39. Non sto cercando di aggiustarti

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JUNGKOOK

I giorni passarono e Jimin non stava meglio, ma era normale. Namjoon mi aveva detto che le sue fasi depressive, di solito, duravano dalle due settimane ai due mesi, quindi non potevo pretendere che tornasse a sorridere in cinque giorni.

Il migliore amico di Jimin, inoltre, mi aveva anche detto che l'unica fase che era durata meno di due settimane era stata quando gli avevo detto per la prima volta di amarlo e poi avevo scoperto la verità, aggiungendo anche che, probabilmente, è durata così poco perchè aveva capito che anche lui mi amava.

Mi ricorderò per sempre la frase che mi disse dopo, ovvero che a Jimin non importava se, avendomi ignorato per una settimana intera, i miei sentimenti per lui fossero cambiati, perchè l'unica cosa di cui gli importava era il fatto che mi amava e non che io amassi lui.

"Avrebbe anche accettato che tu non l'amassi più se lui avesse potuto comunque amarti, fidati" mi disse Namjoon quel giorno concludendo così la nostra conversazione su quella maledetta settimana.

Stavo pensando proprio a questo quando suonai il campanello dell'appartamento di Jimin quel sabato sera. I piani non erano cambiati e quindi avevamo, o meglio avevo, deciso di passare la serata a guardare un film coccolandoci un po'.
Entrai in casa con un sorriso dipinto sul volto, sperando che il mio sorriso avrebbe potuto farne spuntare uno anche sul suo volto, ma questo non successe.

Andammo subito in camera sua, dove ci distendemmo sul letto ed iniziammo a guardare un film appena aggiunto su Netflix, aspettando che arrivassero le pizze che io avevo ordinato poco prima di far partire il film.
Non appena questo successe continuammo a guardare il film mangiando le pizze in silenzio.

Pensavo che stesse andando tutto "bene", considerando le sue condizioni, quando notai che aveva lasciato mezza pizza.

Chiaramente non era da lui.

"Non mangi più?" gli chiesi con aria tranquilla.
"In...questi periodi non riesco a mangiare" mi rispose lui in tono secco, andando a mettere la sua metà di pizza avanzata nel frigo e buttando il cartone vuoto dove c'era la mia, di cui ormai erano rimaste solo le croste.

Io rimasi in silenzio, non sapendo se dovessi dire qualcosa oppure no. Ma, probabilmente, lui non se ne accorse, visto che tornò a distendersi sul letto e mi abbracciò di slancio, chiedendomi di non lasciarlo.
Io lo strinsi a mia volta, accarezzandogli la schiena subito dopo.

"Puoi restare qui stanotte?" mi chiese dopo qualche secondo, con la voce rotta.
"Certo" gli risposi facendo un sorriso tra me e me.
Lui, in tutta risposta, mi strinse ancora più forte, dicendomi che non aveva voglia di finire il film.

Così, spensi la televisione e gli feci mettere il pigiama, prendendo poi un sua felpa ed un paio di pantaloni della tuta ed indossandoli.
Nonostante ci mettemmo sotto le coperte con l'intenzione di dormire restammo svegli a lungo, a guardarci senza dire niente.
Ma, fidatevi, a me sarebbe andato bene fare solo quello per tutta la vita.

*******

La mattina dopo quando mi svegliai e non trovai Jimin nel letto iniziai a preoccuparmi.
"Jimin" dissi ad alta voce, sperando che mi sentisse.
"Sono in cucina" sentii pronunciare in tono flebile.

Così mi alzai dal letto, andando in cucina e notandolo smanettare sul telefono.
"Che fai?" gli chiesi in tono divertito.
"Gioco. Non riuscivo a dormire e non sapevo cosa fare..." mi rispose in tono tranquillo.
"Potevi svegliarmi".
"Non mi pareva il caso" disse con il solito tono malinconico che aveva da sei giorni.
Io rimasi in silenzio, sedendomi sulla sedia di fianco alla sua.

Solo dopo qualche minuto lo sentii di nuovo parlare. "Ho voglia di fare una passeggiata. Andiamo?" mi chiese senza nemmeno guardarmi in faccia.
"Non so. Sembra che faccia freddo oggi" gli risposi sempre tenendo a mente le parole di Namjoon sul fatto che non dovesse uscire.

