi, era abbastanza percepibile.
Jimin parcheggiò la macchina nel solito posto, che, ormai, sembrava fosse diventato suo, scendendo poco dopo.
Io feci lo stesso, raggiungendolo dall'altra parte della macchina.

"Sei pronto?" mi chiese in tono sereno, porgendomi, poi, la mano.
Io annuii ripetutamente con la testa, afferrando la sua mano e facendo intrecciare le nostra dita.
Ci guardammo per qualche secondo con aria sicura, iniziando, poi, ad attraversare l'ingresso alberato dell'università che portava alla sua porta di ingresso.
Non serviva che mi guardassi tanto intorno per capire che tutti ci stavano guardando, perchè già lo sapevo. E, inoltre, sentivo benissimo i loro mormorii sorpresi e confusi.

In quel momento incontrai lo sguardo di Namjoon, che ci rivolse un cenno di saluto a cui io risposi.
Girando la testa dall'altro lato, invece, incontrai lo sguardo di Tae. La mia faccia si fece malinconica all'istante, ma lui spostò lo sguardo all'improvviso, senza che io avessi nemmeno il tempo di dirgli quanto mi dispiacesse che fosse finita così tra di noi con gli occhi.

Ad un certo punto Jimin si voltò verso di me e mi sussurrò nell'orecchio: "Andiamo fino in fondo?".
Io mi girai verso di lui con sguardo confuso, capendo solo dopo qualche secondo cosa intendesse.
"Certo" risposi io allora, rivolgendogli uno di quei sorrisi che riservavo solo a lui.
Così ci fermammo nel bel mezzo della strada alberata, facendo unire le nostre labbra in un piccolo ed innocente bacio poco dopo.
Inutile dire che le persone che non avevano ancora espresso nessun giudizio iniziarono a parlottare tra di loro insieme alle altre.

Ma, sinceramente, non me ne fregava proprio niente.

Le mie labbra e quelle di Jimin si staccarono dopo qualche secondo, e rimanemmo lì per qualche altro a sorriderci.
Solo poi decidemmo di andare avanti a camminare, entrando nelle mura dell'edificio.
"Allora? Tanto traumatico?" mi chiese continuando a tenermi la mano.
Io mi girai verso di lui con aria serena, rispondendogli: "Ah, io ho visto solo te. Gli altri non c'erano".
Le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso, avvicinandosi di nuovo alle mie poco dopo.
"Sono felice, Kook. Davvero" mi sussurrò poco dopo, stringendomi in un abbraccio quasi stritolante.
"Anche io" gli risposi continuando a stringerlo a me.
E lo ero davvero.

*******

Qualche ora dopo ero seduto nella solita aula studio dove mi rifugiavo quando Tae e Jin andavano al corso che io non seguivo.

Nonostante avessi creduto il contrario, avevo ricevuto poche occhiate strane ed avevo sentito pochi commenti screditanti. Ma, sinceramente, anche se ce ne fossero stati di più non mi sarebbe importato.
Non avevo capito quanto potesse essere bello condividere i miei "momenti" con Jimin anche in pubblico, preoccupandomi invece di come li altri avrebbero potuto reagire, fino a quella mattina.

Fu mentre pensavo a questo che vidi qualcuno sedersi di fianco a me.
Mi voltai verso quella persona con sguardo stranito, fino a quando non mi accorsi che era Yoongi.
"Ehy" gli dissi in tono allegro.
"Ehy" mi rispose lui con il solito tono indifferente che usava sempre e con chiunque.
"Come stai?" gli chiesi continuando ad usare un tono felice.
"Bene" mi rispose lui con un po' di incertezza nella voce, che io notai.
"Sei sicuro?" gli chiesi io, infatti, in tono preoccupato.
"Sì, nessun problema. Ho visto...te e Jimin oggi" mi rispose lui cambiando completamente argomento.
"Già" gli dissi io senza che riuscissi ad impedire ad un sorriso di comparirmi in volto.
"Sei davvero felice" affermò lui.

Aveva già capito tutto senza che dicessi niente. Infatti la sua non era una domanda, ma un'affermazione.
"Non pensavo sarebbe stato così bello" gli risposi senza smettere di sorridere.
"Spera che non ti arrivi una mazzata, allora".
"La mazzata mi è già arrivata quando Tae mi ha detto che non vuole più vedermi e Jin mi ha buttato per terra non appena ho raccontato loro tutto quanto" gli dissi abbassando lo sguardo con il sorriso che si spegneva lentamente.
"Intendevo che devi sperare che non ti arrivi una mazzata da parte di Jimin" mormorò lui guardandomi dritto negli occhi non appena rialzai lo sguardo.

Fu solo in quel momento che realizzai che, se qualcosa fosse andato male tra di noi, io sarei rimasto veramente da solo. E non stavo veramente bene a quel pensiero.
"Se succede qualcosa vieni da me, okay? Sai che io sono sempre disponibile per parlare" aggiunse Yoongi mettendomi una mano sul braccio in tono comprensivo.
Io gli rivolsi un enorme sorriso di gratitudine, rendendomi conto che quel povero ragazzo aveva un cuore enorme.

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