Dopo la mia risposta qualcosa in Jimin cambiò. Posò il telefono sul tavolo, guardandomi con aria torva poco dopo.
"Perchè lo stai facendo? Chi ti ha detto di fare così? Nam?" mi chiese in tono quasi arrabbiato.
"Di che cosa stai parlando?" gli risposi io cercando di fare il finto tonto.
"Sono bipolare, non stupido. Ti stai comportando esattamente come si comportava Shin-Hyo ogni giorno della mia vita, ovvero non lasciandomi uscire nemmeno per una passeggiata e trattandomi come se fossi un malato terminale".

Mi ammutolii per qualche istante, chiedendomi perchè avesse reagito così se avevo semplicemente fatto quello che mi aveva detto di fare Namjoon.

"Perchè non rispondi?" mi chiese lui dopo un po', continuando con il tono usato nelle parole precedenti.
"Sì, me l'ha detto Namjoon" risposi io abbassando lo sguardo non appena sentii quelle parole.
"E non riuscivi a decidere da solo cosa fare?".
"Stavo solo cercando di capire come dovessi gestire la situazione senza farti stare peggio" gli dissi con la voce che iniziava a rompersi.

"Tu non stai gestendo la cosa. Tu stai cercando di aggiustarmi" mi accusò lui puntandomi un dito addosso.

Io mi alzai dalla sedia, per mettere un po' di distanza tra di noi, dicendogli poco dopo: "Non sto cercando di aggiustarti".
"Mi dispiace ma non riesco a crederci" mi rispose lui alzandosi e guardandomi con uno sguardo che non avrei mai pensato di ricevere da lui.
"So che stai dicendo queste cose per il tuo disturbo..." iniziai a dire io, interrotto, però, dalle sue successive parole.

"Mi dispiace di non essere più una persona per te" mormorò in tono secco scuotendo la testa.
"Che stai dicendo?" gli chiesi io non riuscendo a capire.
"Tu non vedi più Jimin. Tu vedi solo la mia bipolarità. E non provare a negarlo perchè è vero. Mi avevi promesso che le cose non sarebbero cambiate, ma è da quando sai che ho questo problema che mi tratti diversamente. E non c'è solo questo. C'è anche il fatto che, qualsiasi cosa io faccia, tu pensi sia per colpa della bipolarità. Senza contare che hai deciso di tenermi segregato in casa perchè pensi che così la mia fase depressiva finirà prima. Beh, indovina, non succederà. Adesso avrei bisogno solamente di vivere una vita normale, uscendo a svagarmi dal pensiero che sono triste da fare schifo e non so nemmeno perchè. Ero convinto che tu l'avresti capito, Jungkook, visto che nessuno mi ha mai conosciuto così bene come sei riuscito a fare tu in pochi mesi. Ma, invece, hai preferito basarti su quello che ti hanno detto gli altri, non considerando nemmeno il fatto che io potessi volere qualcosa di diverso".

"Ma forse quello che tu vuoi non è quello che ti serve per stare meglio in queste fasi" gli risposi io cercando di farlo ragionare.
"Non ci credo...sono le esatte parole di Shin-Hyo. Pensavo di essermela lasciata alla spalle, ormai" mi disse facendo una risata amara.
"Beh, forse Shin-Hyo aveva ragione da questo punto di vista" gli risposi in tono secco, ottenendo solo il fatto che se ne andasse dalla cucina come risposta.

"E quindi?" gli chiesi io rincorrendolo per la casa.
Fu non appena arrivò in camera e mi lanciò il mio telefono ed il mio portafoglio, che io riuscii ad afferrare grazie a non so quale forza divina, che mi rispose con le seguenti parole, facendomi rompere il cuore in mille pezzi: "E quindi chiudiamola qui".

SPAZIO AUTRICE:
Allora...non so come, sinceramente, ma questa storia è arrivata a 6K. Il che vuol dire che ha avuto mille letture nell'arco di tre giorni.
Io ancora non ci credo...ma grazie, veramente di cuore.

Detto questo, lo so: ho fatto finire piuttosto male il capitolo.
Mi scuso immensamente.
Tenetevi pronti per il prossimo...

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